Schick: “Volevo la Juve per Nedved. In futuro spero di giocare con Real o Barça”
Patrik Schick è stato uno dei calciatori più chiacchierati dell’estate. Dopo un grande campionato il ceco sembrava essere diventato un giocatore della Juventus, ma le visite mediche non diedero un esito soddisfacente. E nemmeno i test successivi convinsero il club Campione d’Italia. Schick è poi stato ceduto dalla Sampdoria alla Roma, con cui ha giocato appena un quarto d’ora. Mentre attende il ritorno in campo e il ritorno al gol, il giocatore si è raccontato in una bella intervista in cui ha parlato dei suoi ultimi intensissimi dodici mesi e dei suoi sogni.
Schick, Giampaolo non mi vedeva e io mi arrabbiavo
Gli inizi italiani non sono stati semplicissimi per Schick, che sentiva di non avere la fiducia del tecnico Giampaolo, che non lo conosceva e che spesso lo relegava in panchina. Dopo il gol segnato alla Juventus il giovane attaccante ha trovato sempre più spazio e con il passare del tempo è diventato talmente un idolo della tifoseria blucerchiata che ha finito per rimanere sempre più spesso chiuso in casa:
Giampaolo mi chiese come mi chiamassi e mi resi conto che non sapeva chi fossi. A volte mi sono chiesto se sarei dovuto rimanere allo Sparta. Dopo le partite in cui non giocavo, ero a a casa arrabbiato, non salutavo nemmeno la mia fidanzata, rimanevo in camere e chiamavo il mio agente Taborsky, perché non sapevo cosa fare. Lui mi diceva di essere paziente. Poi giocammo contro la Juve, segnai e fu una forte emozione. Tornai subito in panchina, mi dispiacque tantissimo perché c’erano anche i miei genitori in tribuna. Poi con il tempo sono diventato importante. All’inizio della stagione nessuno mi riconosceva a Genova, potevo passeggiare e andare nei negozi, ma dopo ho perso la mia privacy e spesso mi sono barricato in casa.
Nedved, la Juve e i consigli di Kolarov
Nell’intervista al magazine ‘Reporter’, Schick ha parlato della sua estate molto particolare: della chiamata di Nedved, dei problemi al cuore che rapidamente sono stati risolti e del passaggio alla Roma. E nella Capitale fondamentale è stato per lui l’aiuto di Kolarov, difensore esperto che lo ha aiutato molto in questi mesi:
A fine stagione potevo scegliere, le offerte che mi piacevano di più arrivavano da Torino, Roma e Milano. Scelsi la Juve, ero stato chiamato da Nedved e tutto sembrava affascinante. Non vedevo l’ora. A giugno mi sento un giocatore della Juventus, ma non era così. Le viste mediche? Sapevo che non era niente di serio, era un’infiammazione cardiaca passata, sapevo di avere tempo per riposare. Ma la Juventus rinviò il mio trasferimento. Avrei dovuto effettuare altri test, ma rifiutai perché a loro non interessava più nulla di me. Il presidente Ferrero così mi vendette alla Roma per 40 milioni di euro. Fui sollevato. Ora sono più tranquillo di un anno fa, sono giovane, ma sanno che qualcosa ho fatto. Kolarov mi ha rassicurato e mi ha detto di non subire il peso del costo e di stare calmo.
Schick sogna di giocare con una grande
Con la Roma ancora non ha mostrato le sue grandi qualità, ma Schick pensa sempre in grande e sogna un giorno di vestire la maglia di una delle più grandi d’Europa: Real, Barça o United:
Spero di potermi trasferire tra qualche anno in un club ancora migliore, dove sarò pagato meglio, è una motivazione che mi ha sempre aiutato molto. Non credo di poter andare più in alto di così. Forse giusto Real Madrid, Barcellona o Manchester United.