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Serie A, perché gli arbitri sono pronti allo sciopero. Nicchi: “Minacciati con pallottole”

Il capo degli arbitri denuncia il clima intimidatorio e l’esasperazione dei rapporti tra ‘fischietti’ e le diverse anime del mondo del calcio italiano. Centralità del ruolo, peso elettorale in seno alla Federazione, utilizzo del mezzo tecnologico gli elementi di discussione sul tavolo con la possibilità di sciopero sullo sfondo.
A cura di Maurizio De Santis
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All'Associazione italiana arbitri sono arrivati plichi con pallottole indirizzate a me, al vice presidente e al designatore Rizzoli. E' un fatto nel dominio della Digos e all'attenzione del Viminale e del ministro degli Interni.

Inizia così la conferenza stampa del presidente degli arbitri, Marcello Nicchi, che nella conferenza stampa convocata a Roma accende i riflettori sul malessere che attraversa i fischietti italiani, questo volta finito nel mirino per questioni più gravi del chiacchiericcio da ‘bar dello sport'. Alcune stucchevoli e dai risvolti impensabili fino a qualche tempo fa.

L’arbitro Di Bello, che ha diretto – e bene – Inter-Milan, deve comparire in tribunale da un giudice di pace per presunti errori arbitrali dopo le denunce arbitrali dell’associazione consumatori. Ve li immaginate Ronaldo o Messi, o qualsiasi altro calciatore, che finiscono in Tribunale per aver fatto un errore o presunto tale?.

Ad alimentare la tensione non sono le (solite) polemiche roventi su errori grossolani, sviste clamorose, interpretazioni discutibili del regolamento e degli strumenti (il Var) da parte dei direttori di gara ma qualcosa che ha incrinato i rapporti tra le due anime del calcio tricolore.

Ci sono tesserati della Federcalcio che parlano di malafede della classe arbitrale – ha aggiunto Nicchi – non ho sentito una parola da parte di nessuno al riguardo. Un giornalista ha anche dichiarato in una trasmissione: ‘In guerra si va sparando, bisogna sparare agli arbitri'. Lo abbiamo denunciato e seguiremo gli sviluppi della vicenda, ma a seguito di questo episodio abbiamo ricevuto plichi con pallottole.

Le ragioni del malessere, perché gli arbitri minacciano l'astensione

  • La marcia dei tifosi della Lazio, che nelle scorse settimane hanno promosso una sorta di class action nei confronti degli arbitri (in particolare, Giacomelli di Trieste in occasione della sfida col Toro), è stata come gettare benzina sul fuoco rispetto a problemi cronici quali i mancati rimborsi per le categorie inferiori e le aggressioni nei confronti dei fischietti meno tutelati.
  • C'è ancora un altro fattore sul tavolo, non è folklore ma questione di tipo politico (anche se Nicchi non ha ritenuto centrale questo aspetto): secondo alcune indiscrezioni l'Aia rischia di vedere ridimensionato il proprio peso elettorale (attualmente al 2%) alle elezioni Federali, in favore della Lega di Serie A. Una perdita di potere inaccettabile per gli arbitri pronti (se necessario) anche all'astensione dalla prossima giornata di campionato (14/15 aprile, 32° turno di Serie A). In una parola ‘sciopero'.
  • Il terzo punto fa invece riferimento alla centralità del ruolo quanto a discrezionalità nell'utilizzo del Var, anche questo spesso causa di frizioni con le società e gli allenatori nella valutazione degli episodi. Per la serie tutto si può migliorare ma la ‘dietrologia' è un'altra cosa.
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