Spagna in finale e Portogallo a casa: il verdetto (ingiusto) di Euro 2012
Ad un passo dal Triplete euromondiale – La faccia di Cristiano Ronaldo (da ieri soprannominato Calimero) e le sue parole, intuite perfettamente dal labiale, ci hanno ricordato una delle tante "leggi" del calcio, dello sport e della vita, forse quella più dura da accettare: non sempre vince il migliore o chi se lo merita. Purtroppo, o per fortuna (dipende dalle situazioni), è così da sempre e i gli archivi calcistici sono pieni zeppi di casi ed esempi, raccolti in tutti questi anni. Da ieri, la "collezione" di ingiustizie può contare anche sulla prima semifinale di Euro 2012: vinta ai rigori dalla Spagna dopo che il campo, aveva "scelto" un altro vincitore. Vamos Spagna, quindi. Sotto gli occhi (e la sua immancabile pettinatura a prova di "tempesta tropicale") del giocatore più forte d'Europa, le furie rosse hanno raggiunto per la terza volta consecutiva l'obiettivo della finale. Il primo Luglio, a Kiev, saranno ancora loro, infatti, a sfidare la vincente tra Italia e Germania: un traguardo importante per gli spagnoli, che potrebbero scrivere un'altra pagina storica del calcio e vincere, consecutivamente, due Europei ed un Mondiale.
Fantasma rosso – A furia di nominarlo e di prendere precauzioni su come "scacciarlo", il fantasma spagnolo (quello che spaventa avversari e tifosi in tutto il mondo) non si è ancora materializzato.
Rimorso portoghese – Il faccione sconsolato di Cristiano Ronaldo, suo malgrado, rimarrà scolpito nella storia di questo torneo. Il buon CR7, esce dalla competizione continentale, cornuto e mazziato. Torna a casa dopo aver giocato male (da non crederci) contro Germania e Danimarca, bene contro l'Olanda (due gol e due pali) e benissimo nel quarto contro la Rep. Ceca (gol e altra collezione di pali). Un'escalation, alla quale ci stavamo abituando e che preannunciava un finale lusitano col botto. Purtroppo per Cristiano Ronaldo, il botto si è fermato alla semifinale: una tranvata dolorosa che, come dicevamo, rimarrà nella mente dei tifosi per molto tempo. Una beffa per i portoghesi che, fino all'ultimo dei novanta minuti, hanno bloccato l'avversario e giocato meglio. Un dominio che, via via, si è affievolito nei supplementari, fino a spegnersi del tutto nei penalty decisivi: quella famosa lotteria, alla quale CR7 ha solo partecipato come spettatore. Non poteva finire peggio la stagione del giocatore portoghese più famoso al mondo: fuori dall'Europeo, dopo aver dominato, contro la Spagna piena zeppa di "nemici" blaugrana, a casa dopo aver fallito l'occasione più importante del match (al 90esimo e solo davanti al portiere), eliminato dal torneo, con l'umiliazione di non aver tirato neanche l'ultimo rigore (inutile, dopo quello vincente di Fàbregas). Un fallimento ed una tragedia (sportiva) che, probabilmente, non verrà lavata via neache dalle imminenti vacanze della truppa di Paulo Bento: un allenatore che, con quello che si è visto, meriterebbe di poter continuare almeno fino al prossimo Mondiale. Con gli stessi schemi, gli stessi giocatori e, si spera, un pò di fortuna in più.
L'ottimismo degli avversari – Prandelli e Loew, in attesa di incrociare i loro destini, sanno già che questa Spagna è battibile. Una convinzione mica da poco, un dettaglio che cambia radicalmente la prospettiva verso la finale. Paradossalmente, per azzurri e tedeschi, sarebbe stato peggio affrontare il Portogallo che, oltre ad una condizione fisica decisamente migliore, sarebbe arrivato in finale con un entusiasmo difficilmente contenibile. La famosa "pancia piena" e quella voglia narcisistica di volersi continure a specchiare, sta diventando un "boomerang" pericoloso per Del Bosque. Il "tiki-taka", marchio di fabbrica tanto osannato degli spagnoli, ha talmente stufato che in alcuni casi veniva voglia di cambiare canale. Quella continua testardaggine di non schierare attaccanti di peso "veri" (Negredo è, più che altro, un palo della luce), ma seconde e mezze punte in quantità industriale, finisce per favorire il "ricamo" inutile di Xavi e compagni. Ieri sera Torres era in panchina ma, probabilmente, la sua irruenza e la sua semplicità calcistica (palla lunga per "El Nino", che tira forte in porta) sarebbe servita eccome. Condizione fisica, errori dell'allenatore ed un gioco che sembra non girare più come prima. E' ufficiale: la Spagna è in crisi e bisogna approfittarne. Del Bosque ha qualche giorno in più, rispetto alla concorrenza, per risvegliare la sua bella addormentata. Deve farlo in fretta, perchè se per arrivare a Kiev, sono "bastati" i calci di rigore (e molta fortuna), ci vorrà ben altro per portare a casa la coppa!