Un commissario tecnico piccolo piccolo

Mediocre. Non c'è altro aggettivo per descrivere il calcio italiano che in Champions fa la figura del cafone che arriva nella metropoli. Spaesato, si guarda intorno e gli tremano le gambe anche quando deve attraversare la strada. Due punti su nove a disposizione ottenuti in maniera rocambolesca: la Juve beffata, il Milan graziato, il Napoli annichilito. Ciliegina sulla torta il perdono (e relative motivazioni) di Prandelli che convoca Balotelli in Nazionale per le prossime partite di qualificazione ai Mondiali in Brasile. Cesare, nome epico: dovrebbe farci sognare, anche nella sventura. Ma in hoc signo vinces è fatto per gli audaci che hanno una visione, non per i temporeggiatori. Il ct ha fatto anche peggio: ha smentito se stesso e quella pagliacciata mediatica del codice etico che s'era inventato per restituire un contegno alla maglia azzurra. Quanta ipocrisia e quante fesserie messe tutte assieme.
"Balotelli ha scontato la squalifica, non convocarlo sarebbe una punizione aggiuntiva alla punizione". Se cercava empatia, allora ha scelto il momento sbagliato o, forse, non ha capito che: ‘ma chi se ne frega' della volubilità di un ventenne pagato fior di milioni, in un Paese schiantato dalla crisi economica e dal dramma quotidiano di chi sa quant'è duro il mestiere di vivere.
"Il Milan è stato esemplare nel non fare ricorso". Bugia. Il Milan è stato intelligente: appurata la gravità dei gesti e delle parole del suo tesserato scagliate contro l'arbitro Banti, ha capito che era meglio non presentare istanza formale. Avrebbe rischiato un aggravamento della sanzione, considerata la recidività del soggetto, punito con 3 giornate di stop per aver insultato l'arbitro Doveri in Fiorentina-Milan della scorsa stagione.
"Arrabbiato con Mario? Sì, come tutti coloro che gli vogliono bene". Un tempo ai ragazzi che andavano bene a scuola e si spezzavano le reni per aiutare la famiglia si diceva: ‘hai fatto la metà del tuo dovere'. E allora a chi guadagna milioni di euro tirando calci a un pallone non si può perdonare tutto, nemmeno se ha talento. A Balotelli, un ragazzo promettente che sceglie di buttarsi via con disarmante stupidità, non si può volere bene. Non lo merita. C'è una generazione tradita dalle scelte dei padri che sa di avere un orizzonte limitato e lascia i sogni nel cassetto, chiusi a doppia mandata. La fantasia al potere è un lusso che nessuno può permettersi più. E Nessuno è il nome di un popolo "giovane di anni e vecchio di ore". Da un lato, un mucchio selvaggio che ha divorato ogni cosa. Dall'altro, però, non c'è alcun Beauregarde che valga la pena ricordare. In mezzo, un'eredità pesante "perché gli anni non fanno dei sapienti, fanno solo dei vecchi". E il nostro non è più un paese per giovani che hanno sale in zucca e voglia di affermarsi. A questi bisogna voler bene, non a chi, come l'attaccante del Milan, strumentalizza l'indulgenza e la pazienza altrui per restare un eterno immaturo. Ognuno, però, ha il codice etico e la sobrietà che merita.