Templi del calcio: i cinque stadi più grandi del mondo
Lo scrittore francese Albert Camus sosteneva: “Non c’è un altro posto del mondo, dove l’uomo è più felice che in uno stadio di calcio”. Una frase molto breve che nella sua semplicità racchiude il senso stesso della passione provata da molte persone riguardo a questo magico sport che ha, nello stadio, il tempio pagano per eccellenza. Un luogo cioè, nel quale provare una gamma molto ampia di sentimenti e, dentro il quale, tutto, o quasi, è lecito. Un anfiteatro del pallone, un’arena con moderni gladiatori che, nonostante l’avvento delle pay tv, non perde appeal trasmettendo sempre sensazioni magiche e coinvolgenti. Di questi impianti, dove il fascino del football continua a manifestarsi, prendiamo in esame quelli più grandi e capienti presenti sull’intera superficie terrestre.
Rungrado May Day Stadium, comanda Pyongyang
Lo stadio più grande e capiente del mondo si trova, strano ma vero, in Corea del Nord e, precisamente, nella capitale Pyongyang. Il mastodontico impianto, voluto dal regime totalitario socialista di Kim II Sung (Presidente eterno della Repubblica Popolare democratica di Corea) nel lontano 1987. Il Rungrado May Day Stadium, questo il suo nome, si guadagna questo pantagruelico primato per via della sua capacità di accogliere 150mila spettatori nonché per l’estensione dell’area su cui è sorto il catino che misura circa 207mila metri quadrati. Uno sproposito per uno stadio, usato sì per tante manifestazioni, ma di principale uso della nazionale di calcio nordcoreana che, eliminazione dell’Italia nel 1966 a parte, non ha mai raggiunto grandi risultati in questa specifica disciplina.
Il Camp Nou di Francesc Mirò-Sans
Al secondo posto di questa speciale classifica troviamo un impianto di una certa qual notorietà, ovvero: il Camp Nou di Barcellona. Voluto dal presidente Francesc Mirò-Sans nel 1953 che spese 288 milioni di pesetas per rispondere al Bernabeu di Madrid inaugurato nel 1947, lo stadio, dopo alcune ristrutturazioni (1982 e 1994) è passato dai 93mila posti iniziali ai 121mila del mondiale casalingo dell’82 fino agli attuali 99mila con, in programma, un ulteriore ampliamento a 106mila posti, il rifacimento della parte esterna e la copertura che proteggerà i tifosi grazie al progetto dell’architetto inglese Norman Foster.
Stadio Azteca, l’impianto del “Secolo”
Sul terzo gradino del podio la storica arena dello stadio Azteca che, oltre all’estrema grandezza, detiene il record ogni epoca di finali mondiali disputate con due match, Brasile-Italia e Argentina-Germania, andati in scena proprio nel “monumento” di Città del Messico. In più, questo maestoso impianto ha ospitato la partita del secolo fra Italia e Germania (4-3) e assistito alle due reti di Maradona, quello della Mano de Dios e quello della serpentina contro l’Inghilterra nel torneo iridato dell’86 che valse al Pibe de Oro il titolo di gol più bello del ventesimo secolo. Insomma, una sorta di stadio prodigioso con la possibilità di far assistere queste meraviglie sportive a ben 98.500 spettatori.
Quarto, lo stadio Azadi di Teheran
Appena fuori dal podio, l’iraniano Azadi Stadium. Costruito nel 1971 in occasione dei Giochi Asiatici del 1974, lo stadio di Teheran può contenere oltre 95mila spettatori che affollano le tribune dell’impianto della capitale per assistere alle gare casalinghe della nazionale guidata dall’ex Madrid Carlos Queiroz e per tifare per il Persepolis o per l’Esteghlal, due delle maggiori compagini del campionato, l’Iran Pro League.
L’FNB di Johannesburg, molto più di uno stadio
L’FNB stadium di Johannesburg non è solo un semplice impianto dove si disputano gare di calcio o rugby ma, soprattutto, un luogo speciale per il Sudafrica e la sua storia. La mastodontica struttura, peraltro la più capiente d’Africa con circa 94mila posti disponibili, è stata quella che ha ospitato il primo discorso pubblico di Mandela dopo la sua scarcerazione nel 1990 ed anche il luogo nel quale lo stesso “padre della nazione” e Premio Nobel per la Pace ha fatto la sua ultima apparizione pubblica in occasione dei mondiali del 2010. Un tempio dello sport straordinario che ha fuso cultura, appartenenza e orgoglio civile in una sola cosa divenendo, per tutti i sudafricani, un autentico monumento nazionale.