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Serie A, le cinque giocate da ricordare della sesta giornata

Il weekend di Serie A ha regalato lo slalom di Gomez che ha aperto il poker dell’Atalanta. La gemma dalla distanza di Pjanic, sempre più talismano della Juve. E un Sensi creatore di calcio nell’Inter di Conte che eguaglia Herrera. La Lazio domina il Genoa, ma c’è spazio anche per le parate di Strakosha. Joronen fa di tutto per frustrare il Napoli.
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Un sabato di gol da applausi, una domenica di belle parate. La sesta giornata ha regalato lo slalom del "Papu" Gomez, il nono gol consecutivo da fuori di Pjanic, il tacco di Sensi, protagonista assoluto a Genova, che avvia l'azione del 3-1 dell'Inter sulla Sampdoria. Ma si fanno ammirare anche Joronen, che si ripiega con agilità sorprendente per un portiere alto quasi due metri, contro Llorente nel 2-1 del Napoli al Brescia, e Berisha che blinda il 4-0 della Lazio al Genoa.

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Il Napoli contro il "gigante" Joronen

Dopo Luca Toni e Andrea Caracciolo, nella storia del Brescia c'è lui, il "gigante" Jesse Joronen. Il portiere finlandese alto un metro e 97 è il terzo acquisto più costoso di semore del club. Non è facile mettergli paura, quando giocava al Copenhagen ha salvato il risultato contro il Kups dopo aver perso due denti in un precedente scontro fortuito con un avversario. L'uscita su Mertens al San Paolo impallidisce al confronto.

Nel giorno del ritorno al gol di Balotelli, che entra in campo con sua figlia in braccio (è l'immagine più bella della giornata), Joronen si ritaglia non pochi momenti di celebrità. Tiene in partita il Brescia con una parata non banale su Llorente. Per un portiere così alto, trovare una coordinazione così veloce per abbassarsi sul primo palo e deviare in angolo un tiro ravvicinato è tutt'altro che semplice o scontato. Il Napoli conquista comunque la quattordicesima vittoria interna consecutiva contro una neopromossa.

Sensi accende l'Inter

Per la seconda volta nella sua storia, l’Inter ha vinto tutti primi sei incontri stagionali disputati in Serie A. Era successo solo nel 1966-67, con Helenio Herrera. Con il 3-1 a Marassi contro la Sampdoria, Antonio Conte diventa il quarto allenatore nell’era dei tre punti a vittoria a vincere tutte le sue prime sei gare alla guida di una squadra in Serie A (dopo Ciro Ferrara con la Juventus nel 2009, Rudi Garcia con la Roma nel 2013 e Massimiliano Allegri con la Juve nel 2014).

E' soprattutto la partita di Stefano Sensi che segna la rete del vantaggio, con deviazione di schiena di Alexis Sanchez, poi serve al "Nino Maravilla" l'assist del 2-0. Ha contribuito a cinque gol in questa Serie A (tre reti, due assist), recordman di squadra. Non gli era mai accaduto prima in Serie A di prendere parte attiva a due gol nello stesso incontro per la prima volta in Serie A.

Ma la giocata più spettacolare non rientra in questa statistica. L'epifania del Sensi creatore di calcio è il colpo di tacco, il ricamo svelto e intuitivo con cui avvia l'azione del gol di Gagliardini. Un momento di ispirazione spiazzante, smarcante. Una visione che anticipa il tempo di gioco e libera lo spazio di mezzo. Rilevante anche la posizione che in quel momento occupa, tutto spostato sulla fascia sinistra. Perché la mezzala nel calcio di Conte deve allargarsi per aprire la difesa e favorire gli inserimenti da dietro. Adesso lo aspetta il Camp Nou.

L'infallibile Pjanic, talismano della Juve

Quando segna lui, la Juve vince quasi sempre. Tredici i successi bianconeri in occasione degli ultimi 14 gol di Miralem Pjanic. Fa girare la squadra di Sarri, ha toccato oltre cento palloni contro Brescia e Spal. Quando poi tira da fuori, è implacabile. Di potenza o d'eleganza, Pjanic sposta gli equilibri. Ha aperto il 2-0 alla Spal con la sua nona rete consecutiva da fuori area, agevolato dalla leggera deviazione di Valdifiori. Dopo il gol al Brescia, ha segnato in due partite consecutive di Serie A per la prima volta dal 2017.

Dal 2007,  ha segnato 27 gol da fuori area. Nei principali campionati europei, ne hanno realizzati di più solo Lionel Messi (69), Cristiano Ronaldo (54) e Zlatan Ibrahimovic (35). Poi il 2-0 di Cristiano Ronaldo, che per la terza volta nei cinque principali campionati europei ha segnato in tutte le sue prime tre gare casalinghe stagionali, completa la 24ma partita interna senza sconfitte della Juve. Nei campionati del Big 5, solo il Liverpool (43) ha una serie casalinga più lunga.

Le parate di Strakosha nello show della Lazio

Le squadre di Genova devono esercitare un'attrazione particolare sulla Lazio. Il 4-0 al Genoa è il primo successo biancoceleste con quattro gol di scarto dalla vittoria, con lo stesso punteggio, sulla Sampdoria di aprile 2018. Quattro anche i marcatori diversi, non erano così tanti dal 5-1  al Benevento di marzo 2018. Nel quartetto c'è anche il talismano Milinkovic-Savic, il più giovane centrocampista con almeno 23 gol in carriera in Serie A: quando segna lui, la Lazio non perde mai (16 vittorie e 4 pareggi in 20 partite).

Il Genoa, che non vince in trasferta da 12 gare, sbatte anche contro le parate di Strakosha. Notevole, per attenzione e reattività, il doppio intervento per frustrare le ambizioni di Cassata e Lerager. “Abbiamo dominato la partita e non abbiamo lasciato campo al Genoa" ha detto a Lazio Style Channel. "Io? Posso migliorare fino al giorno che non smetterò di giocare, proprio come dice Buffon”.

Le prodezze del Papu Gomez

L'Atalanta ha vinto tutto le ultime quattro trasferte in Serie A. Ha raggiunto le dieco vittorie esterne nell'anno solare 2019, meno solo delle undici del Manchester United tra Serie A,  Bundesliga, Liga, Premier League e Ligue 1. Era dal gennaio 2001 che l'Atalanta non segnava quattro gol in trasferta nel primo tempo in Serie A.

Il poker lo avvia l'uomo simbolo della partita, Alejandro Gómez. Il "Papu" ha firmato la nona marcatura multipla in Serie A, contro nove avversari diversi. E' il jolly tattico di Gasperini, che gli chiede di arretrare un po' più di quanto si possa pensare per un trequartista. Il raggio d'azione così allargato scompensa la fragile difesa del Sassuolo che perde i riferimenti da subito.

Gomez è appena oltre la linea di centrocampo quando al 7′ si lancia in uno slalom stretto, uno scatto di sessanta metri di fronte a difensori impotenti. Non sarà della leva calcistica del '68, ma sembra proprio il Nino della canzone di De Gregori. Prende un pallone che sembra stregato, che accanto al piede gli rimane incollato. Entra nell'area, complice l'ultimo svolazzo, il tunnel a Toljan, tira e il portiere lo lascia passare.

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