Terry e il numero 26: “Mai cambiato, non volevo che i tifosi spendessero altri soldi”
La moda del "Q&A" nel calcio, ovvero quella di fare una domanda ad un campione attraverso i social e ottenere una risposta direttamente da lui, sta spopolando un po' in tutta Europa. E' una piacevole abitudine anche in Inghilterra, dove nelle ultime ore anche John Terry si è simpaticamente prestato alla curiosità dei suoi numerosi follower. L'indimenticato ex capitano del Chelsea, oggi vice allenatore all'Aston Villa, ha infatti risposto alle numerose domande e rivelato un particolare e curioso aneddoto legato al suo numero di maglia.
Alla domanda del perché non avesse mai cambiato il suo storico 26, Terry ha così risposto dando una motivazione che conferma il motivo dell'affetto indistruttibile dei suoi tanti tifosi: " Il 26 era il mio numero quando sono entrato in prima squadra – ha spiegato l'ex difensore – E quando ho visto dei tifosi indossare la maglia con il mio nome e quel numero, non volevo che spendessero dei soldi per un'altra maglietta".
Lo sfottò ad un tifoso del Tottenham
Dopo aver elogiato José Mourinho, definito il miglior manager che abbia mai avuto, John Terry ha poi trovato anche il modo di zittire un tifoso del Tottenham. Di fronte ad uno sfottò di un supporter degli Spurs, il trentottenne inglese ha postato due occhi che guardano una coppa: un messaggio neanche tanto criptico e probabilmente riferito alla partita del 2 maggio 2016, quando allo Stamford Bridge il Chelsea fermò sul pareggio la squadra di Pochettino facendogli perdere ogni speranza di vincere la Premier League.
In quel pomeriggio, rimasto indelebile per i tifosi del Leicester, svanirono infatti i sogni di vittoria del Tottenham che pareggiando nel derby con i Blues regalò la matematica certezza del trionfo dell'allora squadra allenata da Claudio Ranieri. Spinti anche da un cartello esposto da un tifoso sugli spalti ("Let's do it for Ranieri"), il Chelsea di Terry riuscì infatti a risalire dallo 0-2 grazie alle reti di Cahill e Hazard e a far piangere i "cugini" londinesi.