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Scontri Italia Serbia: La ricostruzione dettagliata della follia del Ferraris

Un gruppo di facinorosi “tifosi” serbi obbliga Thomson a sospendere la gara del Ferraris tra Italia e Serbia. Il calcio si ferma, questa sera ha vinto la violenza.
A cura di davide
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Italia Serbia Scontri 2

Allo stadio Luigi Ferraris c'era area di festa. Pazzini e Cassano sarebbero dovuti essere i protagonisti della gara, insieme a Palombo e Criscito pupilli di casa e invece, il condizionale è d'obbligo, perchè della "festa" ci son stati solo gli innumerevoli fumogeni e petardi lanciati dal gruppo di facinorosi presenti nella tifoseria Serba, per nulla simboli di festeggiamenti.

 Gli incessanti scontri fuori dallo stadio prima della partita, gli episodi di guerriglia urbana che si verificano già nel pomeriggio sono il preludio a quello che sarà lo spettacolo più impietoso degli ultimi anni. 3 fermi e 15 feriti serbi negli scontri con la Polizia, questo il bollettino di "guerra" per partita. Allo stadio Luigi Ferraris gli animi non si placano anzi si surriscaldono sempre più.

Gli Ultrà serbi si " appostano" nel settore alto della "Gabbia" del Ferraris e da lì, a poco più di 10 minuti dell'inizio della gara, proprio mentre lo speaker annunciava le formazioni, comincia un lancio di fumogeni sui sostenitori dell'Italia, presenti nell'adiacente settore della gradinata nord, cominciano i primi scontri allo stadio Ferraris. Il bersaglio però non sono solo gli italiani e il lancio, da posizione favorevole, prosegue verso il prato verde di Genova. La polizia, in assetto antisommossa, si disloca a bordocampo al di là della recinzione pronta ad intervenire qualora la situazione dovesse continuare a peggiorare. Intanto i tifosi italiani, provati, iniziano a rispondere alle provocazioni serbe.

A questo punto la Digos interviene e cerca di far scendere la decina di tifosi serbi che, intanto, sedutasi sulla recinsione, iniziano a tagliare la rete di protezione per ampliare la visuale di tiro ai restanti ultras presenti sulle gradinate più alte del settore. Per un pò gli animi si placano e le due nazionali, Italia e Serbia, scendono in campo. I giocatori ignari di tutto, si guardano intorno spaesati ed è evidente che con questi presupposti "l'incontro non è da fare". L'arbitro scozzese Thomson decide di rimandare di nuovo le due squadre negli spogliatoi, in queste condizioni non si può giocare.

Tra l'altro inizia a circolare una voce che vede protagonista il portiere titolare della Serbia Vladimir Stojkovic. L'estremo difensore contestato  già in patria perchè passato dalla Stella Rossa al Partizan Belgrado e reo, a parer dei tifosi, dei tre gol inflitti dall'Estonia venerdì scorso alla compagine serba, pare sia stato colpito da un fumogeno prima della gara proprio dai tifosi serbi che avevano assalito il pullman della loro squadra mentre si dirigeva presso lo stadio.

I tifosi ospiti non vogliono sentir ragioni per loro questo match non si deve giocare, e allora provano a calmarli Stankovic e Krasic che si rendono anche protagonisti di un gesto al quanto discutibile. Mentre chiedono loro di calmarsi, li applaudono anche. Tregua. I giocatori rientrano in campo e iniziano di nuovo a riscladarsi dando un forte segnale a tutto lo stadio, loro questa gara la vogliono disputare eccome. Si riparte alle 21.27, con 37’ di ritardo, ma c'è qualcosa di surreale nell'area. In campo Zambrotta ha l'onore della fascia di capitano. Rajkovic, come se l'area non fosse già abbastanza tesa, si rende protagonista di un violentissimo fallo dopo 2′. Subito dopo Pazzini va al tappeto in area serba, a vederlo sembra un rigore nettissimo ma non è della stessa opinione Craig Thomson che fischia fallo in attacco.

Al 6’ la gara raggiunge i titoli di coda: i fumogeni, provenienti sempre dal settore ospite, piovono prima in campo e poi in curva. Alle 21.38 è GAME OVER: non si gioca. Il pubblico applaude. I giocatori applaudono polemici, ma inermi si arrendono ad un simile spettacolo, uno spettacolo ben lontano dallo sport, questa sera il calcio si ferma: ha vinto la violenza!.

Davide Pecchia

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