Supercoppa Europea, lezione Real: Casemiro e Isco stendono il Manchester United
Il Real dei record entra nella storia. Le merengues alzano per la quarta volta la Supercoppa Europea e diventano la prima squadra a vincere due edizioni consecutive dopo il Milan di Sacchi. Casemiro e Isco stendono il Manchester United e regalano alla squadra di Zidane, imbattuta nelle ultime undici gare contro avversarie inglesi, la tredicesima vittoria nelle ultime 19 uscite in Europa. Zizou conquista il sesto titolo su otto alla guida dei blancos, è l'uomo delle due Champions e delle due Supercoppe. Allo United, che in Europa non perdeva da undici gare, dal 2-1 di Istanbul contro il Fenerbahçe, non basta la rete del colpo dell'estate, Lukaku. Si sveglia tardi la squadra di Mourinho, che per un'ora abbondante subisce la lezione di tecnica e possesso palla degli spagnoli, in gol da 66 partite di fila.
Il Real sfianca i Devils
Nella prima finale UEFA mai disputata in Macedonia non c'è Cristiano Ronaldo, che ha solo tre allenamenti nelle gambe. Davanti Zidane sceglie Isco che dà più equilibrio e va a ricevere palla alle spalle di Pogba. Ci sono invece, nello United, l'ex Atletico David De Gea e Antonio Valencia, gli unici in campo anche nel 2-1 dei Devils all'Old Trafford nell'ultimo precedente, l'ottavo di Champions del 2013. Titolari anche Lukaku e Matic, che Mourinho aveva definito non al 100% alla vigilia.
Ed è proprio Lukaku a battere Varane sul primo lancio lungo, ma la diagonale di Ramos evita ulteriori pericoli. La prima occasione, così arriva con la zampata di Bale, che anticipa una chiusura non troppo convinta di Pogba sul cross deviato di Marcelo. In fase di possesso, lo United difende praticamente a tre con Valencia che sale, con la linea che diventa a cinque in fase di copertura e Pogba cruciale nel mantenere la difesa in avanti. Il Real invece, tiene bassi i centrali e, con una sorta di salida lavolpiana, Casemiro si abbassa fra i due difensori, un po' come il Busquets dell'epoca guardioliana a Barcellona, mentre Modric aumenta le linee di passaggio per superare la prima linea di pressing. "Quando c'è lui, la squadra gioca molto meglio" ha detto Raul del croato, prezioso elemento di congiunzione fra attacco e difesa.
Casemiro, l'oro di Zidane
E' di Casemiro il primo fuoco, prende benissimo il tempo a Darmian e va di testa, frustrato dalla traversa, prima di un contropiede gestito non benissimo da Pogba. Lo stesso brasiliano, tatticamente l'elemento più importante per la costruzione tattica di Zidane, disegna poi un piazzato appena largo di interno destro. Continua ad attaccare il Real, contro uno United troppo schiacciato, che fatica a rilanciare l'azione. Isco al 21′ crossa in mezzo da sinistra, poi Carvajal ci prova dall'altra parte con un destro al volo, chiuso dalla difesa inglese. Proprio Carvajal illumina e dipinge un filtrante alto perfetto per Casemiro che mantiene tempi di inserimento di una puntualità quasi irreale, mentre Lindelof si incarta nell'errore al primo posto fra le ingenuità da non commettere per un difensore: guarda la palla e si perde l'uomo alle spalle. Casemiro ringrazia, brucia in spaccata l'uscita di De Gea, mai imbattuto nelle otto partite giocate contro il Real, e firma la rete numero 182 nella serie di partite sempre in gol delle merengues
Dietro al possesso palla estenuante del Real, nel caldo soffocante di Skopije che porta al Cooling Break, il timeout a metà primo e secondo tempo, il Manchester United continua a difendere troppo basso ma ottiene poco a parte un contropiede avviato da Herrera, bravo a rubar palla a Kroos, che Lukaku sciaguratamente spreca partecipando all'azione in chiaro fuorigioco. L'impressione di dominio del Real, però, è totale. Le merengues toccano 439 palloni nel primo tempo, contro i 283 dello United, controllano il ritmo nella propria metà campo e tracciano geometrie che occupano tutto il campo sull'asse Ramos-Kroos, i giocatori con più passaggi all'attivo nel primo tempo. Sono un po' mancati, invece, Pogba e Matic, 52 tocchi in due, cinque in meno del solo Kroos.
Bale e Lukaku, l'uno-due che accende il match
La superiorità del Real si fa palese nell'occasione del raddoppio. Lo United concede a Isco e Bale di completare un triangolo in area, nessuno sale sul gallese, nessuno chiude e il 2-0 diventa elementare. Mourinho fa scaldare Fellaini, che entrerà per Herrera, Pogba di testa viene chiuso da Navas, bravo a respingere al 54′, poi Lukaku si divora la grande chance per l'1-2. I Devils non riescono ad accorciare su Casemiro, che ha sempre possibilità di ricevere e rilanciare l'azione. E' lui che mura il destro di Rashford e poi illumina Bale, che stampa un destro sul secondo palo respinto dalla traversa.
Ma c'è sempre speranza per i Red Devils. Sul tiro dalla distanza di Matic, troppo libero per la chiusura poco decisa di Kroos, Navas respinge male, troppo centrale, e favorisce il tap in di Lukaku, stavolta decisamente più freddo. "Crede di essere il migliore" diceva di lui Vincent Kompany, che lo conosce dai tempi dell'Anderlecht "e ha un incredibile desiderio di migliorare e di segnare. Se pensi di essere il migliore, non sarai mai davvero soddisfatto di te stesso e cercherai sempre di lavorare più duro, ed è quello che fa Lukaku".
Entra CR7, la festa è completa
Il Manchester United prova ad alzare il ritmo, Zidane risponde inserendo Vázquez e Asensio, la nuova stellina del calcio spagnolo, per gli stanchi Isco e Bale. Una mossa logica, che ridisegna il Real con il 4-3-3, mentre Fellaini deve farsi medicare e torna in campo bendato, dopo il secondo Cooling Break, per uno scontro aereo con Sergio Ramos. Il ritmo si alza nel finale. Rashford rimpiange l'errore per il possibile 2-2, anche se è notevole l'intervento di Navas. Marcelo rilancia l'azione, va fino in fondo con Asensio libero a centro area, ma la diagonale difensiva di Darmian tiene gli inglesi in linea di galleggiamento.
Zidane regala gli ultimi sette minuti, più recupero, a Cristiano Ronaldo, il grande ex, il più atteso (tre Premier League, una FA Cup e la Champions del 2008 con il Manchester United), il primo giocatore a segnare in tre finali della principale competizione UEFA per club. Una passerella prima del tredicesimo trionfo di una squadra spagnola in Supercoppa europea.