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Sarri, oltre Verdi il nulla. A Napoli anche CR7 farebbe panchina

Sarri ha disegnato schemi sacchiani e sincronici. Ma il vestito è troppo su misura degli interpreti. Questo riduce gli spazi per chi non parte titolare. E questo spaventa anche i nuovi acquisti. Si spiega anche così il no di Verdi. Se si tira troppo la corda, anche Cristiano Ronaldo rischierebbe di fare panchina.
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Mi ricordo quel no di Verdi e le corse di Callejon. Al tifoso del Napoli cosa resterà del mercato di gennaio? Un gran rifiuto che ha diviso mezza Italia e il continuo affidarsi alle antiche certezze. Nel no del talento del Bologna convivono la ricerca di una felicità che evidentemente in rossoblù sente e insieme il timore per la troppa rigidità di Sarri, non abbastanza flessibile da valorizzare chi non corrisponde perfettamente al profilo del giocatore che possa interpretare le sue precise istruzioni. E qualcuno, con ironia che nasconde un fondo nemmeno troppo sottile di verità, arriva a pensare che perfino Cristiano Ronaldo, con questa filosofia, rischierebbe di rimanere in panchina.

Il calcio di Sarri

in ogni ambito del gioco, Sarri si distingue come devoto all'organizzazione, al calcio posizionale, all'occupazione corretta degli spazi. Crea una squadra che commette pochi falli, 10 a partita, meno di qualunque altra formazione di serie A, ma insiste nel recupero alto del pallone attraverso la chiusura preventiva delle linee di passaggio. E anche quando attacca, avanza attraverso il possesso e il continuo fraseggio.

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L'erede di Sacchi

Il suo calcio che si nutre di attenzione e di tecnologia, di studio e visione, della memoria e del drone, è l'evoluzione più naturale, e per certi versi più fedele all'originale di Sacchi che, come sintetizzano De Caro e Beha nel saggio Il Calcio alla sbarra, “esporta un'idea di lavoro collettivo da laboratorio quasi maniacale, e di ricerca della vittoria su ogni campo, grazie al gioco e agli schemi mandati a memoria anche dai campioni più fantasiosi”. Con Sacchi si passa dal calcio sparagnino all'approccio rigido sì ma filosoficamente utopista.

"Gli allenatori" scriveva Jorge Valdano sul Pais nel 1996, "suddivisero il terreno di gioco come una scacchiera e addomesticarono i giocatori per trasformarli in pedine. L'unica cosa che continua a infastidirli è il pallone. Eppur si muove".

E l'endorsement di Sacchi è arrivato, pochi giorni fa, sulla Gazzetta dello Sport. "Sarri ha portato il Napoli già nel futuro. Non ha top player eppure esprime un gran calcio di qualità e valori. La conferma sono i tanti giocatori che sono migliorati: Koulibaly, Ghoulam, Mertens, Insigne” ha detto. “Comunque vada, Sarri ha già vinto".

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Pensiero in movimento

Il calcio, raccontava Sarri nell'intervista a Walter Veltroni inserita anche nella raccolta La vita in novanta minuti, "richiede analisi, pensiero, riflessione oltre all'esperienza vissuta”. Sarri, dice, ha studiato molto proprio le innovazioni di Sacchi, i cui punti in comune vanno ben oltre l'evidente assonanza fonetica. “Mi capita ancora di passare ore chiuso in una stanza a pensare a uno schema, a come sfruttare nel modo migliore le palle inattive. Ma è un pensiero in movimento". Ha cambiato il suo modo di pensare il calcio, dice, rispetto a dieci anni fa.

Prima "ero più portato a pensare che la tattica fosse un valore assoluto. Ora so che il bambino che c'è in ogni giocatore non va mai spento. Non va mai represso l'aspetto ludico, quello per il quale il calcio si chiama, appunto, gioco del calcio. Quando un giocatore si diverte, rende il doppio, ed è uno spettacolo meraviglioso".

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I limiti dello spettacolo

Il Napoli, per fare il proprio gioco, caro a Sarri e che tanto piace a chi guarda, ha bisogno di giocatori abili coi piedi, brevilinei, agili. Ma non sempre, non dovunque, non necessariamente funziona nello stesso modo la filosofia alla base del Barcellona dei piccoli di Cruijff, l'iniziatore dello stile blaugrana poi passato alla storia come tiki-taka, basato su un principio semplice: al centro di tutto c'è il pallone, perché se ce l'abbiamo noi non ce l'hanno loro. E chi vuol giocare senza, può anche darsi all'atletica.

Il rischio, calcolato anche dal visionario olandese, è concedere più occasioni, e più gol, in difesa sui calci piazzati. Ancor di più se si difende a zona, più facilmente perforabile.

Ma Cristiano Ronaldo giocherebbe titolare?

Il vestito nuovo dell'imperatore sulla creatura azzurra scintilla ma nasconde nelle ragioni di quel suo affascinante luccichio le ragioni della fragilità. È talmente su misura da richiedere poco pensiero laterale, ma allo stesso tempo, proprio per questo, troppo rigido e non facilmente adattabile quando il variare degli interpreti o le condizioni imposte dall'avversario costringono a un maggiore grado di improvvisazione sul tema. Si spiegano così le ritrosie di Sarri nel turnover, che spaventa anche Verdi, e le difficoltà degli azzurri nel bucare al San Paolo la difesa di una Juventus che ha spinto gli azzurri a una diversa circolazione del pallone.

I giocatori, come diceva Sarri, devono divertirsi. E non solo per via transitiva, come Sacchi spiegava a un Van Basten stanco dei suoi allenamenti ripetitivi e maniacali, nella consapevolezza della soddisfazione dei tifosi.

Lo sottolineava l'anno scorso anche Francesco D’Arrigo, dal 2011 docente del Settore Tecnico Federale di “Tecnica e Tattica” nei corsi Uefa B. “E' un’illusione comandare lo sviluppo del gioco attraverso moduli e schemi rigidi, come si usa fare in Italia” diceva durante un intervento del 2016.

Sarri ha impiegato solo 10 giocatori per oltre 1000 minuti quest'anno
Sarri ha impiegato solo 10 giocatori per oltre 1000 minuti quest'anno

Una maggiore flessibilità permetterebbe al Napoli di variare maggiormente la rosa e di aumentare le possibilità di aggirare le difese a tre, quelle che più difficilmente gli azzurri riescono a perforare, per non fare nomi l'Atalanta, che crea uno schieramento fluido, per certi versi amorfo, e si adatta all'avversario disegnando l'uno contro uno a tutto campo.

Con la rigidità di oggi, invece, quella domanda paradossale finisce per raccontare una parte della bellezza impossibile del Napoli: se anche dovesse arrivare, in questo Napoli Cristiano Ronaldo giocherebbe? La risposta è dentro di voi, direbbe Corrado Guzzanti. E non è detto che sia sbagliata.

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