Serie A 2019-2020: con Manolas e Lozano il Napoli cambia marcia
Un cambio di passo, un messaggio chiaro alla Juve. Quest'anno il Napoli punta si muove in grande, punta all'obiettivo grosso. L'arrivo di Manolas e Lozano, l'acquisto più costoso nella storia del club, consegnano ad Ancelotti le chiavi di un'interessante evoluzione tattica e progettuale.
Manolas-Koulibaly, il muro di Napoli
La coppia di centrali Manolas-Koulibaly è senza dubbio una delle migliori della prossima serie A. Con il greco come sostituto di Albiol, il Napoli guadagna fisico e aggressività in difesa, un capitale di fiducia che può consentire una copertura degli spazi più ambiziosa, come si è visto nelle amichevoli estive in cui la squadra di Ancelotti ha attaccato con formule vicine al 2-3-5 o addirittura a un 2-2-6. Formule possibili grazie alle caratteristiche dei due difensori e alle qualità di Meret, che si sta affermando come uno dei portieri di maggiore prospettiva della Serie A, con qualche margine di miglioramento nelle parate basse.
Manolas e Koulibaly difendono bene sia in area sia lontano dalla porta in campo aperto, e in questo secondo scenario si ritroveranno spesso ad agire, più vicini ai centrocampisti che al portiere. Il quid di imponderabile risiede nella continuità di Manolas, che nelle fasi di “up” prende l'iniziativa, orienta il movimento dell'attaccante nella direzione intuita per favorire il contrasto, ne anticipa le mosse e ne frustra le opzioni con una superiorità atletica ostentata a testa alta e petto in fuori. Ma nelle giornate no, e nell'ultima stagione con la Roma ce ne sono state diverse, il difensore che lancia la sfida si trasforma in temporeggiatore, che aspetta passivo l'avversario e si limita a reagire alla prima mossa dell'avversario. Con effetti significativamente meno brillanti.
Cosa può dare Lozano
In fase offensiva, un giocatore poliedrico come Hirving Lozano offre più di una variante possibile. Il ventiquattrenne messicano ha giocato buona parte della scorsa stagione da ala destra, dal lato del suo piede forte, ma può essere spostato con altrettanta efficacia a sinistra. Anche se Ancelotti ha già Insigne che interpreta il ruolo partendo largo per poi rientrare negli spazi di mezzo e dialogare con gli attaccanti da trequartista aggiunto.
In due stagioni al PSV Eindhoven, ha segnato 40 gol e offerto 23 assist in 79 partite. Nell'ultimo campionato ha mantenuto una media di 3 tiri a partita, la seconda più alta di squadra, e di 2.1 passaggi chiave a partita. Nessuno ha mandato più volte i compagni al tiro. È risultato il secondo per dribbling e il primo per falli subiti, ma anche per palle perse. In Olanda non veniva troppo coinvolto nel fraseggio offensivo, ha completato in media quasi la metà dei passaggi rispetto a Insigne o Callejon ogni novanta minuti.
Se il Napoli dovesse mantenere il 4-4-2 come impostazione di partenza, pur nella fluidità delle interpretazioni in corso d'opera, potrebbe giocare sia a destra come alternativa a Callejon, sia a sinistra a questo punto riportando Insigne nel ruolo di seconda punta. Ma non è da escludere, viste le caratteristiche dei giocatori, e alla luce di qualche esperimento visto nelle amichevoli estive, che Ancelotti abbia in mente di arrivare a presentare una versione moderna dell'albero di Natale, il 4-3-2-1 con cui ha fatto grande il Milan.
Se si andasse verso l'albero di Natale?
In questo caso la convivenza Insigne-Lozano sarebbe naturale sulla trequarti, con due giocatori che si muovono simmetricamente negli spazi di mezzo sui due lati. Callejon potrebbe essere arretrato come mezzala, e Ancelotti l'ha provato da interno in estate, e un giocatore come Allan acquisirebbe una naturale centralità come figura di equilibrio, dedita al recupero palla, con due mezzali dall'indole più offensiva (Zielinski, Ruiz, eventualmente lo spagnolo ex Real Madrid).
All'interno di questo scenario ipotetico, si inserisce bene l'intesa con Fernando Llorente. Lo spagnolo conosce il calcio italiano visti i due anni alla Juve, ha dimostrato nella seconda parte della scorsa stagione di poter sostituire un attaccante atipico quanto prolifico come Harry Kane nel Tottenham di Pochettino rivelazione dell'ultima Champions League. Un precedente non irrilevante. Anche il tecnico degli Spurs chiede versatilità e flessibilità ai suoi giocatori, spinta a tutta fascia agli esterni, mezzali in grado di supportare le punte.
Paradigmatico il secondo tempo del ritorno della semifinale di Champions contro l'Ajax. Llorente in quei 45 minuti ha vinto 13 duelli aerei su 17, record stagionale nella manifestazione, ha protetto palla per gli inserimenti di Son, Lucas, e Dele Alli. Ha soprattutto tenuto occupato De Ligt, capace di una totalizzante superiorità nei duelli aerei nel primo tempo, gli ha tolto quella sicurezza e l'ha costretto fuori posizione visti i suoi tagli fuori linea.
Perché Llorente è un attaccante aggregativo, che facilita il gioco della squadra. Un tipo di giocatore che, anche a partita in corso, può modificare il canovaccio che sottende all'esibizione creativa di squadra. Non dovrebbe partite titolare, ma potrebbe non avere un ruolo così marginale nel corso della stagione.
Cosa manca al Napoli
Complessivamente, la rosa del Napoli appare migliorata rispetto all'anno scorso, Manca forse un po' di profondità a centrocampo e una prima punta che possa prendersi la scena, considerato che Milik sembra mantenere un'identità da precario, pagando i confronti con i ricordi dei bomber del passato, le ombre dei possibili nuovi acquisti e le conseguenze di un fisico non particolarmente integro.
La scommessa principale, però, riguarda i terzini. Ce ne sono almeno due per ruolo, a destra la società ha deciso di puntare forte su Giovanni Di Lorenzo, 26 anni, alla seconda stagione in Serie A dopo la retrocessione a Empoli nelle due fasi. Nelle gerarchie di Ancelotti parte davanti a Hysaj e Malcuit in un ruolo da cui dipende una parte consistente dell'efficacia del gioco in entrambe le fasi. C'è da garantire ampiezza in fase di costruzione senza scoprire troppo campo per non lasciare i due centrali in inferiorità numerica in transizione negativa. Sono le uniche domande di un Napoli che affronta la stagione con molte più certezze.