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Stadio, costi, investimenti mirati: Atalanta da Champions ma non è (solo) un miracolo

Investimenti mirati, plusvalenze sul mercato, la prospettiva di uno stadio di proprietà. I nerazzurri hanno dimostrato che investire bene può essere una strada per arrivare al successo per una squadra “media”. Il senso di appartenenza e il bel gioco costituiscono il valore aggiunto della squadra.
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Un modello vincente. Pochi soldi, ma spesi bene. L'Atalanta che guarda alla Champions dimostra che per raggiungere gli obiettivi investire tanto non è la sola strada. Esistono anche le eccezioni. L'Atalanta ha investito bene, ha potenziato le strutture e creato un settore giovanile valorizzato non solo dal punto di vista tecnico. Gli oltre 65 milioni di plusvalenze garantiti solo dalle cessioni di Gagliardini all'Inter, di Conti al Milan, di Caldara alla Juventus e di Bastoni all'Inter tra 2017 e 2018 hanno permesso all'Atalanta di raggiungere una dimensione diversa rispetto alle ambizioni di qualche stagione fa.

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Nel 2018 24 milioni di utili a bilancio

Una società senza il potere e l'appeal delle grandi non può che contare sulle operazioni di calciomercato per incrementare la fonte di ricavi. Dal 1999, scrive Calcio e Finanza, "le plusvalenze hanno avuto un impatto di poco meno del 30%, raggiungendo complessivamente quota 326 milioni su un fatturato totale di 1.150 miliardi di euro". Un mercato spinto in alto dalle cessioni di giovani di prospettiva, Kessié e Cristante su tutti. Non è un caso se l'Atalanta ha chiuso gli ultimi tre bilanci con utili complessivi per 50 milioni, destinati a crescere dopo la costruzione del nuovo stadio.

Nel 2017 la società ha realizzato un utile pari a a 26 milioni 728 mila 730 euro: un traguardo, si leggeva nella nota sul sito del club, "di grande rilevanza, nel rispetto di una filosofia volta anzitutto al perseguimento dell'equilibrio economico e finanziario". Al 31 dicembre del 2018, il club ha realizzato un risultato netto positivo per 24.4 milioni di euro. Nonostante il calo delle plusvalenze, aumentano i ricavi da prestiti e da gestione dei calciatori.

“ La grandezza di questo sogno viene da lontano. Da una società sana, seria, solida e che ha sempre puntato, anche grazie al compianto Mino Favini, per oltre venti anni responsabile del settore giovanile atalantino, sulla propria cantera. Sfornando ottimi calciatori, da cui sono scaturite plusvalenze milionarie. ”

Identità, equilibrio economico e risultati possono andare insieme

"Si tratta di una performance che consolida nuovamente il club, nel rispetto di una filosofia volta a conciliare i risultati sportivi con il perseguimento dell’ equilibrio economico e finanziario – spiega la società -. Così possiamo concentrarci sulla prima squadra, sul consolidamento del settore giovanile e delle sue strutture, ma anche di guardare con serenità all’ epocale fase di riqualificazione dello stadio di Bergamo che sta per iniziare", le parole del presidente Percassi. Il modello si rinforza anche con iniziative come quella avviata nel 2010. "Se sei bergamasco non puoi non amare la squadra della tua città", diceva il presidente alla tradizionale festa della squadra. Un modo per stimolare il senso di appartenenza di un popolo.

Quelle parole sono la premessa per un progetto che spiega più di un trattato di sociologia il profondo legame tra città e squadra: da allora l’Atalanta regala una maglietta a tutti i bambini nati nei quattro ospedali di Bergamo e provincia. Si alimenta anche così la forza dell'identificazione per una squadra che mantiene una dimensione territoriale precisa e diventa così un valore aggiunto. Il prossimo passo è la ristrutturazione dello stadio, parte di un progetto che comprende una riorganizzazione complessiva degli spazi di Bergamo.

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Con il nuovo stadio, arriverà “una riorganizzazione urbanistica a 360 gradi, con la creazione di aree vivibili per tutta la popolazione, non solo per i tifosi che si recano alla partita. Gli attuali parcheggi delle curve Nord e Sud diventeranno a tutti gli effetti piazze urbane; quella dietro la Sud sarà la seconda più grande di Bergamo” ha detto Roberto Spagnolo, direttore operativo del club nerazzurro.

Lo stadio di proprietà

Lo stadio di proprietà, una scelta in linea con la decisione politica del Comune, rappresenterà una delle principali eredità della presidenza di Antonio Percassi, a capo della Odissea. Un nome un programma per la holding che vanta la proprietà della linea di cosmetici Kiko, colosso da mille punti vendita in venti Paesi, e lo sviluppo di Starbucks a Milano.

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Il modello economico si specchia nella visione umana e tecnica di Gian Piero Gasperini. L'Atalanta, ha detto Giovanni Galeone che ha allenato l'attuale tecnico bergamasco ai tempi del Pescara, gioca un calcio bello, organizzato. È una squadra che sa cosa vuole il suo allenatore, ha detto. "L’organizzazione, la copertura degli spazi e la serietà professionale sono i suoi punti di forza: capisce immediatamente qualità e debolezze dell’avversario, dove coprirsi, dove colpire. Già da giocatore, tatticamente, era un genio. Lo è anche da allenatore".

Insieme al gioco, spiegava Percassi un anno fa, "i conti a posto sono la nostra stella polare e di un giocatore valutiamo anche gli aspetti personali". E questo fa la differenza. Adesso l'Atalanta non è solo una tappa intermedia di un percorso, ma diventa sempre di più un traguardo per i talenti del calcio italiano. Anche questo vuol dire costruire un modello vincente.

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