Siviglia-Juventus: Bonucci risolutivo, ma Pjanic è un fantasma
Un'autentica sofferenza. Come definire diversamente la gara di Champions della Juventus, al Sánchez-Pizjuán di Siviglia. I bianconeri vanno sotto dopo appena 9 minuti, rischiano di soccombere, ma poi crescono di livello e contribuiscono alla doppia ammonizione dell'ex palermitano Vazquez che lascia gli spagnoli in 10 con 70 minuti da giocare. Sul finire di primo tempo, l'assedio degli uomini di Allegri produce così il rigore su Bonucci che Marchisio non sbaglia. Alla ripresa alla Juventus viene il "braccino", lo stadio è una bolgia e il Siviglia cresce nonostante l'inferiorità numerica. Manovra balbettante, poca personalità e Vitolo e N'zonzi che fanno sudare freddo gli juventini. Quando il pari sembra già scritto, però, tocca ancora a Bonucci risultare determinante con la rete del 2-1, che spiana la strada anche al tris finale di Mandzukic. La larga vittoria, tuttavia, non deve far dimenticare i grossi difetti messi in mostra dalla squadra, ancora con poca dimensione europea e con un Pjanic tutto da integrare nel sistema di gioco bianconero.

Bonucci determinante, come cresce Rugani
- Bonucci a cinque stelle. Ha personalità da vendere e si esalta nelle situazioni di difficoltà; caratteristiche che solo i campioni possiedono. Cresce minuto dopo minuto, guida Rugani e l'intero reparto, si sdoppia anche in fase d'impostazione e c'è lui nelle occasioni che sbloccano il match per la Juve. È lui a subire il fallo del rigore dell'1-1, sua la rete splendida del vantaggio quasi allo scadere.
- Il ritorno di Marchisio. Al di là del rigore realizzato, comunque di importanza capitale visto il momento della partita e la posta in palio, il recupero a pieno ritmo del numero 8 è determinante per la manovra juventina. L'azzurro regala tranquillità ed equilibrio ed è l'unico in grado di accelerare il gioco, verticalizzare e armare i piedi dei numerosi esterni in rosa.
- Rugani non trema. Lo stadio Ramón Sánchez-Pizjuán, per larghi tratti, è una bolgia che fa deconcentrare elementi molto più esperti, ma lui no. Mantiene alta la tensione, attento e lucido, gioca d'anticipo, si fa vedere in fase d'impostazione. Una buona notizia anche in chiave azzurra, oltre che naturalmente per Allegri che dovrà fare a meno ancora a lungo di Barzagli.
Poca personalità e zero dimensione europea
- Poca personalità. Alla squadra di Allegri manca la dimensione europea, la stessa che ha sempre esaltato il Milan dei tempi d'oro nelle gare della coppa dalle grandi orecchie. Un difetto che ha radici lontane e che continua a non far esprimere la squadra ai livelli che sarebbero consoni al suo potenziale. Nel secondo tempo, pure in superiorità numerica, i bianconeri giocano con poca serenità, commettono tanti errori banali e a far la parte del leone è un Siviglia indomito.
- Tanto gioco, pochi sbocchi. Una squadra infarcita di esterni con fraseggi stretti e continuati, ricerca insistita di combinazioni e sovrapposizioni, tentativi di verticalizzazione e ripartenze, ma al tirar delle somme i pericoli in area avversaria sono pochi e Mandzukic non la vede mai. Un'eresia che, con un arsenale del genere, la Juventus non sia una macchina da gol.
- Pjanic dove sei? Il secondo colpo più importante della campagna acquisti estiva è ancora un pesce fuor d'acqua. Il bosniaco si muove molto tra le linee, ma il più delle volte gira a vuoto. È probabilmente quello della sua posizione in campo il rebus più importante da risolvere per far volare la Juventus.