Sorteggi quarti di Champions League: Juventus, chi evitare e perché
Superati brillantemente gli ottavi di finale di Champions League con un secco 3-0 totale sul Porto, le attenzioni della Juventus si spostano sul prossimo avversario da affrontare in quella che è una autentica “campagna d’Europa” per riportare a Torino il trofeo continentale che manca ormai da 21 anni. Per farlo, quindi, tifosi, calciatori e dirigenti bianconeri sperano in un sorteggio benevolo o quantomeno clemente venerdì in quel di Nyon alle ore 12 (trasmesso in diretta tv, live e streaming).
Vediamo quindi, scongiuri a parte, squadra per squadra, gli stili di gioco, il momento di forma e le insidie che si celano dietro le restanti 7 compagini, fra le migliori 8, del vecchio continente. Una di essere sbarrerà il passo alla formazione di Allegri.
Real Madrid
Fra le squadre da evitare assolutamente troviamo, malgrado la cabala ed il recente score negli scontri a eliminazione diretta recitino 6 trionfi bianconeri in 7 incroci negli ultimi 20 anni, il Real Madrid di Zidane. I giustizieri del Napoli, infatti, mettono paura a tutti non solo per il fatto di essere la detentrice del trofeo (nessun club in era Champions ha vinto due manifestazioni di fila) quanto per via dei propri eccezionali interpreti in rosa e per la consapevolezza di essere fra le formazioni da battere.
Modulo
Ormai da qualche anno il sistema di gioco dei Blancos è pressoché lo stesso, ovvero: il 4-3-3. Un modulo perfetto, utilizzato peraltro in ben 37 occasioni sui 43 match disputati finora, che si adatta alla perfezione ai calciatori a disposizione con, specie in attacco, la rinomata BBC composta da Bale (9 reti), Benzema (15 gol) e Cristiano Ronaldo (26 gol). Un sistema granitico che ha permesso al Real di alzare al cielo nuovi trofei (Supercoppa Uefa e Mondiale per Club), esaltare le individualità a disposizione, vincere 31 gare totali, segnare 122 gol e subirne 50.
Stato di forma
Durante la gestione Zidane, la compagine dell’ex Benitez è diventata una corazzata quasi invincibile con, in totale, solo 4 sconfitte in 71 partite con lui in panchina. Un ruolino davvero impressionante con una striscia di 40 risultati utili (meglio dello storico allenatore Beenhakker) interrotta solo col Siviglia a gennaio (2-1) ma che durava addirittura dall’aprile 2016. Insomma, un percorso netto che non può non spaventare la Juve dei vari Buffon e compagni.
Le stelle, la BBC ma anche il centrocampo
Se si leggono i nomi che compongono la rosa del Real scegliere uno o due giocatori sui quali porre più l’attenzione appare un suicidio sportivo. E sì perché se in difesa Varane, Pepe, Sergio Ramos garantiscono grande copertura difensiva e l’attacco offre un ventaglio di soluzioni illimitate, il centrocampo sembra essere altrettanto forte con un trio di classe, talento e qualità davvero straordinario in grado di mettere in seria difficoltà con Kroos, Casemiro e Modric l’analogo reparto avversario, Juve avvisata.
Barcellona
Sempre fra quelle da evitare troviamo il Barcellona di Luis Enrique che pur in difficoltà in campionato (-2 dal Real Madrid con una partita in più rispetto ai Blancos) sembra essere un ostacolo davvero faticoso da superare. La recente impresa contro il Paris Saint Germain (mai nessuna squadra aveva rimontato un 4-0) per 6-1 ed il record di prima squadra a raggiungere i quarti di finale per nove volte consecutive potrebbe, infatti, essere una fonte di ispirazione importante per i blaugrana spinti da una fiducia ed una consapevolezza continentale molto, molto forte.
Il marchio di fabbrica è il 4-3-3
Un po’ come il modulo proprio al calcio totale dell’Ajax di Rinus Michels, il pane quotidiano del Barcellona dalla Masia alla prima squadra è il 4-3-3. Un autentico marchio di fabbrica fatto di tiki taka (64,2%), gestione del pallone (643 passaggi a match) e improvvise verticalizzazioni che, peraltro, è il sistema già incrociato dai bianconeri nella finale persa a Berlino nella stagione 2014/15. Un precedente importante che rinnova le preoccupazioni da parte della Juventus nell’incontrare proprio gli uomini di Luis Enrique.
Periodi di forma e bruschi stop
Sei sconfitte stagionali, il recente stop del Riazor, il -2 dal Real e gli insuccessi pesanti europei contro Manchester City e Paris Saint Germain autorizzano a pensare che il Barça non sia più la macchina da guerra di un tempo eppure, 2-1 contro il Depor a parte, Messi e compagni non soccombevano in campionato dal 2 ottobre scorso. Un ruolino di marcia, una serie di risultati che dimostra la solidità di una compagine molto forte ma soggetta, talvolta, a qualche rumoroso scivolone. Bilancio con la Juve: 3 vittorie, 2 pareggi e 2 sconfitte.
Un parco attaccanti da 310 milioni di euro
Un attacco titolare da 81 reti stagionali mostra con estrema chiarezza quali sono i punti forti del club catalano con Messi (39 gol), Suarez (28 segnature) e Neymar (14 reti) sugli scudi a calamitare le eventuali attenzioni di Allegri e compagni. Stelle di prima grandezza aiutate da una difesa (40 reti subite) abbastanza impermeabile e supportate da un centrocampo eccezionale con nomi come Rakitic, Iniesta e Sergio Busquets.
Il Bayern Monaco
Lo spauracchio della Juve ha un nome ben chiaro: il Bayern Monaco. E sì perché al netto degli immensi valori ottimamente gestiti dallo stratega Carlo Ancelotti (3 Champions League vinte con Milan e Real Madrid), i bianconeri negli ultimi incroci con i bavaresi hanno perso in 3 occasioni su 3 in scontri a eliminazioni diretta. Basti pensare che, in campo europeo, tralasciando gli ottavi della scorsa stagione, la Vecchia Signora non perde fra le mura amiche proprio contro Robben e compagni che, il 10 aprile 2013, espugnarono lo Stadium e si portarono in semifinale di Champions.
Dal 4-3-3 al 4-2-3-1 due sistemi per i bavaresi
In stagione i bavaresi hanno alternato spesso due precisi moduli: il 4-3-3 (utilizzato 21 volte) ed il 4-2-3-1 (in 14 occasioni). Con però il primo esclusivo quasi della Champions (6 volte su 8) nei quali nel tridente offensivo hanno spesso trovato posto Lewandowski, Robben e Muller ed il secondo impiegato nelle ultime sfide, Bundes compresa, per dare maggior peso all’attacco e schierare tutte, o quasi, le punte di diamante a disposizione.
Lewandowski e Robben, macchina da guerra
3 sconfitte in 37 partite, 5 pareggi, 29 vittorie, 98 gol fatti e 21 subite sono il biglietto da visita di una macchina schiacciasassi prima in classifica in Bundes (+10 sul Lipsia), in semifinale di Coppa di Germania e ai quarti di Champions League (sesta volta consecutiva). Una formazione importante, in forma, che non perde addirittura da 4 mesi (il 23 novembre 2016 contro il Rostov) e che è in serie positiva, ogni competizione, da 18 impegni ufficiali consecutivi.
Da Neuer a Thiago a Muller, una costellazione di talenti
Come le compagini precedenti, anche il Bayern di Ancelotti sembra essere una squadra priva di punti deboli con una serie di calciatori dal valore complessivo di 556 milioni di euro ben assortiti e capaci di sbloccare la situazione in qualsiasi momento. Al netto delle ultime chance di Lahm e Xabi Alonso (che si ritireranno a fine anno), guidata dal bomber Lewandowski (33 reti stagionali), infatti, i bavaresi sono una delle favorite per la vittoria finale e per stanare il dominio spagnolo che dura ormai da 3 anni.
Atletico Madrid
Due finali negli ultimi tre anni, due vittorie sfiorate di poco, la grinta del Cholo e la voglia di riscattarsi sono le motivazioni alla base dell’assoluta pericolosità dei Colchoneros nell’urna di Nyon. Griezmann e compagni, infatti, vogliono cancellare i traumi del recente passato e regalare ai propri tifosi una gioia mai provata prima in 114 anni di storia. Bilancio con la Juve: 1 pareggio ed una vittoria nella fase a gironi della Champions 2014/15.
Il 4-4-2, la certezza di Simeone
Con Simeone da tecnico da oltre 5 anni e 67 calciatori impiegati in questo lasso di tempo, il 4-4-2 dell’allenatore argentino è entrato quasi nel dna di tutti gli uomini dell’Atletico Madrid. Un sistema di gioco su cui poggiano le certezze del club spagnolo e che tanto bene ha fatto negli ultimi tempi con la conquista di 1 Liga, 1 Coppa del Re, 1 Supercoppa di Spagna, 1 Europa League ed 1 Supercoppa Uefa sotto la gestione dell’ex Inter.
Momento di forma, il peggio è passato
Tra ottobre e dicembre l’Atletico Madrid ha vissuto il momento forse più basso della sua storia recente con 4 sanguinose sconfitte in 7 sfide di Liga che l’hanno estromessa, quasi definitivamente, dal discorso vetta della classifica. Un momento però alle spalle e che, al netto dell’eliminazione in semifinale di Coppa del Re contro il Barcellona, recita, negli ultimi tempi, 8 vittorie in 12 gare di campionato. Un rendimento discreto funzionale ad una preparazione ad hoc per le fasi finali di questa Champions League.
Griezmann e l’attacco franco-belga da 47 reti stagionali
Dopo l’europeo dello scorso anno perso in casa contro il Portogallo di CR7 Griezmann è ripartito con grande energia e slancio per confermarsi una stella assoluta del football internazionale. I 21 gol di questa stagione sono la testimonianza del grado di maturità raggiunta dal ragazzo che, in tandem, con i vari Carrasco (12 gol) e Gameiro (14 reti), nell’attacco franco-belga dell’Atletic, potrebbe mettere in crisi l’impianto difensivo bianconero.
Monaco
La compagine di Leonardo Jardim ha superato a sorpresa la corazzata di Guardiola con un doppio confronto davvero spettacolare sia all’Emirates stadium che al Luois II di Montecarlo. Uno spot per il calcio che mostra chiaramente la pericolosità della compagine del Principato di Monaco che, al primato in campionato (+3 sul PSG), affianca l’appuntamento dei quarti di finale. Una squadra quindi da prendere assolutamente con le molle ricca com’è di giovani talenti, Mbappè su tutti.
Modulo
Jardim da tecnico intelligente capace di valorizzare al meglio le proprie risorse umane, dopo aver insistito tanto lo scorso anno sul 4-2-3-1 con Vagner Love, Dirar, Lemar e Cavaleiro in attacco, in questa annata 2016/17 si sta affidando spesso, spessissimo al 4-4-2. Un modulo che in fase attiva diventa un 4-2-4 con gli esterni alti forti e duttili come Lemar e Bernardo Silva e due punte, Falcao e Mbappè, in stato di grazia. L’ultimo precedente però, garantisce ottimismo per gli juventini con un quarto di finale propizio che portò poi alla finale di Berlino.
Momento di forma: 16 risultati utili in Ligue 1
Ultime due sfide di Champions a parte (5-3 a Manchester e 3-0 contro il Leverkusen) la banda Jardim non perde in gare ufficiali addirittura dal 18 dicembre scorso in casa col Lione. Da quel momento in avanti una sorta di moto d’orgoglio per i biancorossi che hanno inanellato una serie di successi importanti fatti di 16 risultati utili consecutivi. Una striscia importante e che, inevitabilmente, mette paura alla Juventus.
Mbappé sugli scudi, la stella è lui
Fra i vari Lemar, Sidibe, Fabinho, l’estroso Bernardo Silva e la solidità difensiva dell’ex Torino Glik l’astro nascente, la stella assoluta del club è il 18enne (peraltro giocatore più giovane ad aver segnato in questa edizione della Champions League) è Kylian Mbappé. Il ragazzo su cui molti club hanno posto la loro attenzione è l’uomo in più dei monegaschi che, con spensieratezza e sfrontatezza, ora possono sognare in grande.
Borussia Dortmund
A seguire, dopo il Man City troviamo, nel novero delle compagini auspicabili, il giovane Borussia Dortmund di Tuchel (media età di 25.2 anni). E sì perché nonostante i gialloneri abbiano vinto il loro rispettivo girone (F) davanti al Real Madrid e poi eliminato nel doppio confronto il Benfica negli ottavi, sembrano proprio per via dell’inesperienza in squadra essere alla portata della Juventus. In più, la compagine tedesca evoca, finale del 1997 a parte, dolci ricordi per la Vecchia Signora con una Coppa Uefa vinta nel 1993, una semifinale vinta nel ’95 e la vittoria negli ottavi di Champions nel 2015.
Sampaoli e Guardiola i riferimenti di Tuchel
Il tecnico tedesco Tuchel è abituato a schierare una formazione offensiva con modelli di riferimento piuttosto chiari: il Siviglia di Sampaoli e il Man City di Guardiola. Il Borussia, infatti, schiera spesso il 4-1-4-1 con diversi esterni offensivi dietro la punta Aubameyang con da mediano centrale il giovane Weigl o, in alternativa, il 3-4-1-2 col trequartista a ridosso delle due punte.
Momento di forma
Dai 78 punti che valsero la seconda posizione al Dortmund nella scorsa stagione siamo passati ad una squadra in crescita ma in piena lotta Champions con Hertha Berlino ed Hoffenheim col Bayern distante ben 16 punti. Un percorso non proprio netto per Reus e compagni che però fra campionato, impegno casalingo col Benfica e Coppa di Germania vengono da 6 successi nelle ultime 8 gare. Un rendimento importante con, in più, 22 reti fatte e solo 4 subite.
Dal dubbio Reus all’assenza di Gotze, l’uomo in più è Aubameyang
Se la Juve dovesse pescare il Borussia le sue attenzioni dovrebbero rivolgersi verso una compagine potenzialmente fortissima con prospetti davvero straordinari come i vari Ginter, Pulisic, Dembélé, Reus (in dubbio per i quarti di finale per un infortunio muscolare), Schurrle, Isak che, al netto dell’assenza a tempo indeterminato per Gotze (problemi metabolici), con l’incoscienza propria dei ragazzi potrebbe creare più di un grattacapo al club di Torino. Su tutti però, la stella da marcare a uomo e controllare costantemente dovrebbe essere il bomber gabonese Aubameyang capace di mettere a referto qualcosa come 29 gol in 32 partite totali.
Leicester
Nonostante le dichiarazioni di Gigi Buffon di martedì scorso nel quale il numero 1 bianconero si augurava di non incrociare i guantoni col Leicester è indubbio che una sfida con gli inglesi sarebbe il top per la Juventus. E sì perché magia a parte con la straordinaria rimonta sul Siviglia, le foxes non sembrano essere in stato di grazia con una classifica precaria (+3 sulla zona retrocessione) ed i talenti del titolo leggermente in affanno.
Un solo modulo, nel segno della continuità
Nel segno della continuità, l’ex secondo di Ranieri sta cercano di proseguire un certo discorso tattico per permettere alla squadra di continuare la stagione senza eccessivi traumi. Così, il sistema di gioco maggiormente utilizzato è il 4-4-2 malgrado il recente cambio verso il 4-2-3-1 voluto proprio dal condottiero dello storico titolo. Un modulo quindi, storico con un ruolo fondamentale per le ali e l’attaccante principe Vardy.
Momento di forma, Shakespeare al top
Per giudicare il recente cammino del Leicester bisogna parlare di un prima di Ranieri ed un post Ranieri. E sì perché dall’esonero del tecnico romano, il club inglese ha vinto 3 partite su, 3 Siviglia compreso, mentre, sotto la guida dell’italiano gli uomini in blu avevano perso 6 delle ultime 7 sfide ogni competizione. Un cambio criticato, disapprovato, biasimato che però sembrerebbe stare riportando i risultati sperati.
Unità di intenti e leader tecnici
Le armi vincenti del Leicester al di là delle ottime individualità di calciatori forti come Vardy, Mahrez (miglior giocatore della Premier League 2015/16), Drinkwater o Ndidi, il segreto della squadra è la forza del collettivo. Una unione non più dimostrata sotto la guida saggia Ranieri ma d’un tratto ritrovata con Shakespeare e che potrebbe essere, insieme con l’energia del pubblico, entusiasmo e la sfrontatezza dei debuttanti, un mix letale per tutti, Juve compresa.