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Un po’ alla Isco e un po’ alla Allegri, l’evoluzione di Bernardeschi alla Juventus

La crescita di Federico Bernardeschi è solo all’inizio, ma per come ha bruciato le tappe in questo anno di Juventus, tutto fa pensare che il viaggio non sia troppo lungo. Allegri ha messo la sua fiche sull’ex calciatore della Fiorentina costato 40 milioni di euro. E oggi l’investimento sta fruttando.
A cura di Jvan Sica
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In Italia esistono realisticamente solo due progetti di campioni giovani con uno sviluppo fino a questo momento sensato. Il primo è Federico Chiesa, pensato come fulcro della nidiata dei giovani talenti che Pantaleo Corvino sta accumulando in una squadra che cresce a vista d’occhio.  Il secondo è Federico Bernardeschi ed è un’idea frullata principalmente nella testa di Allegri e sta piano piano prendendo corpo. Per molto tempo il tecnico della Juventus è stato criticato perché dava poco spazio ai giovani, basta vedere come e quanto gioca Rugani in una difesa che avrebbe bisogno di una svecchiata per pensare al futuro. Con Bernardeschi però è stato amore fin da subito, anche perché va a riempire un vuoto che nella sua testa nessuno era riuscito a colmare.

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Dal primo anno di Juve Allegri ha sempre chiesto a Marotta un numero 10 classico, per lui indispensabile soprattutto contro le piccole squadre chiuse nella propria area di rigore. Ci ha provato prima con Pjaca, ma il croato è stato troppo sfortunato per essere costante, poi ha scelto Betancur, trovandosi tra le mani un calciatore diverso dal 10 come lo intende lui. Alla fine ha messo la sua fiche sull'ex viola costato 40 milioni di euro. E oggi l’investimento sta fruttando.

  • Allegri utilizza Bernardeschi in due modi totalmente differenti. Quando parte titolare contro squadre di medio-alto livello, gli chiede di fare l’Isco: ovvero il giocatore che dalla fascia destra, si accentra e rifinisce la giocata, creando l’occasione giusta per le due punte.
  • Quando invece la Juve gioca con squadre di basso livello, tendenzialmente lo fa partire dalla panchina, richiamandolo in campo per fargli fare il 10 “alla Allegri”, ovvero quel tipo di calciatore, oggi quasi scomparso, che sapeva mettere insieme doti da interno puro a quelle di mezza-punta, per poter non squilibrare la squadra, ma allo stesso tempo dare fantasia in partite con pochi spazi utili.
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In questo momento Bernardeschi ha raggiunto uno standard importante, ma sembra essere solo il primo step per la creazione di un campione. Come per la maggior parte degli ottimi giocatori, con doti tecniche e associative spiccate, giocare con calciatori bravi è determinante per farli brillare in maniera particolare. Non è un caso che Bernardeschi sia entrato anche nelle grazie di Cristiano Ronaldo e con lui in squadra abbia aumentato l'importanza e l'incidenza, venendo elogiato personalmente anche da Allegri.

Lo step successivo è cercare di non replicare le tante partite che l'ex Fiorentina ha disputato in Nazionale finora. È con l'Italia, una squadra oggi mediocre, che deve dimostrare di prendere in mano la situazione e guidare gli altri dove adesso nessuno sa indicare nemmeno la direzione. La crescita di Bernardeschi è solo all'inizio, ma per come ha bruciato le tappe in questo anno di Juve, tutto fa pensare che il viaggio non sia troppo lungo.

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