Totti: “Il Milan mi voleva quando avevo 12 anni, ma mia madre disse no”
Tra pochi giorni uscirà l’autobiografia di Francesco Totti, scritta assieme a Paolo Condò e si preannuncia interessantissima. Intervistato dal ‘Venerdì’ di ‘Repubblica’ l’ex numero 10 giallorosso ha parlato di tanti argomenti, del suo presente, dei suoi vecchi allenatori, dei calciatori di oggi e pure di Spalletti, tecnico con cui ha vissuto un rapporto contraddittorio.
Quello che sarà per sempre il ‘Capitano’ ha parlato della sua vita da dirigente, che non si discosta troppo da quella in cui faceva il calciatore:
Ancora non mi annoio. Le giornate sono quasi come quelle da calciatore. Mi sveglio, porto i figli a scuola, poi vado a Trigoria, sto con l’allenatore, la squadra, seguo tutti gli allenamenti. Dopo pranzo torno e mi dedico ai ragazzi.
Totti, sorprendentemente e con tanta onestà, ha dato un giudizio sprezzante sui calciatori, che però lo rispettano tempo. Rispetto ai tempi in cui l’ex giallorosso ha iniziato la carriera il mondo è cambiato e si tende a fare sempre meno gruppo:
I giocatori sono bestie, bastardi, ma mi portano rispetto. Io ero come loro, li conosco bene, conosco il loro linguaggio segreto fatto di occhiate, mezze parole. Cerco di rendermi utile. Nello spogliatoio oggi si parla quasi solo inglese. Se non lo sai non capisci niente, si fa meno gruppo. In ritiro ognuno si isola in camera con il suo telefono naviga e manda messaggi.
Amore eterno per la Roma, una sola maglia indossata per Totti, che ha lanciato una frecciata a Spalletti dicendo che l’attuale tecnico dell’Inter ha spinto tanto per il suo ritiro:
Non ho accettato né le proposte che arrivano dall’Asia né dall’America perché avrei rovinato 25 anni di carriera. Ho sempre detto che avrei indossato una sola maglia, sono uno di parola. Spalletti è quello che ha spinto di più per il ritiro. Con la società erano una cosa sola.
Dopo aver svelato che il Milan era pronto a comprarlo quando era un ragazzino: “Il Milan era pronto a versare 300 milioni per me quando avevo 12 anni, il no fu di mia madre: è vecchia maniera: apprensiva, possessiva. Papà lavorava fino a tardi e lei mi stava dietro, mi voleva tutto per sé”, Totti ha parlato con onestà anche del fallaccio fatto a Balotelli nella finale di Coppa Italia del 2010:
Il calcione a Balotelli? Arrivò dopo un crescendo, erano anni che provocava, insultava me e i romani. Un continuo, poi la cosa è esplosa. Fu un fallo orrendo, proprio per fargli male. Dopo i giocatori dell’Inter non mi assalirono e quando uscivo dal campo Maicon mi diede il cinque. Forse tra loro c’era irritazione. Oggi è cambiato Balotelli, è maturato.
Infine si è tolto un po’ di sassolini dalle scarpe Totti che ha smentito tante voci, cattive, che lo hanno attorniato in passato, ma anche qualche mese fa:
Io non volevo campioni in squadra? Discorsi da bar. Se i campioni non arrivavano era per limiti di budget, non per scelta mia. Ho sempre voluto vincere e non vedere vincere gli altri. E non ho rosicato la notte del 3-0 al Barcellona. Qualsiasi cosa faccia ci sono critiche. Io so cosa provo e non ho niente da dimostrare.
E non è mancata una stoccata a ‘Don Fabio’ Capello, tecnico della Roma scudettata del 2001. Secondo Totti fare una discussione con l’allenatore friulano è impossibile:
Capello? Quando parli con lui hai sempre torto, sa tanto, ma deve avere sempre l’ultima parola. Se passa un piccione e lui dice che è un gabbiano ti dimostrerà che è un gabbiano, è cocciuto, un perfezionista. Un maniaco.