Serie A 2019-20: la Fiorentina di Montella e Ribery, il cantiere dell’alternativa
Il cantiere italiano dell'alternativa, in una Serie A che naviga tra cavalli di ritorno e attese di rivoluzione, è a Firenze. L'arrivo di Franck Ribery, scrive Alberto Polverosi sul Corriere dello Sport, “è un guizzo. È una discesa sulla fascia con un paio di dribbling e palla in mezzo all’area di rigore”. È un'occasione colta, un fiore che racconta un'idea e conduce dietro lo specchio delle intenzioni della nuova proprietà.
Cosa porta Ribery
Ribery é il giocatore che ha vinto piú titoli in Bundesliga (9) e ha sollevato piú trofei nella storia del Bayern Monaco (24, uno in piú di Oliver Kahn). Da quando Opta raccoglie questo tipo di dato, ovvero dalla stagione 2006-07, solo Lionel Messi (1850) e Eden Hazard (1195) hanno completato più dribbling del francese (916) nei cinque principali campionati europei.
Nell'ultima stagione in Bundesliga, Ribery ne ha tentati 11.31 a partita, con una percentuale di riuscita del 54,2%, praticamente la stessa di Federico Chiesa che però in viola ne ha provati oltre due in meno (9.01) ogni novanta minuti.
Nei 1156 minuti in cui Kovac l'ha impiegato in Bundesliga, ha segnato sei reti, quasi il doppio di quanto stimato dal modello degli expected goals, segno di un giocatore magari meno incline a tentare il dribbling secco come nelle stagioni passate ma capace di avanzare e razionalizzare il raggio d'azione per esaltarsi nella finalizzazione dell'azione. Non a caso, ha superato per la prima volta dal 2015-16 la media di due tiri ogni 90′: di questi, solo 5 su 26 li ha tentati da fuori area.
Oltre a un'evidente qualità tecnica, garantisce comunque un'integrità fisica garantita dal preparatore Gianni Bianchi, amico di Luca Toni, il primo ad aver suggerito a Pradè la possibilità di acquistare “Scarface”. È proprio il direttore sportivo ex Roma a svelare, nella conferenza stampa di presentazione, l'ulteriore valore aggiunto dell'arrivo del francese, “trasmettere carisma e professionalità ai giovani”.
Chiesa centravanti?
“Trattenere Chiesa è stato un segno di forza” ha detto Fabio Capello al QS. “Il presidente Commisso è entusiasta. Ora toccherà a Montella far quadrare i conti”. Con l'aggiunta di Ribery, Montella potrebbe anche decidere di spostare come centravanti Chiesa, il secondo giocatore più giovane ad aver effettuato almeno 100 tiri nell'ultima stagione nei cinque maggiori campionati europei, dietro solo a Kylian Mbappé. Ne ha tentati 133 in totale, di cui ben 64 da fuori area, che vuol dire 3.94 conclusioni ogni 90 minuti. Ha segnato 7 gol, più di due in meno rispetto a quelli attesi.
Questa soluzione potrebbe gratificarlo, dopo il declassamento da vice-capitano, e testimonierebbe quanto effettivamente la Fiorentina voglia ricostruirsi intorno a Chiesa, come ha detto Giancarlo Antognoni a Raisport prima dell'esordio in Coppa Italia contro il Monza.
Vlahovic sorpresa dell'estate
Così, potrebbe anche ottimizzare le caratteristiche degli elementi in rosa, in quanto Simeone continua a non convincere e Boateng come attaccante di movimento può al massimo costituire un'opzione d'emergenza: giocare senza un attaccante di ruolo nel calcio di oggi non è una via praticabile nel lungo periodo. Boateng potrebbe così giocare eventualmente dietro le punte, dove Benassi ha tutt'altro che convinto per visione e tempi di inserimento.
Considerato che Thereau è fuori da ogni programma tecnico pur allenandosi con la squadra, l'altra strada è promuovere come titolare per il ruolo di prima punta Vlahovic, che al momento darebbe più garanzie di tutti. E l'ha fatto intuire con i due gol al Monza con cui ha valorizzato gli assist del giovane Montiel e consegnato alla Fiorentina il passaggio del turno. Il diciannovenne è un giocatore a una dimensione, già conosce esattamente il suo ruolo. È un centravanti concreto, classico, una prima punta pura senza ambizioni o velleità di sembrar qualcosa di meglio, qualcosa di più.
Pulgar e Badelj, a voi
Resta la sensazione di una Fiorentina con molta più qualità sulle fasce che in area di rigore. Peraltro, l'eventuale avanzamento di Chiesa non sarebbe il primo stravolgimento dell'estate nella gestione Montella. Il tecnico, infatti, inizialmente orientato a schierare la squadra con il 4-3-3 utilizzando un regista basso di impostazione più tradizionale, si è via via convinto dell'utilità di una costruzione diversa, con due mediani. Tramontato un improbabile 3-4-1-2, dall'amichevole di Livorno si è visto un 4-2-3-1 diventato via maestra per l'inizio del campionato. Il cambio di paradigma tattico ha guidato anche le successive mosse sul mercato. Sono infatti arrivati Milan Badelj, regista che si sa destreggiare anche in una formazione schierata con il doppio play, e Erick Pulgar, pallino di Corvino che l'ha portato in Italia nel 2015, che dà il meglio proprio in un centrocampo a due.
In difesa, davanti a Dragowski tornato come titolare dopo l'ottima seconda parte di stagione all'Empoli, Montella si è convinto a rimettere al centro della difesa Milenkovic, con Pezzella adattato anche a terzino sinistro lasciando a Ranieri il ruolo di secondo centrale e di fatto primo regista della squadra. Gerarchie che si potrebbero ridefinire se si dovesse completare lo scambio, considerato praticamente fatto, con l'Inter per Dalbert.
Linea verde
Firenze si è innamorata dei giovani viola. Non solo di Montiel e Vlahovic, di Ranieri e Sottil, di cui Montella ha sottolineato la pigrizia che qualche volta si accompagna al talento e finisce per oscurarlo. Saggezza però vuole che i giovani da soli non possano bastare, che abbiano bisogno di spiriti guida per incanalare gli iniziali entusiasmi e moderare gli effetti delle prime delusioni, che spesso assumono cromature tanto intense da risultare controproducenti. Alla rosa manca un po' di profondità sugli esterni, tanto in difesa quanto in attacco, e ha ancora bisogno di tempo dopo gli stravolgimenti dell'estate per assestarsi su un'identità di gruppo più stabile e coesa. Definirla senza che scorra troppa acqua sotto Ponte Vecchio è la prima missione di Montella. La più importante.