Sparwasser e il gol che fa cadere il Muro di Berlino
"Cosa succede quando davanti al televisore ci si sente sdoppiati? […] Accadde quando la Germania giocò contro la Germania”. Accadde, come ricorda Gunther Grass in “Il mio secolo” il 22 giugno 1974. Quindici anni prima delle picconate il muro di Berlino inizia a cadere in una sera d'estate ad Amburgo, quando la Germania Est sfida per la prima volta la Germania Ovest. È la terza giornata del girone di primo turno ai primi Mondiali davvero globali della storia. Entrambe le squadre sono già qualificate per la seconda fase, ma in palio quella sera c'è molto di più.
Est e Ovest – L'ossatura della Nationalmannschaft arriva dal Bayern Monaco: la bandiera Franz Beckenbauer, il portiere Sepp Meier, l’arcigno marcatore Hans-Georg Schwarzenbeck, l’estroso Paul Breitner, il centrocampista tuttofare Uli Höness e il cannoniere Gerd Müller. Dall'altra parte del muro il calcio delle star arriva solo grazie alla tv. Nella Oberliga, la serie A della Germania est, i movimenti sono pochi e i trasferimenti strettamente regolati e decisi dal ministro dello sport. Non esistono stipendi, ufficialmente i giocatori sono dilettanti, anche se i calciatori vengono pagati in segreto: i bonus più cospicui vengono riconosciuti a chi riesce a fare risultato contro la Dinamo Berlino, la squadra della Stasi, la polizia segreta.
Giocatori e spie – Il capo della Stasi, l'arci-stalinista Mielke, non approva l'accordo firmato proprio nel 1974 che rinnova le relazioni sportive con la Germania Ovest, che vede come come un cavallo di troia dell'imperialismo e prova a fare di tutto per ridurre i contatti fra i due lati del Muro: sostiene infatti che l'Occidente stia usando il calcio come arma per la corruzione politico-ideologica della gioventù della Germania orientale. Per questo, la polizia segreta inizia a controllarlo strettamente. Atleti, preparatori, giornalisti, ufficiali e scienziati dello sport vengono reclutati come collaboratori non ufficiali (IM, Inoffizielle Mitarbeiter), l'arma principale nelle attività di controspionaggio. Tra i reclutati anche Georg Buschner, l'allenatore della nazionale a quel Mondiale, arbitri di primo livello come Adolf Prokop, Rudi Glockner e Bernd Stumpf, e calciatori tra cui Ulf Kirsten e Uli Weber della Dynamo Dresda.
Magdeburgo – Il livello tecnico nella Repubblica Democratica Tedesca non è comunque disprezzabile, tanto che il Magdeburgo, una piccola squadra della Sassonia, l'8 maggio 1974, ha vinto la Coppa delle Coppe a Rotterdam contro il Milan di Rivera, il primo allenato da Giovanni Trapattoni. Il gol decisivo lo firma Wolfgang Seguin, uno dei “quattro moschettieri” di quella squadra e della nazionale, insieme al goleador Martin Hoffman, al regista Jurgen Pommerenke e alla mezzala Jurgen Sparwasser, con quelle gambe da “brevilineo di alta statura” per dirla con Gianni Brera. La qualificazione della Germania Est diventa un caso politico da subito, al ct Georg Buschner viene negata l'autorizzazione a partecipare alla cerimonia del sorteggio di Francoforte. Il “Bruder-Duell”, lo scontro tra fratelli tedeschi, è in programma all'ultima giornata del gruppo C al Volksparkstadion di Amburgo, che la banda Baader-Meinhof minaccia di imbottire di tritolo e far saltare in aria proprio il 22 giugno 1974.
Netzer e Beckenbauer – Per oltre 40 minuti non succede niente, fino al palo in torsione di Gerd Muller. L'intervallo restituisce una DDR più convinta. Al quarto d'ora il mediano Reinhard Lauck brucia sullo scatto Overath ma il suo destro da fuori è largo di poco. Al 69′ Schon prova a cambiare in corsa: sostituisce Schwarzenbeck con Hottges e toglie Overath per Gunther Netzer, “il re godereccio” di Monchengladbach che guida una Ferrari e gestisce una discoteca, il grande rivale di Beckenbauer. Secondo le cronache dell'epoca, sarebbe stato proprio il Kaiser a imporre al ct Schon di preferirgli Overath. In quei mondiali Netzer gioca solo i 22 minuti finali contro la Germania Ovest, ma curiosamente è proprio lui, una volta diventato general manager dell'Amburgo, a chiamare in squadra Beckenbauer.
Sparwasser: il gol – L'ingresso di Netzer, però, non porta i cambi di ritmo che il ct avrebbe sperato. E al minuto 78 Erich Hamann, entrato al 66′ per Irschner, pesca in area Sparwasser, che gioca con la maglia numero 14, la stessa di Cruyiff. Sparwasser controlla di testa, supera in velocità Berti Vogts, evita la chiusura di Hottges e chiude in diagonale sull'uscita di Maier. La Germania Est è in vantaggio. È il gol operaio di un attaccante che guadagna quanto un professore delle medie, e che porta insita nel nome una vocazione all'umiltà: Sparwassser significa, infatti, “colui che risparmia l'acqua”.
Le maglie – A fine partita, Sparwasser esce dal campo per ultimo. Darà la sua maglia a “Mao” Paul Breitner, che ha abbracciato il Libretto rosso e quell'estate passerà al Real Madrid sempre molto vicino alla corona e al regime di Francisco Franco. Nel 2002, dopo la grande alluvione, le metteranno all'asta per aiutare le vittime: saranno acquistate per 35 mila euro e donate alla Casa della Storia di Bonn.
Sospetti – Le autorità impongono a Sparwasser di non partecipare alla festa con i compagni per le strade della città: eventuali immagini di un giocatore simbolo come lui preso in atteggiamenti troppo poco disciplinati nell'Ovest permissivo costituirebbero un danno di immagine insostenibile per la propaganda del regime. Ma le leggende intorno all'eroe di Amburgo, anche in un'epoca senza internet, fioriscono. Si parla di un'automobile, di una casa nuova e di un cospicuo conto in banca come premio. Ma non c'è niente di vero: a tutti i giocatori, Sparwasser compreso, va solo la ricompensa pattuita di 2500 marchi a testa per il passaggio del turno. Ma c'è anche chi semina altri dubbi sulla partita, chi crede che la Germania Ovest abbia in un certo senso cercato la sconfitta. Perché grazie al secondo posto, finiscono nel girone di secondo turno più facile contro Jugoslavia, Svezia e Polonia. La DDR, invece, si trova a giocarsi l'accesso alla finale con Brasile, Olanda e Argentina. Perde con i verdeoro e gli oranjes, pareggia con l'albiceleste e torna a casa. Ma in patria l'accoglienza è trionfale. Prosegue così il momento d'oro, iniziato con il bronzo olimpico di Monaco '72, con la medaglia d'oro ai Giochi di Montreal del 1976 e il terzo posto a cinque cerchi a Mosca nel 1980.
Dall'altra parte – Ventuno mesi prima delle picconate che faranno cadere il Muro di Berlino, poi, Jurgen Sparwasser salta la barricata e passa in Occidente. All'epoca insegna pedagogia all'Università di Magdeburgo. Il regime gli ha imposto di allenare la squadra ma lui ha rifiutato. Per questo rischia anche di perdere la cattedra e capisce che è il momento di scappare. E lo fa alla prima opportunità utile.
"Capiranno chi sono" – Viene invitato ad una partita di vecchie glorie nella Repubblica Federale e a sua moglie, dopo tre rifiuti, arriva il visto per andare il Occidente. Da quel momento Sparwasser ha vissuto vicino Francoforte, l'Eintracht gli ha anche offerto un posto da allenatore. La caduta del muro scatena speranze, presto disilluse. “ Mi aspettavo qualcosa di più per l'Est. Non è andata così e lo dissi all' ex Cancelliere Kohl, in tv. E' stato distrutto, per soldi, tutto quanto era Ddr, senza capire di salvare la parte buona: l'educazione scolastica e sportiva, la solidarietà sociale. Volevamo la libertà e la meritavamo: non so se tutti oggi siano veramente felici”. Gli hanno dato del traditore, ma l'accusa non cancella quel gol che ha avvicinato un po' di più la caduta del muro di Berlino. “Sulla mia tomba scriveranno soltanto: stadio di Amburgo, 22 giugno 1974” ha spiegato. “Basta questo, capiranno chi sono”.