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Salernitana: perché in caso di promozione Claudio Lotito deve lasciare la presidenza

Claudio Lotito, proprietario attualmente della Lazio e della Salernitana, in caso di promozione in A dei granata, dovrà lasciare la presidenza del club campano. Lo prevede il comma 1 dell’articolo 16 bis del Noif (Norme organizzative interne federali). Una vicenda che, alla luce dell’ottimo campionato della squadra allenata da Gian Piero Ventura, ha già allertato il popolo dei tifosi.
A cura di Fabrizio Rinelli
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I 36 punti in classifica della Salernitana certificano l’ottima stagione della squadra granata. Un percorso iniziato con mille fatiche dopo un campionato, quello passato, in cui il club era stato a un passo dalla retrocessione in C. E si è dunque ripartiti da quel rigore realizzato a Venezia da Di Tacchio che consentì al cavalluccio di vincere i playout con i veneti e ripartire. Lotito giurò alla Curva Sud granata che mai più avrebbero vissuto stagioni difficili. L’acquisto di gente come Cerci, Herteaux e Lombardi, aveva infatti già fatto breccia nel cuore del popolo salernitano, anche se poi i primi due non sono quasi mai scesi in campo. In realtà però il vero top player è l’ex ct della Nazionale Giampiero Ventura. E’ lui, che con il suo armonico gioco, ha portato i granata a 1 punto dalla Serie A e diretta e in piena zona playoff. Ma se Lotito è già presidente della Lazio, potrà mai essere presidente di un’altra squadra della stessa categoria il prossimo anno? E’ questa la domanda che tutti si pongono e a cui abbiamo provato a dare una risposto e quantomeno fare luce sulla vicenda.

Il cammino da urlo della Salernitana nell’attuale stagione in B

Parlavamo dunque dei 36 punti attuali della Salernitana. Una squadra che con il 3-5-2, marchio di fabbrica di Ventura, non perde ormai una partita da diverso tempo. Due sole sconfitte da dicembre a oggi (4-3 a Cittadella e 2-1 a La Spezia) per poi conquistare ben 10 punti nelle ultime 4 gare che hanno proiettato i granata in piena zona Serie A. Il punto sul campo dell’ormai lanciatissimo Benevento, la vittoria esterna sul campo del Pescara, il 4-0 sulla sorpresa Pordenone: un cammino da grande. Proprio quello che si auspicavano i tifosi campani che adesso, al quinto posto, a solo 1 punto dalla A diretta, sognano quella categoria che manca da troppo tempo ai granata. E i protagonisti sono quasi gli stessi della scorsa stagione, quando la Salernitana si è salvata solo ai calci di rigore nella scontro playout contro il Venezia. In attacco infatti Djuric, ex Cesena, sta segnando con una buona continuità trovando poi in Lombardi, Maistro e Gondo, le vere sorprese del campionato.

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Perché Lotito sarà costretto a cedere in fase di promozione in A dei granata

E allora la domanda sorge spontanea? Perché Lotito, in caso di Serie A dei granata, non potrà mantenere entrambi i club in massima serie? Semplice, perché nel comma 1 dell’articolo 16 bis del Noif (Norme organizzative interne federali), si stabilisce che (citando testualmente): "Non sono ammesse partecipazioni o gestioni che determinino in capo al medesimo soggetto controlli diretti o indiretti in società appartenenti alla sfera professionistica o al campionato organizzato dal Comitato Interregionale".

  • In questo momento infatti ci si trova in una sorta di deroga o ‘concessione’ fornita proprio dagli organi calcistici competenti per incoraggiare la ripartenza delle cosiddette nobili decadute del calcio.

L’attuale assetto societario della Salernitana, oggi, vede il pacchetto azionario del club granata diviso in due società: la Omnia Service di Enrico Lotito, figlio di Claudio e la Morgenstern di cui è amministratore Marco Mezzaroma, cognato del presidente biancoceleste. Nessuno spazio, dunque, a interventi normativi che possano cambiare le carte in tavola per poter concedere a Lotito la possibilità di mantenere la Salernitana.

  • Anzi, entro 30 giorni dalla possibile promozione in A dei granata, la società dovrà essere ceduta a terzi. Insomma, Lotito non potrà essere presidente di due club che giocano in Serie A.

I presidenti di A preferiscono investimenti simili

I Pozzo acquistano all’estero, la Juventus crea invece una squadra B che gioca nel campionato di Serie C. Ma c’è chi preferisce invece investire in altri club, magari nobili decadute, piazze blasonate, che hanno voglia di riempire nuovamente il proprio stadio e con un bacino d’utenza. Investimenti che fanno piacere anche alla Federazione che fa ripartire e rilancia subito un sodalizio blasonato. I neo-proprietari con staff, giocatori e organizzazione sperimentale hanno dunque modo di valorizzare le proprie risorse come i giocatori di ‘secondo piano’ o i giovani da lanciare. Non da sottovalutare, inoltre, il fatto che, in quanto proprietari di un club di D, C o B, si ha la possibilità di sedere anche ai vari consigli delle rispettive leghe di categoria. Un fattore non di poco conto e che ha sicuramente il proprio valore aggiunto.

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I precedenti da Gaucci a Cimminelli

Oggi, dopo Lotito, anche De Laurentiis ha deciso di acquistare un club decaduto di una grande piazza per godere di questi benefici. Stiamo parlando del suo Bari, secondo nel girone C di Serie C e che è in corsa quantomeno per un posto d’onore in zona playoff. Prima ancora del Lotito granata e dell’Aurelio galletto, in Italia già altri grandi presidenti avevano pensato a investimenti simili. Basti ricordare Luciano Gaucci, scomparso di recente, che oltre a possedere il glorioso Perugia con Cosmi in panchina, era stato anche proprietario del Catania (dal 2000 al 2004, fra C1 e B), della Viterbese (1997-2000 in C1) e la Sambenedettese (dal 2000 al 2004 con due promozione dalla D alla C1). Poi fu il turno dell’ex presidente del Torino, Franco Cimminelli, contemporaneamente patron del Lecco in C1 (2000-02) e del Moncalieri in C2 oltre che dei granata.

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