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Tosel stanga il Napoli per i cori dei tifosi contro l’arbitro Rizzoli

Multa di tremila euro per le intemperanze dei sostenitori, ma il sospetto che il Giudice Sportivo usi due pesi e due misure indigna il popolo azzurro.
A cura di Maurizio De Santis
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La protesta dei tifosi del Napoli allo stadio San Paolo

Il Giudice Sportivo, Gianpaolo Tosel, stanga ancora il Napoli. Questa volta commina una multa di tremila euro alla Società azzurra "per avere i suoi sostenitori, nel corso della gara contro il Genoa, intonato cori insultanti nei confronti del direttore di gara Rizzoli". A norma di regolamento, non fa una piega. Peccato, però, che il metro di giudizio non sia sempre lo stesso… E siccome al peggio non c'è fine, nel novero delle bestialità da stadio ci sono finiti anche lo striscione che sbeffeggiava il dramma umano di Pessotto, l'ironia macabra sulla tragedia dell'Heysel (una ferita aperta per tutta l'Italia non solo per il popolo bianconero) e l'eco dei versi razzisti rivolti ai calciatori di colore nei derby dell'Olimpico. Episodi la cui gravità è stata spesso derubricata dal Giudice Sportivo al rango di una sanzione amministrativa. Tutto ha un prezzo, anche la vergogna. Sempre che tutto non accada all'insaputa di chi deve sorvegliare e registrare. La severità del regolamento è spesso smussata da referti compilati da arbitri e ispettori federali: se l'episodio non è indicato, quell'episodio non può essere punito. E la conferma sta nel fatto che raramente c’è stata un punizione pesante ed esemplare per cori razzisti. L'Inter se la cavò con appena quindicimila euro d'ammenda per le ingiurie dei propri sostenitori contro i partenopei, avvenute durante la gara di Coppa Italia con il Genoa. Quel che accadde all'insaputa di qualcuno fu molto chiaro invece all'arbitro, Russo di Nola, che annotò tutto. Per lui "so di non sapere" non è un sofisma ma un reato anzitutto contro la propria coscienza.

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