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Ultimatum della Fifa: basta proteste o la Confederations Cup è sospesa

La federazione internazionale preoccupata per le manifestazioni e gli incidenti nelle città scelte per la kermesse di calcio.
A cura di Maurizio De Santis
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le proteste in brasile

L'ultimatum della Fifa al governo brasiliano è durissimo: a causa delle proteste di piazza scatenatesi in tutto il Paese contro sprechi e rincari legati all'evento sportivo che conduce al Mondiale (nel 2014) e alle Olimpiadi di Rio (nel 2016), la Federazione internazionale decreterà la sospensione della Confederations Cup se non verranno assicurate le necessarie condizioni di sicurezza per calciatori, staff e organi d'informazione. Notizie che incalzano e rimbalzano sulle agenzie di tutto il mondo: nessun atto confermato ufficialmente, ma una comunicazione (in)formale del governo del calcio internazionale sarebbe stata inviata al presidente Dilma Roussef , anche se finora – almeno come operazione di facciata – il Comitato ha sempre negato di prendere in considerazione la cancellazione del torneo. Prendere tempo e lavorare sotto traccia: "Non abbiamo mai parlato di una sospensione della Confederations Cup col comitato organizzatore". E' questa la lettura che va data al messaggio divulgato nelle ore più convulse di cariche e scontri, in netta contraddizione con la successione e la gravità degli eventi.

Fallimento. E' il caos totale. Nonostante i carrarmati tedeschi, i droni e un servizio di sicurezza sbandierato come efficace, inattaccabile e nel quale il focolaio di ribellione del popolo carioca s'è infilato come lama nel burro. Un cazzotto nel ventre molle del sistema scelto, studiato e adottato dai responsabili delle istituzioni perché i disordini – violenti – e le manifestazioni in tutte le città del paese hanno appiccato l'incendio della rivolta e messo in subbuglio il Brasile. La magia e l'incanto delle spiagge contro la rabbia e le immagini degli scontri – furibondi – con gli agenti delle forze dell'ordine. La poesia del calcio leggendario squassata dall'intervento – solo paventato fino a qualche giorno fa – della Guardia Nazionale come extrema ratio per fronteggiare l'ondata di protesta. E se la Confederations Cup doveva essere la ‘prova generale' per il Brasile in vista della Coppa del Mondo, ebbene s'è rivelato un fallimento su tutta la linea.

Odore di piombo. Oltre un milione di persone in piazza nel giovedì nefasto e tumultuoso: danni, feriti e anche il primo morto dopo dieci giorni di manifestazioni: un giovane di 18 anni finito sotto le ruote di un Suv a Ribeirao Preto, nello stato di San Paolo. Manganelli, pallottole di gomma e l'odore – acre – del fumo dei copertoni bruciati che si mescola alle esalazioni dei lacrimogeni. E poi, ancora, le aggressioni ai funzionari della Fifa, rapine a mogli dei calciatori (Susana Werner, consorte di Julio Cesar, l'ha subita a mano armata) e clima di violenza che si taglia a fette. Aquarela do Brasil, a tinte forti e in un cornice pessima.

Smentita dalla delegazione italiana. "Non abbiamo mai nemmeno preso in esame l'ipotesi di ritirarci dalla Confederations Cup – ha detto Demetrio Albertini, vicepresidente della Figc e capodelegazione azzurro -. E' una totale invenzione. Siamo dispiaciuti per quello che sta accadendo qui in Brasile ma la nostra sicurezza è garantita con grande professionalità, e noi siamo tranquilli".

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