Tre errori di Wallace condannano la Lazio, l’Atalanta è più squadra e sogna la Champions
L'Atalanta, terza per possesso in Serie A, raggiunge i 4o gol in trasferta in Serie A. Il record stagionale nei primi cinque campionati europei, condiviso con l'Hoffenheim, testimonia la superiorità della squadra di Gasperini. Nonostante un Ilicic lontano dagli standard delle ultime settimane, l'Atalanta vince con un organizzazione più efficace di squadra, con e senza palla. La Lazio parte meglio ma gli errori tecnici individuali e la crescente difficoltà nel mantenere le distanze fra i reparti consentono ai nerazzurri di mantenere l'iniziativa e completare il 3-1 in rimonta.
I numeri del match
La Lazio chiude con più passaggi totali, 418 a 334, e nella trequarti offensiva, 114 a 98. L'Atalanta però completa un appoggio di più all'interno dell'area ma tanto basta per creare 13 occasioni a sette. Leiva, Luis Alberto e Wallace sono gli unici a superare i 50 passaggi ma la quantità non si traduce in qualità. Lo spagnolo domina anche i passaggi nella trequarti offensiva (23 su 31), Gomez e Freuler raggiungono insieme i 30 e fanno la differenza.
Parolo illude la Lazio
In tutti gli ultimi tre campionati, Lazio e Atalanta hanno collezionato insieme più di 113 punti dopo 34 giornate; non era mai successo nell'era dei tre punti per vittoria. L'anticipo della finale di Coppa Italia mette di fronte il 3-5-2 di Inzaghi e il 3-4-2-1 di Gasperini che ha convinto il Papu Gomez a evolvere la sua posizione e integrarsi con Ilicic e Zapata, miglior coppia gol della Serie A.
Parolo stappa la partita dopo un paio di minuti. L'Atalanta concede troppo spazio a Romulo sulla destra e poi soprattutto a Parolo in area. Djimsiti rimane a uomo su Immobile, un rimpallo confonde Masiello e Palomino, che vanno tutti e due sulla palla e quasi si scontrano: così si esalta il senso della posizione nello stretto di Parolo, jolly negli spazi stretti in area. E' la quinta rete delle ultime sei che la Lazio segna nei primi tempi.
Immobile e Zapata, quanto lavoro fra le linee
Immobile fa un gran lavoro fra le linee, estende il raggio d'azione e la porzione di campo da coprire, favorisce gli inserimenti da dietro dei centrocampisti che possono godere di più spazi negli spazi di mezzo anche perché Ilicic e Gomez rimangono bassi ma aperti in fase di non possesso. Dopo il vantaggio, si abbassa anche la prima linea di pressing della squadra di Inzaghi che lascia più gradi di libertà a Palomino, regista della difesa dell'Atalanta.
La Lazio riesce a verticalizzare meglio, sia per vie centrali che negli half-spaces, Gomez fatica a liberare l'ispirazione fra le linee. Tuttavia, è chiaro quanto il Papu e Ilicic, che si accende molto raramente nel primo tempo, riescano a velocizzare la manovra nerazzurra negli ultimi trenta metri: in avvio comunque la Lazio tiene le linee strette e neutralizza gli effetti delle accelerazioni avversarie. I biancocelesti mantengono l'elasticità nelle due fasi, portano velocemente più uomini sopra la palla, e nella maggiore densità, in questa fisionomia aggregata e aggregante, Immobile galleggia negli spazi vuoti e li trasforma in una diversa manifestazione di presenza, nel presupposto di pericolosità (buona parata di Gollini al quarto d'ora).
Le sbavature di Wallace, le intuizioni di Gomez: cambia la partita
L'Atalanta alza le linee, mantiene il possesso anche con tanti tocchi individuali ma il mantenimento del controllo del pallone permette nelle transizioni agli altri giocatori d'attacco di occupare una migliore posizione, e rende più semplice il lavoro di Zapata. Così, alla prima sbavatura di posizione di Wallace, il centravanti valorizza un tiro sbagliato di Gomez e pareggia.
La zona più delicata in fase difensiva per la squadra di Gasperini è la fascia sinistra, dove Freuler sembra meno strutturato nell'andare a recuperare il pallone, e da quella parte insiste spesso Parolo. L'Atalanta difende bene sui calci da fermo, con un sistema misto tra copertura a uomo e a zona, offre qualche spazio in più a palla scoperta. Le squadre comunque tendono ad allungarsi, ad allentare le distanze, a perdere l'iniziale compattezza. E i due marcatori della Lazio, Wallace e Bastos, rivelano qualche limite nella lettura delle situazioni di gioco, con e senza palla, sotto pressione.
I numeri del primo tempo
L'Atalanta chiude il primo tempo con nove passaggi in più ma senza una maggioritaria presenza nella trequarti avversaria. Al centro delle trame offensive bergamasche si conferma Gomez, leader di squadra con 12 passaggi completati negli ultimi 30 metri. Nella costruzione bassa, l'influenza di Masiello è altrettanto evidente nelle 8 verticalizzazioni verso il Papu e nei 17 scambi con Freuler. La Lazio conta su Luis Alberto, 14 passaggi riusciti su 17 negli ultimi 30 metri, ma dimostra una propensione a difendere più basso.
Sorpasso Atalanta, la Lazio non tiene
La ripresa inizia in uno stato di sostanziale surplace, senza particolari velocizzazioni o variazioni sul canovaccio del primo tempo. Esce Caicedo, entra Joaquín Correa che non trova il gol da 45 tiri in Serie A: è la seconda striscia aperta più lunga di questo campionato di conclusioni consecutive senza reti, dietro solo a Radovanovic (46). La partita si sblocca su un clamoroso errore individuale in disimpegno di Wallace, poi fischiato ad ogni tocco successivo di palla. La rete di Castagne, al posto giusto nel momento giusto, cambia l'equilibrio emotivo del match.
La Lazio si smarrisce, l'Atalanta non si scopre, rimane prudente ma disposta in modo da far defluire la circolazione di palla dei biancocelesti verso le fasce. La squadra di Inzaghi fa sempre più leva sulla densità di uomini sopra la linea di centrocampo, con inevitabili disequilibri a palla scoperta sui ribaltamenti dell'azione. Sotto il diluvio, Correa diventa un fattore per la capacità di spostarsi fuori linea e fra le linee, di innescare Immobile o gli esterni come Marusic che si inserisce nel corridoio interno di riferimento e manca una notevole occasione per pareggiare a una ventina di minuti dalla fine.
La Lazio si scopre, si offre a un avversario attento dietro e implacabile sulle palle inattive. Il blocco di Hateboer e lo stacco di Djimsiti portano al 3-1, con la deviazione di Wallace che completa un secondo tempo da incubo con un autorete, anticipano la fine del match. E regalano all'Atalanta un sogno chiamato Champions League.