Totti, la Roma da scudetto e un sogno Mondiale a 37 anni

Trentasette anni. Il Mondiale del 2006 che sembrava perso – a causa di un brutto infortunio -, ritrovato e poi conquistato sotto il cielo di Berlino fino a festeggiarlo nella ‘sua' Città. Una placca d'acciaio di 10 centimetri saldata con 11 viti nella gamba, retaggio della malasorte entrata in tackle sulla sua carriera: uno stinco di santo, perché il calcio è una religione pagana e Francesco Totti, capitano della Roma capolista, è l'idolo della Capitale giallorossa, ultima bandiera del calcio italiano, che con Rudi Garcia sta vivendo una seconda giovinezza. "Quello che conta è essere giovane nella testa, non sulla carta d'identità". Il tecnico francese lo elogia, i numeri lo incoronano.
Prodezze balistiche e magie tecniche che a San Siro hanno ridimensionato l'Inter di Mazzarri e alimentato il suo mito: 312 gol segnati, di cui 285 (230 in Serie A, finora) con la maglia giallorossa (a 5 lunghezze da Alex Del Piero – ex Juventus – come migliore marcatore con un’unica squadra), e 27 con l'Italia. Dovesse arrivare anche la convocazione per il prossimo Mondiale in Brasile, sarebbe la ciliegina sulla torta, il giusto riconoscimento della sua vita di calciatore. Perché si può essere grandi e lasciare un segno anche vincendo poco con il club d'appartenenza. Sì, Totti ha vinto meno di quanto la sua classe meritasse a livello sportivo ma nel suo caso l'uomo (la sua storia, nel bene e nel male, e le sue radici) viene prima del campione. E un campione lo si riconosce anche da questi particolari.