Tutti pazzi per Zeman, l’unica buona ragione per seguire la Serie A
Tutti sul carro – Alzi la mano chi, dopo lo scialbo pareggio contro il Catania, aveva cominciato a dubitare. Si faccia avanti chi, dopo i primi mezzi passi falsi, domandò sarcasticamente: "Lo spettacolo dov'è?". Con Zdenek Zeman è sempre stato così: poca coerenza e molta fretta di sparare sentenze, salvo poi salire in un attimo sul carro dei vincitori alla prima partita perfetta, come è accaduto subito dopo la splendida vittoria di San Siro contro l'Inter che ha riportato in prima pagina, su tutti i giornali, la nuova Roma del boemo. Un successo che ha risvegliato l'ambiente giallorosso anche se, come già scritto subito dopo il match contro il Catania, la strada è lunga e ci vorrà ancora del tempo per mandare a memoria schemi e intenzioni del tecnico. E, soprattutto, ci vorrà una buona dose di pazienza, perchè al "Luna Park Zemanlandia" le montagne russe sono l'attrazione principale e la discesa in picchiata, dopo aver toccato il cielo, è veloce quanto la salita verso l'alto. In attesa di capire se, già dalla prossima partita contro il Bologna, il vagone giallorosso comincerà a scendere verso il basso, godiamoci il panorama e le vette toccate dal gioco di Mister Zeman nella partita contro l'Inter. Lo spettacolo della Roma, rinata dopo la cura dell'ex tecnico del Pescara, sembra essere (al momento) la cartolina migliore da spedire in giro per l'Europa dove, quotidianamente, il nostro calcio viene deriso e snobbato. Contro l'allievo Stramaccioni, abbiamo ammirato non solo le giocate di Totti e di una squadra compatta, ma anche le sgroppate e i numeri dei giovani (Florenzi su tutti) che, di volta in volta, vengono lanciati in prima squadra. Il merito, e per alcuni sarà faticoso ammetterlo, è tutto della testardaggine e della bravura di questo "integralista della panchina" che, dopo aver rianimato il campionato cadetto e riportato in A una squadra che mancava da quasi vent'anni, è tornato ad insegnare calcio nella Capitale, dopo molti anni dalla sua ultima apparizione sulla panchina romanista e dopo un'annata tragicomica vissuta all'insegna del tiki-taka e delle convinzioni (poco applicabili al nostro calcio) del buon Luis Enrique.
Una squadra che vola – Era chiaro, sin da subito, dove volesse arrivare Zeman. Già dalla preparazione estiva, massacrante come sempre, il tecnico boemo aveva fissato paletti e obiettivi e, grazie ad una società attiva sul mercato, aveva cominciato a disegnare la sua nuova creatura nel ritiro di Brunico tra "ripetute", flessioni e i famosi gradoni spaccagambe. Motivato, ambizioso e tosto, come sempre: in campo, duro come un sergente, e fuori dal terreno di gioco con le sue esternazioni taglienti e sarcastiche. Ha passato tutta l'estate così, mister Zeman: tra risposte "piccate" in merito ai suoi allenamenti ("E' normale che si fatichi, se andavamo in un villaggio Valtur era diverso") e picconate sanguinose ai nemici di sempre ("Terza stella alla Juventus? Per me, 28 scudetti sono già troppi"). Un ritiro estivo che ha lasciato il segno, sia fisicamente che psicologicamente, su tutta la truppa che ora, a settimane di distanza da quegli esercizi faticosi sotto il sole del Trentino, ha preso a correre e giocare come se niente fosse. Bologna, Cagliari e Sampdoria, saranno le prossime tre tappe della Roma: tre "crono", prima di arrivare alla montagna più alta e all'eventuale consacrazione.