Sarri ai napoletani: “Io traditore? No. Totti ultima bandiera, in futuro ne avremo zero”
Oramai ogni giorno potrebbe essere quello decisivo per vedere Maurizio Sarri alla corte della Juventus, da tutti indicata oramai come il prossimo approdo sportivo del ‘Comandante' pronto a lasciare Londra dopo solo una stagione (vincente) e rituffarsi nel campionato di casa, questa volta alla guida del club più titolato d'Italia. Ed ex nemico numero uno, quando stava a Napoli a guidare gli azzurri di De Laurentiis provandone a diventare un'alternativa reale e credibile. Esaltando una tifoseria che oggi, davanti ai rumor di mercato si sente offesa e tradita nel vederlo dall'altra parte della barricata.
L'amore dei napoletani e il tradimento
Una sensazione che però stride proprio con il fare di Sarri, uno dei tecnici più in ascesa delle ultime stagioni e in grado di imporre la propria visione di gioco ovunque sia andato, mostrandosi professionista esemplare, come il calcio moderno richiede. E in una intervista esclusiva a ‘Vanity Fair' il tecnico ha anche sottolineato come l'eventuale scelta bianconera non è e non sarà mai un tradimento.
I napoletani conoscono l’amore che provo per loro, ho scelto l’estero l’anno scorso per non andare in una squadra italiana. La professione può portare ad altri percorsi, non cambierà il rapporto. Fedeltà è dare il 110% nel momento in cui ci sei.
La fedeltà e le scelte professionali
Il pensiero di Sarri corre subito alla rabbia e al dispiacere dei tifosi del Napoli nel sentire come possa diventare proprio lui uno dei principali avversari per le prossime stagioni. Laddove ha costruito un progetto che oggi continua nelle mani di Ancelotti e dove è riuscito a realizzare la sua idea di calcio che gli ha permesso di esprimersi a livelli altissimi fino alla conquista dell'Europa League. Sposando la realtà del momento, dedicandosi al 100 per cento alla società per cui firma e lavora
Che vuol dire essere fedele? E se un giorno la società ti manda via? Che fai: resti fedele a una moglie da cui hai divorziato? Alla mia età faccio solo scelte professionali. Non potrò allenare 20 anni. L'Italia? Sentivo la mancanza è stato un anno pesante, mi mancavano gli affetti.
La Juve di Cr7, il fenomeno a disposizione del collettivo
Nella Juventus, Sarri si ritroverebbe in mano un gruppo di giocatori vincenti, alcuni campioni e dei fuoriclasse. Come Cristiano Ronaldo che, insieme a Messi, ha monopolizzato i successi del calcio mondiale nell'ultimo decennio. Ma anche in questo caso, per Sarri l'idea di fondo è chiara e non cambia: l'idea di fondo è il collettivo, il gioco, la squadra. Tutto e tutti devono essere a disposizione di questo principio
Esistono squadre medie di grandi giocatori o grandi squadre di giocatori medi. Io lavoro su questo. Il fuoriclasse è quello a disposizione della squadra, altrimenti è solo un bravo giocatore. Siamo pieni di palleggiatori fenomenali. Pure ai semafori. Il divertimento è contagioso se collettivo. Se ti diverti da solo, in 5 minuti arriva la noia
Da Totti al ‘vincere è l'unica cosa che conta'
Da campione a campione, il pensiero di Sarri corre anche a Roma, dove avrebbe potuto allenare il club giallorosso in cui Francesco Totti è ora diventato il direttore tecnico: "L’ultima bandiera è stata Totti, in futuro ne avremo zero". Un esempio di campione che è rimasto fedele anche vincendo meno di quanto uno si potesse aspettare: "Un’estremizzazione che annebbia le menti dei tifosi e di alcuni dirigenti è il concetto di vittoria ad ogni costo: il calcio è semplicemente sport, non ha senso. Non si può essere scontenti di un secondo posto"