Slogan e foto sotto la maglia. I messaggi più originali mostrati dopo un gol
Originali, curiosi e divertenti. Sono gli slogan o i messaggi che nella storia sono comparsi sotto le magliette dei calciatori dopo un’esultanza per un gol. Veri e propri maestri di questa pratica diffusissima che è stata poi bloccata dalla Fifa e punita con il cartellino giallo. Scopriamone alcuni, tanti sono i calciatori italiani.
Francesco Totti: il pioniere di questa diffusissima pratica
E’ diventato famosissimo per le sue esultanze strambe e per i suoi messaggi comparsi in passato sotto la casacca giallorossa dopo aver segnato un gol. Tutto cominciò nel 1998 quando arrivò il suo primo importantissimo gol alla Lazio nel derby della Capitale, con corsa sfrenata sotto la Curva Sud. Ma pochi mesi più tardi, nel ritorno, un altro sigillo e una maglietta diventata un must: “Vi ho purgato ancora”, lo slogan col quale Francesco, il capitano di quella favolosa Roma, salì ufficialmente al potere. Da quel giorno non lo fermò più nessuno. Dal “cucchiaio” con dedica per la sua Ilary al parto simulato sotto la tribuna Monte Mario, dall'improvvisato cameraman tv fino al recente selfie con i tifosi, passando attraverso provocazioni e magie. Un calciatore, Francesco Totti che ha da sempre animato il derby di Roma come nessuno nella storia. Uno che ha giallorosso nel sangue e che vive sempre l’emozione della stracittadina come fosse la prima volta.
Una maglietta provocatoria al Manchester City per Super Mario
Oggi al Nizza, in Francia, Mario Balotelli sta provando a rinascere a suon di gol, assist e prestazioni, che stanno nuovamente facendo parlare di sé, anche in chiave Nazionale. In passato ha vestito le maglie di Liverpool, Milan e Inter. E tante sono state le polemiche che lo hanno visto protagonista in negativo con i suoi discutibili comportamenti. Quando era al Manchester City, il suo nome era su tutti i tabloid inglesi. In occasione della gara fra i Citizens e lo United nel derby di Manchester, terminata 6-1 per la squadra allenata allora da Mancini, Balotelli segnò una doppietta. Solo poche ore prima del match a casa dell’attaccante italiano erano arrivati i vigili del fuoco, chiamati dopo l’esplosione in bagno di alcuni fuochi d’artificio. Stufo delle chiacchiere sulla sua vita privata, il bomber dopo uno dei goal mostrò a tutti quella maglia azzurra con scritta bianca: “Why always me?”, si chiese. Una domanda che è poi entrata nella storia della Premier League.
La ‘sobrietà' di Marco Materazzi
La rivalità atavica fra Juventus e Inter, è sempre stata contraddistinta da polemiche, dichiarazioni al veleno e scandali arbitrali che hanno visto l’Inter “vincere”, in tribunale, uno scudetto vinto dalla Juventus sul campo, e revocato successivamente dopo i noti gli scandali di Calciopoli. Da lì in poi fu un susseguirsi di parole pesanti fra la dirigenza neroazzurra e quella bianconera che, fino all’ultimo, ha cercato di riprendersi a tutti i costi quel titolo. Nel 2010 però, quando l’Inter di Moratti e Mourinho conquistò lo storico Triplete dei neroazzurri, nella notte di Madrid, in cui Milito e compagni strapazzarono il Bayern alzando la coppa dalle grandi orecchie per 2-0, Marco Materazzi si rese protagonista assoluto nel post gara. Festeggiò infatti con una maglietta con su scritto “Rivolete anche questa?”,con foto della Coppa della Champions League, riferito alla Juventus che aveva portato la questione scudetto anche in tribunale scatenando l’ira di tifosi e dirigenza bianconera.
La maglietta mancata di Gennaro Sardo
Stagione 2010/2011, il sorprendente Napoli di Walter Mazzarri, cadde contro una delle squadre che è sempre stata una bestia nera per i partenopei: il Chievo Verona. La gara contro il clivensi allo stadio Bentegodi di Verona terminò con il punteggio di 2-0 in favore dei padroni di casa che si imposero grazie ad un gol del bomber Moscardelli e del napoletano Gennaro Sardo. Oltre al gol, il terzino destro campano, si rese protagonista di un episodio davvero curioso e divertente. Dopo l’esultanza per il doppio vantaggio, Sardo corse ad esultare alzandosi la maglietta gialloblu del Chievo, ma qualcosa non era andato nel verso giusto. Infatti, il calciatore si accorse di aver dimenticato di indossare la maglietta con la foto della moglie Daniela e la figlia Aurora a cui avrebbe voluto dedicare il gol. “Avrei dovuto mettere una maglietta con la loro foto per farla vedere, ma me la sono dimenticata”, dichiarò poi Sardo a fine partita.
Tevez e la sua dedica a i quartieri di Buenos Aires
E’ da sempre stato legatissimo alla sua terra, anche se adesso l’ha lasciata preferendo i soldi della Cina. "Ciudad Oculta", fu questa la maglietta mostrata ai tifosi sotto la casacca bianconera, mostrata dall' ex attaccante della Juventus Carlos Tevez che dedicò il gol segnato in una partita giocata con il Verona, ad uno dei quartieri più poveri di Buenos Aires, chiamata "città nascosta" per il muro costruito dal governo argentino nel 1978, per occultare agli occhi dei turisti in città, in occasione del Mondiale, la miseria di quel quartiere. Una zona molto cara anche a Papa Francesco. Ancora cardinale, Bergoglio, si occupò di quella sfortunata zona della città, denunciando le pressioni da parte dei narcotrafficanti nei confronti dei sacerdoti che operavano in quella e in altre Villas, ovvero i quartieri popolari dei Buenos Aires.