“Sono gay ma mi fingo etero per paura”, la verità del giocatore della Bundesliga
Difficile farsi accettare dagli altri per quello che si è per davvero. Difficile farsi accettare dagli altri se si è omosessuali e si vive in un mondo in cui la "diversità" non è accettata di buon grado e non è compresa. Le difficoltà, poi, aumentano all'ennesima potenza se si è gay e si lavora in un contesto "omofobico" come il calcio. Dopo le confessioni di Alessandro Cecchi Paone, la gaffe di Cassano sui gay ed il polverone che la questione ha alzato in Italia durante gli Europei, la notizia nuova ora arriva dalla Bundesliga. Nel sottobosco omosessuale che vive nell'ombra del panorama sportivo, c'è chi in Germania ha preso coraggio ed ha raccontato la propria verità, confessando il proprio orientamento sessuale e (perché no) sfatando anche alcuni falsi miti sulla questione "gay-pallone".
"Se facessi outing non sarei al sicuro" – Un misterioso giocatore della Bundesliga ha aperto il suo cuore al magazine Fluter, rivelando la sua omosessualità e confessando di avere paura di fare coming out: "Se la mia sessualità diventasse pubblica non sarei al sicuro". Il calciatore "costretto a recitare ogni giorno" racconta le difficoltà del doversi fingere qualcuno che non è, camuffando il suo vero io, e non sa se sarà in grado di continuare a sostenere la continua "tensione fra il modello di giocatore eterosessuale e la possibile scoperta".
"Ci sono diversi i giocatori gay, tutti sanno ma nessuno ne parla" – Non si tratta di una mosca bianca. Il giocatore della Bundes afferma che nel campionato tedesco ci sono altri gay ed è convinto, anche, che i suoi colleghi siano a conoscenza della sua omosessualità. Un dato, quest'ultimo, che non gli ha mai creato problemi: "Alcune situazioni come la doccia all'inizio mettevano a disagio sia me che loro. Ma non ho alcun interesse per altri giocatori e ad un certo punto la cosa è diventata poco importante per tutti." In più, "Mister x" si è premurato di sfatare un falso mito riguardante la stoltezza dei suoi colleghi: "Alla fine, nonostante la loro reputazione, i miei colleghi non sono ignoranti".
"La manipolazione mediatica è la vera minaccia" – Non è, quindi, la paura di non essere accettati o capiti che spinge il giocatore a tacere ma le possibili ripercussioni a livello mediatico o nel rapporto con i tifosi che un suo outing potrebbe comportare: "Qualcuno potrebbe mai spiegare alla folla indignata prima della partita che i gay in realtà sono uomini assolutamente normali e poi scendere normalmente in campo? Inimmaginabile". Inimmaginabile, commenta il giocatore specificando la natura di tale arma a doppio taglio: "Allo stadio o dopo la partita qualsiasi sciocchezza all'interno del gruppo sarebbe trasformata in un grande caso".
Ma, se i giocatori si sono rivelati "non ignoranti" ed hanno compreso che può essere assolutamente normale avere un compagno di squadra omosessuale, i tifosi o i media non potrebbero dimostrarsi allo stesso modo intelligenti e continuare a sostenere il proprio beniamino anche se gay?! (Forse sì, vale la pena concedere loro il beneficio del dubbio.)