San Siro scarica Mihajlovic e “invoca” Donadoni
Non poteva cominciare peggio il 2016 del Milan. Dopo la tristezza dell'ultima stagione, passata a raccogliere le briciole di un campionato dominato dal "ripudiato" Massimiliano Allegri, il nuovo anno del club di via Aldo Rossi si è aperto con l'ennesima figuraccia davanti al Bologna (squadra volenterosa, ma pur sempre abbordabile), e soprattutto davanti agli infreddoliti, coraggiosi e autolesionisti tifosi di San Siro. Già, perché passare i weekend sperando in uno spettacolo decente da applaudire o, al massimo, in una vittoria striminzita da portare a casa è diventato davvero un compito arduo se si ha a cuore la sorte del Milan. A nulla sono serviti i diversi allenatori passati da Milanello. Chi più chi meno, tutti sono stati risucchiati dal male oscuro che continua a regnare nel quartier generale milanista.
Berlusconi tace
Seedorf prima e Inzaghi poi hanno pagato profumatamente colpe anche non loro. Anche con lo stesso Mihajlovic, sergente di ferro che avrebbe dovuto scuotere la truppa, le cose non sono cambiate e rischiano di crollare nuovamente davanti ad un altro esonero. Non sono cambiate neanche con i soldi investiti in estate che, alla luce dei fatti, si sono rivelati spesi male e senza una logica. Nessun segno, e questa è la nota più preoccupante, neanche da Arcore. Il presidente Silvio Berlusconi, che un tempo riusciva a dare la scossa allo spogliatoio, pare svuotato di ogni speranza e forza: esattamente come i tifosi milanisti. Neanche Adriano Galliani sembra più lui, preso com'è in mezzo alla bufera di critiche e insulti che la curva gli dedica ogni maledetta domenica.
I colpevoli principali
Buona parte delle colpe sono da imputare anche alla squadra. Sono molti, infatti, i giocatori che non hanno reso per quello che sono stati pagati. Fatta l'eccezione per Giacomo Bonaventura e per il "baby" Donnarumma, il resto della rosa rossonera dovrebbe fare un pubblico "mea culpa". Non c'è, dunque, da scandalizzarsi se San Siro ha fischiato sonoramente tutta la squadra, inveendo specialmente contro Montolivo, Honda e Cerci. Il capitano rossonero è l'ombra del giocatore che fu e non riesce quasi mai a fare una partita al di sopra della sufficienza. Il giapponese, che in campo ha un atteggiamento irritante, ha aggravato la sua situazione con le dichiarazioni rilasciate in patria. Infine, Alessio Cerci. Dopo gli applausi di Torino, ha fallito clamorosamente nel "calcio che conta" e sta continuando a farlo anche con la maglia rossonera.
L'applauso a Donadoni
Chi fischia dalle tribune del "Meazza", e a farlo sono anche i signori ben vestiti in tribuna d'onore, ha tutte le ragioni di questo mondo. Prima dello scivolone contro il Bologna, la Milano rossonera ha in realtà anche applaudito. Lo ha fatto nei confronti di un giocatore che ha scritto pagine indimenticabili, insieme a campioni che i tifosi ricordano ancora con nostalgia. Roberto Donadoni ha vinto due volte a San Siro, prima della partita e dopo, e avrebbe anche potuto diventare l'allenatore del Milan in tempi non sospetti. Tutto sommato, il destino (e il presidente) gli hanno fatto un favore. Con questa squadra, anche l'immagine vincente e per bene del tecnico bergamasco sarebbe stata infangata. Come, e forse più, di quella di Seedorf e Inzaghi.