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Samuele Dalla Bona, un talento mancato con il rimorso di essere ritornato in Italia

Uno dei fiori all’occhiello del Chelsea, Samuele Dalla Bona, dopo essersi messo in mostra con i “blues” nella Premier League, decise di accettare le lusinghe dei club italiani. Dopo essere stato scaricato dal Milan, trovò la gloria solo al Napoli, prima di terminare la sua carriera.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Scelte sbagliate, infortuni e stagioni giocate in un ruolo non proprio preferito. Sono questi i fattori che spesso troviamo alla base di storie di talenti mancati che avrebbero davvero potuto dire molto, ad oggi, nel calcio nostrano. Uno di questi è Samuele Dalla Bona, una vecchia conoscenza della nostra Serie A.

Un lungo giro di casacche cambiate nel corso della sua carriera che sembrava poter decollare dopo essersi messo in mostra anche con la maglia degli inglesi del Chelsea. In pochi anni però, quel calciatore che sarebbe potuto diventare davvero un ottimo profilo, è sparito lentamente dai radar del calcio professionistico.

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Gli inizi di una carriera che faceva ben sperare

Nato a San Donà del Piave, un comune del Veneto, Samuele Dalla Bona, classe 1981, è stato un fenomeno giovanile incontrollato, se vogliamo il pioniere di tutti quei ragazzini che, dagli anni ’90 al 2000, hanno sempre sognato di giocare nel calcio professionistico. Cresciuto nell’Atalanta, ancora oggi uno dei migliori vivai del nostro Paese, Dalla Bona faceva notare già le sue immense capacità. A nemmeno 17 anni infatti, ricevette la targa Pisani come miglior giovane. Da lì in poi furono tante le squadre che bussarono alla porta dell’Atalanta per cercare di acquistare questo ragazzino tutto classe, futuro del calcio italiano. Ma nonostante tutto, quasi a sorpresa, Dalla Bona si trasferì all’estero. Il giovane Sam fu acquistato dal Chelsea nel 1998 e con la squadra londinese il feeling fu quasi immediato, una sorta di amore a prima vista per i “Blues”. Uno dei primi giovani italiani a trasferirsi e cercare fortuna in Inghilterra.

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L’avventura nel suo amato Chelsea

Nel suo primo anno con il club londinese, Dalla Bona fu aggregato alla squadra riserve e fu nominato miglior giovane vincendo la Scarpa D’oro interna al club come miglior marcatore, 16 gol. Un riconoscimento non da poco, dato che arrivò di conseguenza anche l’esordio in Prima Squadra, addirittura in una gara di Champions League. Nel 2000 Vialli lo fece esordire anche in Premier League. Le sue doti da centrocampista completo, capace di difendere e attaccare, convinsero un certo Claudio Ranieri a credere in lui nel 2001. Ranieri fu ripagato con grandi prestazioni, ma in fase di mercato, la mancata accettazione di una super proposta economica da parte del Venezia di Zamparini, fece infuriare i vertici del Chelsea, che lo misero fuori rosa, facendo spazio ad un certo Frank Lampard, da poco acquistato. Ranieri però gli concesse una seconda chance, e Dalla Bona ripagò ancora una volta il suo maestro con grandi prestazioni in campo e ben quattro reti.

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Il ritorno in Italia: scelta azzardata?

Dopo essere cresciuto nel Chelsea quindi, in Premier League, Dalla Bona totalizzò ben 73 presenze e 6 gol complessivi. Era perciò arrivato davvero il momento di cambiare aria e cercare di sfondare nel calcio facendo ritorno nella sua amata Italia. Il biondo centrocampista, rifiutò di rinnovare il contratto con il Chelsea e accettò l’offerta del Milan. Dalla Bona era atteso dalla definitiva consacrazione in Serie A, anche in chiave Nazionale. Tutti si aspettavano molto da lui dopo quanto visto in Inghilterra, ma il ragazzo fu però chiamato ad un compito davvero molto arduo: ovvero farsi largo, per un posto da titolare, fra i vari Gattuso, Pirlo, Seedorf e Ambrosini. Tra campionato, Coppa Italia e Champions League riuscì a totalizzare solo 16 presenze ed una sola rete. Il talento del calciatore non era in discussione, ma era evidente come Carlo Ancelotti, avesse capito che quel centrocampo gli avrebbe potuto dare garanzie maggiori rispetto alla presenza in campo di Sam. Una scelta che poi, con il passare degli anni, e dopo diverse Champions League vinte, ha dato ragione all’attuale tecnico del Bayern Monaco. Dalla Bona doveva trovare un’altra soluzione.

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Il lungo girovagare in Italia prima della gloria a Napoli

Dalla Bona fu così costretto a lasciare il Milan dopo solo un anno. Vestì le maglie di Bologna, Sampdoria e Lecce, dove riuscì anche a segnare 7 gol, il suo maggior numero in una stagione. Esperienze che però, nonostante le buone prestazioni, non gli consentono di realizzare il grande salto che si aspettava. E così, nel 2006, firmò con il Napoli, che aveva da poco vinto il campionato di Serie C, e in B voleva subito fare il grande salto nella massima serie. L’ambizioso progetto, diede a Dalla Bona quella spinta in più per poter dare il meglio di sé. Perno principale di quel centrocampo azzurro, Dalla Bona, già dalla prima partita di campionato, entrò nel cuore dei tifosi per quello splendido gol nella gara d’esordio contro il Treviso. Una stagione perfetta che purtroppo, una volta condotto il Napoli in Serie A, lo vide scivolare in panchina, fuori dal progetto del tecnico Reja che gli preferiva Gargano e Marek Hamsik. Da quel momento in poi, arrivarono altre nuove avventure, che però si rivelarono di poco conto, con i greci dell’Iraklis, il Verona e l’Atalanta.

L’ultima stagione a Mantova prima di appendere le scarpette al chiodo

Sam tentò un ultimo approccio con il calcio nel 2012 al Mantova, in Seconda Divisione, dove totalizzò 8 presenze senza lasciare il segno. Una volta senza contratto, si trovò svincolato. In realtà, oltre alla poca fortuna in campo, in ambito calcistico, Dalla Bona soffrì tanto anche per la morte di papà Luigi. Era legatissimo a lui, e la scelta di giocare a Mantova, era stata fatta proprio per riuscire a stare anche più tempo vicino al papà. Quella perdita però segnò definitivamente anche la vita calcistica di Sam che decise di lasciare il calcio.

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