Spagna-Italia, la partita amichevole che nessuno voleva giocare
Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Sono trascorsi 32 anni dall'ultima volta che l'Italia mise piede a Madrid: allora giocò al Santiago Bernabeu, la voce di Nando Martellini scandì i gol di Rossi, Tardelli e Altobelli nella finale Mundial contro la Germania battuta 3-1. Un partigiano come Presidente (della Repubblica) che agita le braccia in segno di giubilo, la pipa di Bearzot e una partita di scopone in aereo con Pertini sono le icone di quel trionfo inatteso. In una fumata di tabacco dimenticammo lo scandalo che travolse anche Pablito, il nostro eroe. Partimmo male, finimmo in gloria. Ci fu poca gloria, invece, in quel rigore calciato da Bonucci alle stelle nella semifinale di Confederations Cup persa dagli undici metri a Fortaleza contro la Roja. Ci fu poca gloria anche nel mortificante 4-0 rimediato nella finale di Euro 2012 a Kiev: noi spompati, loro a prenderci a pallate e ad avere compassione per un avversario alla frutta. Casillas che chiede all'arbitro di tagliare i minuti di recupero in segno di rispetto fece più male dei quattro ceffoni beccati sul muso.
Mercoledì sera (ore 22) gli azzurri di Prandelli tornano nella capitale spagnola ma giocheranno al Vicente Calderon per affrontare le Furie Rosse. E' un'amichevole, quella che il tecnico non avrebbe voluto giocare – come ammesso in conferenza stampa – nell'anno che conduce a Brasile 2014. Ma il clima che accompagna la Nazionale è tutt'altro che amichevole. L'attacco della Juventus e di Conte ("è stato poco garbato ed educato") e la replica del ct ("ho il diritto di convocare chi voglio") sulla chiamata di Chiellini forniscono l'esatta misura della nostra mediocrità, un calcio litigioso e incapace di affrontare questioni ben più gravi che ne minano la credibilità: da un lato l'arroganza di un allenatore che, dopo il battibecco con Capello (reo di aver giudicato eccessivo il castigo inflitto alla squadra dopo Verona), adesso punta l'indice anche contro l'allenatore dell'Italia e pretende di avere ragione solo perché vince; dall'altro una Federazione che, avesse avuto spalle larghe e meno scheletri nell'armadio, sarebbe intervenuta a censurare con decisione l'atteggiamento del tecnico bianconero. Lui, sì, poco garbato e poco educato nel lasciare che i media facessero da cassa di risonanza a una vicenda che, assieme al club, avrebbe potuto gestire con maggiore tatto. Avesse saputo delle rassicurazioni fornite dal suo medico sociale allo staff della Nazionale, magari avrebbe usato cautela. Però, suo malgrado, non è la prima volta che capitano cose a sua insaputa. Ha vinto la Panchina d'Oro ma ancora non ha capito qual è il valore del silenzio.