Un colpo al cuore, ecco i calciatori che hanno vinto la battaglia più importante
Negli ultimi giorni la notizia dello stop di tre mesi per Assane Gnoukouri, centrocampista dell’Inter in prestito all’Udinese, per via di problemi cardiaci, riapre, nello stesso anno di Mirante fermato per analoghi problemi, la difficile questione dell’idoneità agonistica dei calciatori. E sì perché le morti in diretta televisiva dei vari Foè, Morosini e Feher (per non parlare dei vari Taccola, Renato Curi, Paulo Sergio Oliveira da Silva Serginho o Puerta) sono ancora ferme nell’immaginario collettivo col calcio che assume, in questo lato oscuro, declinazioni lontane anni luce dal divertimento, dalla passione e dalla gioia del rincorrere un pallone. Una situazione difficile che, per fortuna, negli ultimi anni, a causa anche di questi tragici episodi citati, si sta verificando sempre meno con analisi e accertamenti fisici ancora più precisi, approfonditi e minuziosi. In questo contesto, anche per dare forza a chi lotta per continuare a fare il lavoro più bello del pianeta, parliamo dei casi simili di calciatori del passato con, però, uno straordinario happy ending.
Moratti e Nwanko Kanu, una storia da Hollywood
L’attaccante nigeriano Nwanko Kanu rappresenta forse una delle pagine più belle del calcio contemporaneo scritte ad opera di un presidente filantropo dal nome Massimo Moratti. Proprio così perché nel 1996, anno nel quale l’appena 20enne Kanu passava dall’Ajax all’Inter, al calciatore, durante la visita medica di routine, venne diagnosticata una disfunzione cardiaca congenita che avrebbe compromesso definitivamente la sua carriera. Eppure, Moratti, nonostante questa notizia e la possibilità di poter risolvere il contratto del nigeriano decise ugualmente di trattenerlo e di pagargli l’operazione per la “riparazione” di una valvola aortica. L’intervento riesce alla perfezione e, dopo alcuni mesi di convalescenza, Kanu esordisce in maglia Inter nel settembre del 1997 in Coppa Uefa contro il Neuchatel Xamax (1 rete in 12 partite totali) prima di passare all’Arsenal e concludere la sua parabola calcistica col Portsmouth a 36 anni suonati.
Testardo e ostinato, il profilo di Khalilou Fadiga
Nell’Inter di Moratti il caso Kanu non rappresenta l’unico della presidenza del figlio del compianto Angelo. Nell’estate del 2003, infatti, la terza in panchina per l’hombre vertical Hector Cuper, la compagine meneghina stregata dall’esterno offensivo Fadiga, messosi in mostra con la sua nazionale ai mondiali di Corea e Giappone, acquista il senegalese dall’Auxerre. Prima di presentarlo alla stampa però, le visite di rito ne accertano l’inidoneità all’attività agonistica per problemi cardiaci con la grande meraviglia dei medici per come il calciatore sia riuscito fino ad allora a giocare ad altissimi livelli. Dopo questo stop però, il nativo di Dakar ignora il parere dei dottori rifiutandosi categoricamente di ritirarsi dal calcio giocato e decidendo di passare poi al Bolton Wanderers. Successivamente, in Premier, prima di una gara ha un collasso e gli viene impiantato un defibrillatore interno che potrebbe però smettere di funzionare a causa di qualche fortuito colpo sul rettangolo di gioco. Fadiga, testardo come sempre, sfida anche in questo caso i consigli dei sanitari e continua a calcare i campi da gioco, fra Inghilterra e Belgio, fino al 2011, anno del suo definitivo ritiro.
Dall’Inter all’Inter, la parabola di Jonathan Biabiany
Un’altra storia a lieto fine è quella che ha visto protagonista l’esterno offensivo francese Jonathan Biabiany. Il ragazzo ex Parma e Inter, infatti, è uscito da una situazione analoga nel 2015 dopo aver attraversato un torvo e oscuro tunnel per problemi cardiaci. Tutto inizia nell’estate del 2014 quando la forte ala destra allora in forza al Parma sta per essere ceduto al Milan, prima di apporre la firma sul contratto che lo legherà alla compagine rossonera però i medici scoprono un’aritmia cardiaca che non gli consente di trasferirsi a Milano e che, di conseguenza, gli apre uno smisurato baratro davanti. Per fortuna però, dopo l’operazione a cuore aperto e quasi 1 anno lontano dai campi di gioco, il francese torna in campo, nella migliore delle favole, proprio con quella Inter che lo aveva cresciuto e poi lanciato nel calcio che conta.
Antonio Cassano, uno stop in sala operatoria ed un Europeo da protagonista
Il Pibe de Bari, al secolo Antonio Cassano, nel novembre del 2011 quando vestiva la maglia del Milan, ha avuto un simile problema di salute al ritorno da una trasferta con i rossoneri a Roma. In quella occasione FantAntonio accusò un malore all’aeroporto della Malpensa (sofferenza cerebrale su base ischemica) che diede origine ad accertamenti più approfonditi in ospedale che rivelarono una lieve malformazione al cuore chiamata “forame ovale pervio”. Alcuni giorni dopo, il ragazzo fu operato a Milano e, dopo solo 5 mesi, riottenne, con grande gioia per il calcio italiano, l’idoneità sportiva. Una idoneità importantissima nonché tempestiva che lo porterà poi agli Europei in Polonia e Ucraina dove lo stesso Cassano sarà fondamentale per l’Italia di Prandelli.
Cristiano Ronaldo, cuore d’oro
A chiudere questa nostra rassegna dei talenti che hanno affrontato con successo problemi molto più seri di quelli meramente calcistici, senza dimenticare i vari Lichtsteiner o Abel Hernandez, troviamo il Pallone d’oro in carica Cristiano Ronaldo. Non tutti sanno, infatti, che il talento lusitano si è dovuto sottoporre all’età di 15 anni ad un piccolo intervento per una tachicardia riscontrata in età adolescenziale, quando, il giovane Cristiano era una delle stelle più lucenti e con maggiori prospettive della “cantera” dello Sporting Lisbona. Un intervento riuscitissimo che ha poi consentito al portoghese, grazie alle sue incredibili doti, di mettere insieme una carriera straordinaria ricca di successi, dribbling ubriacanti e gemme da cineteca con, allo stesso tempo, una diversa sensibilità rispetto a questi problemi con diverse donazioni a favore di fondazioni che si occupano di persone affette da simili problemi.