Serie A, Irrati difende la VAR: “Serve a noi arbitri, così come le interviste a fine gara”
La rivoluzione arbitrale in Italia sta dettando legge. La VAR riscontra successo, il suo utilizzo negli ultimi Mondiali in Russia ne è un esempio importante, così come lo studio nelle altre federazioni calcistiche. Chi prima chi dopo, dovrà accettare la tecnologia a bordo campo, la moviola in tempo reale, la VAR per evitare – o almeno limitare – gli errori dettati dalle valutazioni umane.

Nessun ridimensionamento della figura dell'arbitro, anzi un miglioramento dello status dei direttori di gara che si sentono maggiormente tutelati, più tranquilli nelle decisioni così come i club e gli stessi giocatori. A rivelarlo è il ‘fischietto' mondiale Massimiliano Irrati fervido sostenitore dell'assistenza a bordo campo, oramai un ‘must' per evitare facili polemiche come nel recente passato.
Il comportamento dei calciatori è migliorato, il gioco effettivo è aumentato. Chiunque faccia l'arbitro non può che apprezzare l'aiuto che viene da fuori, prima doveva decidere completamente da solo e mentre tutti gli altri rivedevano le azioni lui era l'unico a non poterlo fare
La rivoluzione in due anni
Tutto positivo? Non proprio. Ma si può ancora migliorare, visto che il BAR solo due anni fa sembrava una chimera e oggi è una realtà con cui fare i conti per migliorare il calcio e renderlo più oggettivo possibile: "Quando Rosetti, leader project del progetto Var, ci iniziò a parlare di questa cosa due anni fa sembrava inapplicabile, ero molto dubbioso e scettico, convinto che potesse trasformare il calcio in peggio ma mi sono dovuto ricredere. I fatti hanno dimostrato che la Var serve"
L'intervista post gara
Dall'ausilio del VAR alla trasparenza a fine partita. Per Irrati c'è anche spazio per un arbitraggio 2.0 in cui non solo durante i 90 minuti di gioco ma anche dopo, i direttori di gara possano esprimere un parere sul proprio operato e rispondere ad eventuali critiche: "noi ci incontriamo costantemente con allenatori e giocatori, siamo in grado di sostenere un'intervista, chiaro che se si parla solo di un episodio o di favoritismi non diventerebbe fattibile. In altri contesti non ci sarebbero problemi