Tifosi razzisti e violenti fuori dagli stadi. In Italia c’è aria di colpo di spugna

"Colerosi, terremotati che col sapone non vi siete mai lavati" e un osanna al Vesuvio che se "erutta, tutta Napoli è distrutta" non si può cantare allo stadio. "Lavali col fuoco" è violenza. Verbale, ma sempre violenza. Per la Giustizia Sportiva, che ha recepito una normativa dell'Uefa, è reato da punire con sanzioni severe. Così come nel novero delle prescrizioni sono considerati "gravi atteggiamenti discriminatori" gli ululati e i ‘buu' rivolti ai calciatori di colore, gli epiteti contro i polacchi (urlati dai laziali contro i sostenitori del Legia Varsavia), gli ebrei o le minoranze etniche. E se il governo del calcio europeo ha adottato la linea della fermezza i distinguo sollevati da Galliani ("capisco il razzismo ma la discriminazione territoriale va abolita") del Milan e la "riflessione" annunciata dal presidente di Lega, Beretta, sono stucchevoli e anacronistiche. Non suscitano ilarità ma tristezza le parole dell'allenatore rossonero, Allegri, che ha derubricato a semplici sfotto' quelli che Platini – presidente dell'Uefa – ha definito manifestazioni d'intolleranza e razzismo.
Dopo anni di colpevoli indulgenze, la tolleranza zero – in Italia adottata solo di recente e dalle società mal digerita – dà fastidio, comporta assunzione di responsabilità, obbliga a rimodulare il rapporto coi tifosi e, soprattutto, a prendere atto di un problema spesso accantonato e lasciato alla libera interpretazione di arbitri e commissari di campo. Se l'episodio non è indicato nei referti, quell'episodio non può essere sanzionato: ecco cosa è accaduto finora. E la conferma sta nel fatto che raramente c’è stata una punizione pesante ed esemplare per cori razzisti – salvo qualche multa salata – prima di oggi.
Su 7 giornate di campionato sono già 4 i casi puniti, compresa la pena da scontare in Europa League dalla Lazio: Roma-Verona, 2a giornata in A (Curva Sud dell’Olimpico chiusa per i cori contro Balotelli nella penultima giornata del campionato scorso); Lazio-Udinese, 1a giornata (Curva Nord della Lazio chiusa per una giornata dopo i ‘buu’ razzisti in Supercoppa contro alcuni giocatori della Juventus); Inter-Fiorentina, 5a giornata (Curva Nord di San Siro chiusa per i ‘buu’ razzisti rivolti a Pogba ed Asamoah durante Inter-Juventus); Milan-Sampdoria, 6a giornata (Curva Sud di San Siro chiusa per cori razzisti in occasione della sfida col Napoli); Lazio-Apollon (Olimpico chiuso per la prossima gara di Europa League contro i ciprioti dell’Apollon Limassol del 7 novembre per i cori razzisti durante Lazio-Legia Varsavia).
Adesso, tutto questo, non si può fare. E' illecito. E depenalizzare è un colpo di spugna. Cambiare rotta è folle, significa darla vinta a chi pensa di essere il padrone del giocattolo: quei tifosi che si arrogano il diritto di licenziare allenatori, scomunicare giocatori. E' necessario il coraggio della fermezza, costi quel che costi. E' necessario dire no all'imbecillità degli ultras, come ha fatto Giampaolo che da Brescia se n'è andato perché non accettava il ricatto della Curva e non perché fosse in preda a uno psico-dramma. E' necessario dire no all'idiozia di chi – come accaduto a Benevento, nel caso di Evacuo – minaccia un calciatore e ne chiede la testa al presidente perché ha ‘osato' salutare la tifoseria rivale. E siccome teppisti, delinquenti, facinorosi sono una minoranza – solita e nota a tutti – allora non dovrebbe essere così difficile bandire quest'accolita di disadattati dagli stadi. Basta volerlo. Club e forze dell'ordine, insieme. Senza ipocrisia, buonismo di facciata e nemmeno colpi di spugna.