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Taranto, il racconto di Stendardo: “Dagli ultras botte e coltelli”

Il difensore del Taranto parla dell’aggressione subita nei giorni scorsi: “Essere stati aggrediti verbalmente e fisicamente, con calci e pugni da personaggi violenti armati di coltelli, spranghe e bombe mi ha davvero spaventato e ha turbato profondamente il mio stato d’animo. Ci hanno accusato di aver venduto le partite: falso, noi siamo onesti”.
A cura di Alessio Morra
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Tre giocatori del Taranto, Mariano Stendardo, Enrico Altobello e Roberto Maurantonio, hanno vissuto dei momenti terribili mercoledì scorso quando un gruppetto di ultras del Taranto ha bloccato l’allenamento e ha aggredito i calciatori con spranghe e coltelli. Il caso naturalmente è diventato di portata nazionale. I calciatori pugliesi hanno ottenuto la solidarietà di tutto il mondo del calcio e per prevenire ulteriori problemi è stata rinviata la partita con la Paganese, che il Taranto avrebbe dovuto disputare in casa domenica prossima. Il difensore Mariano Stendardo al sito tuttolegapro.com ha raccontato per filo e per segno quei bruttissimi momenti:

Ciò che è accaduto rappresenta un gesto vile e vergognoso, che non ha leso soltanto i diritti di noi calciatori ma ha mortificato e annientato i valori dello sport. Essere stati aggrediti verbalmente e fisicamente, con calci e pugni da personaggi violenti armati di coltelli, spranghe e bomber mi ha davvero spaventa e ha turbato profondamente il mio stato d’animo. Personalmente sono molto deluso per due ragioni: la prima è che siamo stati accusati di aver venduto una partita di calcio e questo è inaccettabile dopo aver dato sempre il massimo in campo con i miei compagni di squadra per il Taranto. La seconda è che nella vita e nel calcio mai alcun tipo di tutela e sorveglianza, che non mi ha colpito soltanto fisicamente ma ha leso soprattutto la dignità, la morale e la lealtà di tutti noi calciatori.

Stendardo, fratello del difensore del Pescara Guglielmo, ha dichiarato di aver contattato l’Associazione Calciatori e ha annunciato che questa vicenda finirà in tribunale:

Ho già contattato l’AIC che è intervenuta tempestivamente, ho apprezzato moltissimo la solidarietà del presidente Gravina. Adirò le vie legali per tutelare la mia persona e la mia famiglia affinché sia fatta giustizia per me e per i miei compagni di squadra.

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