Tosta, compatta, a viso aperto: così la Juve ha zittito il Camp Nou
Una Juve dallo spirito europeo. Una Juve tosta, che guarda all'essenziale, che difende e non si arrende. Una Juve che non si snatura, che non prende gol da 384′ e interrompe la serie di 15 vittorie di fila del Barcellona in Europa al Camp Nou nella gestione Luis Enrique. Il tecnico torna al 4-3-3 della tradizione blaugrana, con Sergi Roberto e Jordi Alba sugli esterni, ma resta solo il 62mo "clean sheet" di Buffon su 148 presenze nelle coppe europee. Non c'è solo il portiere, però, tra i protagonisti di una doppia sfida in cui la squadra di Allegri non concede gol al tridente più prolifico nella storia della Liga e annulla tanto Messi quanto Neymar nonostante i 33 tocchi con Iniesta. C'è il lavoro per la squadra di Mandzukic, Higuain e Dybala, c'è la copertura di Khedira e la regia di Pjanic, l'applicazione perfetta di Chiellini e Bonucci. C'è una Juve che sa leggere e interpretare le grandi partite, che sa cambiare volto restando sempre se stessa.
Barça, più equilibrio con Busquets
Busquets fa subito sentire i tacchetti a Dybala, mentre Pjanic scopre subito i rischi nel non velocizzare l'uscita del pallone. I blaugrana difendono stretti, ma certamente il ritorno alla linea a quattro toglie alla Juve la superiorità numerica in mezzo di cui ha goduto all'andata, e su cui poi ha costruito il dominio sugli esterni approfittando delle confuse transizioni dei catalani. Lo Spazzaneve Busquets restituisce equilibrio ma alle sue spalle, sulle palle perse, si aprono spazi. Al 6′ si inserisce Higuain, che spesso viene incontro anche per dialogare con Dybala, che apre verso Cuadrado bravo a vedere il corridoio e prendersi il fallo.
Khedira-Messi, memorie di Clasico
I calci piazzati rappresentano ancora una debolezza nello scacchiere difensivo del Barcellona, al 3′ Sergi Roberto nella marcarura a zona si perde Higuain che manca l'estirada. E' un segnale, comunque. La Juve, su un terreno di gioco più largo in cui adattare stili e coperture, non si snatura e pressa alto da subito. Il 4-3-3, comunque, aumenta anche i gradi di libertà di Iniesta, alla 122ma presenza in Champions.
Messi non perde la sua naturale tendenza ad accentrarsi, ed è spesso Khedira il primo ad andarlo a prendere per negargli una ricezione e un controllo facile sulla trequarti. Luis Enrique chiede comunque ai suoi di dare respiro e ampiezza alla manovra anche dal lato di Jordi Alba chiamato ad accompagnare e scambiare con Neymar. I blaugrana, e non è una sorpresa, si alzano, si allungano e si sbilanciano.
Manuale di difesa: Messi resta lontano dalla porta
La Juve, quando ribalta velocemente l'azione, ha praterie da sfruttare superato il primo pressing. Cuadrado ha almeno un paio di occasioni per involarsi nel primo quarto d'ora, Higuain in contropiede crea il primo vero pericolo della partita. E' la Juve che nel primo quarto d'ora registra più passaggi nella trequarti offensiva (26 a 24), ma dall'altra parte appena l'ex Dani Alves si accentra, Messi illumina per Jordi Alba che non ci arriva in spaccata: è il manifesto di quello che difensivamente i bianconeri non devono fare. Passa un minuto e su un rimpallo Chiellini non esce su Messi che va a centimetri dal vantaggio: non serve il pericolo per ricordare alla Juventus quanto sia importante la densità nella propria trequarti e soprattutto mantenere un uomo fra difesa e centrocampo sui ripiegamenti per non lasciare lo specchio della porta libero a chi arriva sulle seconde palle.
Come a Napoli in campionato, contro il pressing alto la difesa bianconera fatica nella circolazione bassa del pallone e al 25′ serve una grande diagonale di Alex Sandro per chiudere su un Messi in crescita. Sale di tono anche Neymar, che riceve 12 volte da Jordi Alba nella combinazione di passaggi più frequente nel primo tempo: dal suo dribbling insistito nasce l'azione che porta alla prima vera parata di Buffon. Crescono nel primo tempo i rimpianti di Higuain, che manca una grande occasione al 38′ e perde un paio di palloni potenzialmente pericolosissimi quando riceve dalla difesa. Il Pipita però lavora tantissimo per la squadra, che riesce a far giocar male le stelle blaugrana. Allegri insiste, vuole l'uscita palla a terra dalla difesa mentre i ritmi salgono e cresce il lavoro anche oscuro di Rakitic che corre per due e tampona le zone scoperte sulla destra per evitare i break di Alex Sandro. Lo 0-0 all'intervallo è un premio all'atteggiamento di una Juventus che ha difeso senza arroccarsi, che ha incassato senza subire davvero.
Ripresa, il Barça spinge ma non affonda
Pjanic, fondamentale nel primo tempo, disegna un'apertura alla Pirlo che determina la prima azione della ripresa. Jordi Alba scivola, Higuain può far filtrare per Cuadrado che si inserisce nel semi-spazio dal lato debole e in diagonale sfiora solo il vantaggio. Il bosniaco, pero, pochi minuti dopo si perde Messi che va al triangolo ma conclude alto da fuori. L'argentino, 50 palloni toccati nella prima ora di gioco, illude i blaugrana prima col sinistro a giro su appoggio di Rakitic, ben disturbato da Chiellini, poi con la punizione appena alta.
Nella ripresa la Juventus fa ancora più fatica però a far uscire il pallone dalla difesa, a mantenere le distanze in fase di copertura e ripartire in transizione. Il Barcellona, però, si fa prendere dalla fretta: già a 7′ dall'inizio del secondo tempo si vede Piqué salire come centravanti aggiunto sui calci piazzati. Che la giornata sia positiva, la Juventus lo scopre al 66′ quando Messi non riesce a segnare nemmeno dopo l'errore di Buffon che, su calcio d'angolo, manca una presa alta piuttosto comoda.
La fatica bianconera è nelle corse di Higuain anche a tamponare sulla sinistra, nelle transizioni più difficili, nei lanci un po' più frequenti. I blaugrana provano a sfruttare una possibile stanchezza di Mandzukic, il più adattato degli attaccanti bianconeri, con Paco Alcacer dentro per Rakitic. Il neo entrato va a prendere una posizione ancora più larga e da quella parte si moltiplicano le occasioni che i blaugrana mancano per questioni di centimetri. Trema Buffon sul diagonale di Sergi Roberto, troppo libero di calciare a 20′ dalla fine.
Nel finale torna la BBC
Bonucci e Chiellini comunque non perdono concentrazione e terreno. Nell'ultimo quarto d'ora, poi, Allegri ricostituisce la BBC e torna all'antico con la difesa a 3, o a 5 in fase di non possesso: esce uno stanco Dybala per far spazio a Barzagli, con l'obiettivo di reggere l'ultima ondata della marea blaugrana. Prevedibilmente, cambiano leggermente i compiti tattici e le posizioni di partenza di Alex Sandro e Dani Alves. Esce anche Cuadrado, a 7′ dalla fine. Un cambio comprensibile, squisitamente tattico, quello con Lemina: Allegri ha bisogno di un "volante" nel 3-5-2 adesso e il colombiano si presta meno al ruolo di mezzala in un finale di partita di questo tipo, contro un Barcellona ormai spaccato in due tronconi.
Poi è solo uno scivolamento verso il fischio finale, verso i cori, i canti di gioia e di consolazione. In un tripudio di bandiere catalane, la Champions League saluta il Barcellona e celebra una grande Juventus.