Stella Rossa, carro armato davanti allo stadio. Polemiche a non finire in Croazia
A poche ore dal ritorno dei playoff di Champions League tra Stella Rossa e Young Boys, esplode la polemica. Tutto nasce dalla presenza all'esterno dello stadio Marakana di Belgrado, che ospiterà il match, di un carro armato. Una scelta discutibile quella della società biancorossa che ha deciso di avallare la richiesta di una parte della tifoseria, sollevando un'ondata d'indignazione nell'opinione pubblica della Croazia. Il motivo? Il mezzo fu utilizzato nel 1991, in occasione della guerra d'indipendenza croata, e in particolare alla battaglia di Vukovar in un assedio che fece molte vittime, distruggendo la città.
Stella Rossa, carro armato davanti allo stadio Marakana
Vigilia del ritorno dei playoff di Champions incandescente in Serbia. A poche ore dalla sfida tra i padroni di casa della Stella Rossa e gli svizzeri dello Young Boys (dopo il 2-2 dell'andata) impazzano le polemiche per una curiosa scelta della società biancorossa. Quest'ultima infatti avrebbe deciso di avallare la richiesta di uno dei più importanti gruppi della tifoseria organizzata (come riportato dai media locali), il Delije, parcheggiando davanti nel piazzare Marakana un carro armato. Una scelta molto discutibile con la Stella Rossa che ha poi celebrato il tutto postando sul suo profilo ufficiale le foto del mezzo cingolato con tanto di messaggio "D'ora in poi il Marakana ha un'altra attrazione".
Perché in Croazia è esplosa la polemica per il carro armato davanti allo stadio della Stella Rossa
Un episodio che ha sollevato polemiche a non finire nella vicina Croazia. Il motivo? Il carro armato è è un vecchio T-55 di fabbricazione sovietica che sarebbe stato utilizzato nel 1991 nella battaglia di Vukovar durante la guerra d'indipendenza croata, un assedio che fece molte vittime tra la popolazione e che ridusse in macerie la città. Gran parte della stampa croata si è dunque scagliata contro la scelta della Stella Rosa, con il quotidiano "Vecernji list" che ha parlato di "provocazione", nonostante altri tabloid abbiano cercato di gettare acqua sul fuoco parlando di "patrimonio culturale".