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Uefa, pugno di ferro sulla Dinamo Kiev: 3 gare in Coppa a porte chiuse

La sanzione motivata dai disordini e dai cori razzisti urlati dai tifosi ucraini durante la partita col Chelsea di ottobre scorso.
A cura di Maurizio De Santis
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Tre partite a porte chiuse e un'ammenda di 100 mila euro, compresa la minaccia della sospensiva di 3 anni che grava come una mannaia sul club. E' questa la punizione che la Uefa ha inflitto alla Dinamo Kiev in seguito a quanto accaduto lo scorso 20 ottobre, durante la partita di Champions League giocata contro il Chelsea. La commissione disciplinare della Federazione non ha fatto sconti, né concessioni alla linea difensiva della società ucraina. Pugno di ferro, linea di massima intransigenza come corredo accessorio delle sanzioni adottate in base agli articoli del regolamento disciplinare trasgrediti: cori razzisti urlati dai tifosi della Dinamo (articolo 14); tafferugli provocati dai sostenitori ucraini (articolo 16, 2° comma); violazione di alcune prescrizioni (articolo 38) relative alla sicurezza dello Stadio Olimpico di Kiev (accessi e alcune rampe di scale bloccate).

Tre match, 270 minuti senza pubblico. Di questi, l'ultimo di Champions League – quello decisivo per superare la fase a gironi di Coppa – è in calendario contro il Maccabi di Tel Aviv (Gruppo G); poi ci sarà anche la sfida di andata degli eventuali ottavi di finale in caso di qualificazione. Qualora tifosi e società dovessero mostrarsi recidivi allora la squadra giocherebbe anche una terza partita a porte sbarrate. Salvo incorrere in sanzioni ulteriormente severe.

Il ‘settore-ghetto' nell'impianto. Fa parte anche questo del novero delle bestialità da stadio emerse dalle gradinate di Kiev. "Stiamo pensando di creare un settore apposito per i supporter di colore" – ha ammesso il direttore responsabile della struttura di Kiev, Spilchenko, nell'intervista raccolta dal Washington Post  -. Parole che hanno messo in evidenza anche come sia stata partorita l'idea di questo "black-sector".

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