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Svezia, Ibrahimovic: “Ritornare in Italia? Non si torna mai dove si è fatta la storia”

In una intervista a GQ il campione svedese saluta definitivamente il possibile ritorno nel nostro campionato: “Non si torna mai laddove si è scritto la storia. Anche se l’Italia rappresenta il mio modo di vivere lo sport”
A cura di Alessio Pediglieri
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La Svezia è partita con il freno a mano tirato a Euro2016 pareggiando in rimonta contro l'Irlanda in un esordio più ricco di amarezze che di soddisfazioni. Ibrahimovic non ha segnato ma ha procurato l'autorete di Clark che ha permesso agli scandinavi di non perdere la faccia. Ancora una volta, dunque,  decisivo, a suo modo mai banale e scontato. Non avesse creduto nel crossare una palla sporca in area irlandese adesso staremmo forse parlando di una Svezia già con un piede fuori dall'Europeo e un Ibra ennesima delusione in nazionale. Intanto, Zlatan ha messo la classica pezza e la Svezia può pensare alla seconda gara mentre tutti pensano al futuro del gigante scandinavo che dovrebbe andare in Inghilterra, da Mou. Di certo non in Italia visto che lui stesso si è espresso in modo negativo sulla possibilità di un rientro in Serie A.

Ciao, Italia – Il tutto, ovviamente, in una esclusiva intervista, questa volta rilasciata a Walter Veltroni sulle pagine di GQ. Dove Ibrahimovic ha parlato un po' di tutto, anche del proprio futuro senza però svelare dove andrà. Ma solamente dove non andrà, come in Italia per esempio: "Dico due cose, forse contraddittorie. La prima è che non si sa mai. La seconda è che non si torna mai dove si è fatta la storia. L’Italia la mia seconda casa: c’è una passione infinita, calda, totale. Assomiglia al mio modo di intendere lo sport. E forse anche la vita".

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Guardiola e Capello – Ma in Italia, Ibra ha già scritto pagine di storia vincendo scudetti con la Juventus, Inter e Milan. Cosa volere di più? Nulla, e quindi via verso l'unico grande campionato che non l'ha ancora avuto: la Premier, visto che in Francia e in Spagna già ha vinto campionati, tra alti e bassi, allenatori perfetti e altri un po' meno: "Mi sono lasciato male solo con Guardiola, con gli altri ho discusso, anche litigato, ma sono rimasto amico con tutti. Capello dopo una mia litigata con Zebina,  se ne rimase in silenzio e poi disse che quel gesto aveva fatto bene alla squadra. Voleva sempre il massimo di tensione e di adrenalina: era perfetto per me".

La sfida di una vita – Un Ibra che adesso si cimenterà in Inghilterra, per l'ennesima sfida,da sempre il motivo principale perché calca i campi di calcio di mezza Europa, senza mai fermarsi o avere la voglia di smettere: "Non accetto di perdere. L’ho imparato dalla vita: ho la missione di vincere. Voglio vedere se sono ancora capace di vincere. Smetterò quando non mi divertirò più. Ho ancora voglia di imparare e credo che Totti sia nella stessa condizione".

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