Stelle maledette, cinque leggende del calcio cadute in rovina
Tutti siamo portati a credere che la vita di un calciatore sia interamente in discesa con tanto di fama, gloria, belle auto, belle donne ed un conto in banca niente male. Tutto ciò, pressioni a parte (che esistono in qualunque lavoro), è verissimo con questa specifica categoria che si può considerare una fascia di privilegiati. Eppure, nonostante queste ricchezze e le fortune accumulate in un’intera carriera, qualcuno non sembra in grado di saper gestire le finanze né in corso d’opera né al di fuori del rettangolo di gioco dopo il ritiro. Una situazione, questa, non unica ma che, negli ultimi anni, ha portato diversi calciatori a rovinarsi quasi in maniera irreversibile finendo, fra scandali, vizi e cattivi investimenti, sul lastrico. Vediamo dunque i 5 calciatori che si sono autodistrutti nonostante una folgorante carriera da stelle del pallone.
Paul “Gazza” Gascoigne, un inferno senza fine
Da talento più puro della nazionale inglese a homeless il passo, per Gascoigne, purtroppo, è stato molto breve. E sì perché l’estroso attaccante ex Lazio, definito, fra l’altro, un “Best senza cervello” sia negli anni di attività agonistica che in quelli successivi al ritiro è stato (e rimane) materiale prezioso per le pagine dei tabloid inglesi riempite, negli anni, di aggressioni, sbronze, arresti e aneddoti piccanti che lo hanno condotto in carcere, in ospedale ma, soprattutto, a perdere quasi tutto. Una parabola sempre più in discesa che sta portando il nativo di Gateshead in una sorta d’inferno con demoni molto forti come quello, apparentemente invincibile, dell’alcol.
Una vita al massimo: George Best
Nel girone dei dannati, ovvero, di quelli che sono rimasti senza il becco di un quattrino troviamo il mitico, l’inenarrabile George Best. Il calciatore nord-irlandese morto a soli 59 anni fa parte di quegli eroi maledetti che, col loro stile di vita, riassumibile in: “ho speso molti soldi per alcol, donne e macchine veloci, il resto l'ho sperperato”, hanno chiarito a tutti il senso di una vita dissennata vissuta sempre a mille non solo sul rettangolo verde ma anche nei pub inglesi o nelle strade di Manchester. Una storia affascinante, leggendaria che copre ancor più di mistero la figura della stella dei Red Devils ma che contestualmente rivela il lato oscuro di un ragazzo finito in preda ai vizi e a piaghe che poi l’hanno irrimediabilmente sconfitto tanto da convincerlo, prima di morire, a lanciare un messaggio molto chiaro sul suo letto d’ospedale: “non morite come me”.
Andreas Brehme, ricomincia dal basso
Uno dei terzini più forti della storia del calcio Andreas Brehme non sembra passarsela troppo bene. Eppure, “l’angelo biondo” visto anche in Italia con la maglia dell’Inter e, peraltro, autore del rigore mondiale decisivo per la sua Germania contro l’Argentina in finale nel torneo iridato organizzato dal nostro paese, ora ha molti problemi finanziari con 200mila euro di contenzioso col fisco tedesco e un’ipoteca sulla casa per altri 400mila euro dopo investimenti errati ed un clamoroso divorzio alle spalle. Una situazione al limite del paradossale che ha portato comunque l’ex Bayern Monaco a parzialmente riprendersi grazie all’appello di aiuto di Beckenbauer raccolto da una ditta di pulizie di proprietà di un ex calciatore dell’Unterhaching che ha offerto un posto al biondissimo Brehme.
Jorge Paulo, la caduta di Cadete
Attaccante portoghese nato da coloni in Mozambico Jorge Cadete, un’avventura anche in Italia col Brescia (1 gol in 13 partite), è un altro esponente di questo poco assennato club di dilapidatori di ingenti patrimoni. L’ex Celtic Glasgow, Bradford City, Sporting Lisbona e Vitoria Setubal, peraltro anche 33 volte nazionale lusitano, infatti, ha recentemente ammesso di aver speso tutti i 4 milioni di euro guadagnati dopo due divorzi e intuizioni nel mondo del business poco oculate che lo hanno portato a ritornare a vivere con i genitori col sussidio di disoccupazione statale.
Garrincha, alcol, donne e ricche mance
A chiudere questa rassegna di talenti del calcio più pratici col pallone che con la vita al di fuori del rettangolo verde, troviamo l’esterno destro carioca Garrincha. Uno di quelli che, assieme a Didi e Vavà, hanno fatto innamorare i tifosi di tutto il pianeta con quello straordinario Brasile in grado di vincere due mondiali consecutivi nel 1958 e nel 1962. Purtroppo però, l’epilogo della sua vita è stato molto simile a quello di Best con una passione sfrenata per le donne, l’alcol, le belle auto e le laute mance elargite a chiunque. Un epilogo drammatico a 49 anni per le conseguenze di una cirrosi epatica e di un edema polmonare, in condizioni di indigenza e degrado.