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Triste, solo e in silenzio: Carlo Ancelotti fallisce anche con il Napoli (dopo il Bayern)

Con il pareggio a reti inviolate contro il Genoa al San Paolo si è consumata probabilmente anche l’ultima prova d’appello concessa a giocatori e allenatore. La squadra è allo sbando, l'”autogestione” non ha funzionato, i tifosi stanchi e delusi. E Carlo Ancelotti, nel suo silenzio, sempre più solo e sempre più responsabile.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il Napoli si ferma contro il Genoa. Dopo una settimana di fuoco e fiamme i tifosi pretendevano la ‘cazzimma' in campo, 90 minuti di puro ardore calcistico per dimostrare che al di là di un atteggiamento criticabile, nel momento del risultato tutti avrebbero fatto il proprio compito. Invece, al San Paolo non sono arrivati gol ma solamente valanghe di fischi. Per tutti, anche se il Magnifico Insigne, capitano della squadra e dei rivoltosi, è stato il bersaglio preferito. L'unico a essere scivolato via a lato della contestazione sembra essere stato Carlo Ancelotti, che a fine gara ha continuato il proprio silenzio, così come era accaduto già in Champions League (ma questa volta senza far incorrere il Napoli in alcuna multa).

Dopo due anni di Ancelotti, il nulla (o quasi)

Carlo Ancelotti, il tecnico che avrebbe dovuto dare la svolta definitiva dopo gli apprendistati di Benitez, Mazzarri e Sarri oggi appare come il principale sconfitto di una situazione che è sfuggita di mano a tutti. Dal presidente De Laurentiis, che dovrà far valere le proprie ragioni attraverso gli avvocati, ai giocatori che non hanno più dalla loro parte nemmeno i tifosi, al tecnico che dopo due anni di Napoli si ritrova con un progetto oramai in frantumi. Senza aver vinto nulla e nemmeno riuscendo ad accarezzare un traguardo serio.

Perché è il tecnico il principale sconfitto

Il principale sconfitto, di fatto è proprio lui, Carlo Ancelotti, il colpo da 90 del mercato di due estati fa e oggi un allenatore che ha perso gran parte della propria credibilità, fallendo il riscatto dopo il plumbeo addio tedesco, col divorzio dal Bayern Monaco. Ancelotti non è riuscito a gestire una situazione delicata, andando contro la società per primo – sottolineando in conferenza stampa il proprio disappunto verso la scelta del ritiro – non riuscendo a gestire lo spogliatoio, poi – lui a Castel Volturno, tutti gli altri a casa – per mostrare, infine, debolezza sospendendo il ritiro stesso – una volta che De Laurentiis gli ha messo il cerino acceso tra le dita, responsabilizzandolo.

La fine dell'avventura

Se oggi il Napoli è a metà classifica, in una manifesta crisi di identità, le responsabilità sono di certo di chi avrebbe dovuto evitare frizioni di questo genere, figlie anche di una serie di risultati non all'altezza delle aspettative ma davanti ai quali c'è stata sempre più di una tutela e di una scusante verso i propri giocatori. Che molto probabilmente si sono sentiti ad un certo punto ‘intoccabili', decidendo cosa fare, come farlo e perchè farlo. Trovandosi però terra bruciata attorno, con la contestazione dei tifosi, il muro societario e adesso anche un allenatore che oramai non sembra contare (quasi) più nulla.

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