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Tre ultrà del Bari nei guai per il saluto romano in Israele

Identificati i tifosi che ad Haifa, in occasione della gara di qualificazione al Mondiale di Russia 2018, compirono quel gesto durante l’esecuzione dell’inno nazionale.
A cura di Redazione Sport
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Saluto romano durante l'esecuzione degli inni nazionali. Per censurare quel comportamento definito come "improprio e discriminatorio" la Fifa punì l'Italia infliggendo alla Federazione una pena per fortuna solo pecuniaria: 30 mila franchi svizzeri, pari a circa 27.000 euro, che vennero comminati in base agli articoli 58 e 67 del codice di disciplina. Successe tutto durante la gara dello scorso 5 settembre che l'Italia giocò in Israele, ad Haifa: quell'atto sconsiderato commesso da un gruppo di sostenitori al seguito degli Azzurri non passò inosservato e venne denunciato alle autorità.

La visione dei filmati e un'analisi più attenta delle immagini hanno permesso anche di identificare gli autori di quel gesto che nel nostro Paese è considerato apologia di reato e che – in occasione della prima sfida di qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 – alimentò forti polemiche. Chi sono quei tifosi finiti nei guai? Sono di origini baresi (P.G., T.F. e D.B.N.), hanno un'età compresa tra i 23 e i 25 anni e hanno un passato da ultras nella curva Nord del Bari.

Tutti, dopo le indagini svolte dalla polizia, hanno visto arriva a casa gli agenti della Digos di Bari che hanno notificato loto un avviso di garanzia per chi commette manifestazioni di razzismo all'interno degli stadi. Purtroppo per loro, però, i guai non sono finiti: due di loro erano già gravati da un provvedimento di Daspo ma, nonostante tutto, erano riusciti comunque ad acquistare i biglietti per seguire la partita dell'Italia anche in trasferta. Divieto esteso dal questore di Bari anche al terzo ultras riconosciuto colpevole di aver effettuato il saluto romano ad Haifa. Nel corso delle perquisizioni svolte a casa degli indagati sono stati sequestrati un manganello telescopico, una mazza da baseball, materiale riconducibile all'ideologia nazi-fascista e il ticket che avevano conservato come ricordo del blitz in Israele.

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