Serie A e diritti tv: gioie e dolori del nostro calcio vicino al collasso
Mentre la macchina del calcio giocato non si ferma ed è pronta a ‘raddoppiare‘ con il turno infrasettimanale tra martedì e mercoledì, non si possono dimenticare i conti – in rosso accesso – di un sistema che getta fumo negli occhi di migliaia di tifosi ma in dispensa ha pochissimo arrosto da poter servire. Così, anche se stanno passando sotto un silenzio assordante, si sono discusse le nuove ‘provvigioni‘ di mamma Tv al calcio italiano per il prossimo triennio e si è varato nella Torino bianconera l'ennesimo aumento di capitale per colmare un debito impressionante. Almeno per noi.
CAMPIONATO ANESTETIZZANTE – Il Napoli batte il Milan e si ritrova in vetta alla classifica esprimendo gran gioco ed entusiasmo; la Juventus si ritrova cinica e spietata, a punteggio pieno dopo due giornate mentre le avversarie romane e milanesi sono ferme ad un misero punto e con problemi interni da risolvere. Le cosiddette ‘provinciali‘ hanno alzato la testa, con il Cagliari e l'Udinese, rivoluzionate ma non nei risultati (2 gare, 2 vittorie); Atalanta, Genoa, Catania: tutte società che esultano e si esaltano approfittando dell'involuzione attuale delle ‘grandi'. Ne nasce una classifica corta e strana dove tutto può cambiare ogni 90 minuti di gioco. Insomma, un mix di sorprese e novità che stanno coinvolgendo le tifoserie di mezza Italia, sempre più interessate ai discorsi del ‘lunedì' su tattiche, delusioni, gol e sbagli arbitrali. Il resto non conta o se conta, passa in secondo piano.
IL POTERE DELLA TV SUL NOSTRO CALCIO – Così, anche sui giornali del settore, l'assistenzialismo della televisione al calcio italiano passa in second'ordine, con trafiletti nelle pagine interne, quasi interessasse ad una manciata di persone. E invece, ritornando sul dente dolente di un calcio in affanno e in crisi di identità, il rinnovo per i diritti tv per il prossimo triennio ha una valenza quasi fondamentale. Che dimostra con i fatti come in Italia, tolta la televisione, il nostro sistema pallonaro può semplicemente chiudere. Il bicchiere mezzo pieno è che con il colosso Sky, l'alternativa Mediaset e la tv di Stato in chiaro con la Rai, non si rischierà mai lo switch-off del calcio catodico, ma il lato oscuro della vicenda è che prima o poi le varie emittenti decideranno di ‘fare cartello‘ e detteranno loro le regole del gioco. Non sarà piacevole per il calcio, ma bisogna solo capire quando questo accadrà. Di segnali ce ne sono a migliaia, l'ultimo? La data per il recupero della prima giornata di Serie A saltata per lo sciopero dei calciatori. La Lega aveva indicato come giorno del recupero il prossimo 21 dicembre, ma Sky non ha gradito per esigenze di palinsesto e di appeal, preferendo la data del 5 gennaio. Secondo voi, quando si giocherà il recupero?
LE REGOLE DETTATE DA SKY E MEDIASET – Tornando alla telenovela dei diritti televisivi, nodo scorsoio attorno al collo del nostro calcio, basta riportare gli ultimi dati ufficiali di queste ore. Almeno fino al 2015 la Serie A potrà dormire sugli allori, senza esigenze di rivoluzioni particolari: Sky e Mediaset hanno presentato le loro laute offerte per i pacchetti calcio del prossimo triennio. Sky, che gestisce l'esclusiva di tutti gli incontri sul satellite, ha garantito 558 milioni di euro per il 2012-2013, 561 per il 2013-2014, 564 per il 2014-2015. Mediaset Premium, che gestisce il digitale terrestre con la copertura di 12 squadre, ha messo sul piatto 259 milioni per il 2012-2013, 268 per il 2013-2014 e 277 milioni per il 2014-2015. Numeri che fanno capire come la Lega e la Serie A incasseranno di più rispetto all'ultimo biennio: da 792 milioni a 829, con un incremento di circa 30 milioni di euro che, in tempi di recessione, tornano non poco comodi. Da tenere presente poi che verranno venduti a parte i diritti d'archivio (altra fetta da 40-50 milioni), aspetto non secondario che aumenterà il fatturato complessivo.
CANALI FANTASMA E IL MALCONTENTO RAI – Il bicchiere mezzo vuoto è che l'aumento del budget messo in campo dalle tv andrà di pari passo con le esigenze e i dettami delle stesse sul nostro calcio. Non avendo altri introiti all'altezza, la Serie A dovrà scendere sempre più spesso a compromessi. Non è un caso se, dopo il fallimento di Dahlia, oggi restano ancora vacanti i diritti su otto squadre (56 partite in totale) visto che Mediaset – interessata a prelevarne il pacchetto – non ha accettato di spendere oltre 70 milioni di euro, cifra troppo alta tanto che è il doppio di quanto la stessa Dahlia aveva pagato. Potrebbe scendere in campo, a questo punto, la fantomatica televisione della Lega, un canale di cui si parlava già in estate ma che ancor oggi resta una nebulosa in una galassia già troppo ricca di buchi neri. Altro aspetto da valutare, il calcio in chiaro con la Rai che, davanti alla crescita della paytv e del satellite, sta chiedendo di spendere ancora di meno rispetto alla scorsa stagione, per le classiche trasmissioni sportive visibili a tutti come "90° minuto" e "Tutto il calcio minuto per minuto" in radio. Pacchetto che a ‘mamma Rai' è costato 25 milioni ma che la televisione di Stato non è più disposta a pagare: la Lega dovrebbe trovare l'accordo su un piccolo sconto, ma i rapporti restano tesi.
INTANTO PER I CLUB I DEBITI AUMENTANO – In ultimo, a braccetto con i diritti televisivi ridiscussi, c'è chi per far fronte ai buchi in bilancio è corso ai ripari con l'ennesimo aumento di capitale: è la Juventus di Agnelli, la prima società ad avere in Italia uno stadio di proprietà ma che non ha i conti a posto. Anzi. L'Ultimo Cda ha approvato i conti dell‘esercizio 2010-2011, che registrano perdite pari a 95 milioni di euro. Un mare, rispetto al -11 dell'anno precedente, tanto che l'Exor – la cassaforte di famiglia Agnelli – si è già impegnata a versare nelle casse bianconere circa 70 milioni entro il prossimo 23 settembre, in conto del futuro aumento di capitale che sarà varato dall'assemblea straordinaria del 18 ottobre per un totale di 120 milioni. I motivi sono chiari: l'ultima stagione è stata fallimentare sul piano sportivo con un posto Champions sfumato e minori proventi per i diritti tv. Senza l'Europa sono venuti meno parecchi milioni e a fronte anche di una campagna acquisti faraonica (negli euro spesi prima ancora dei possibili campioni acquistati), c'è bisogno di un aiuto finanziario esterno, in attesa che le entrate della ‘Juventus Arena' si facciano pian piano sentire.