Sampdoria, Zenga: “Su di me falsità, dissi no a Cassano e trattenni Eder e Soriano”
Walter Zenga non le va a raccontare in giro, le proprie convinzioni. Ma se gli chiedono cosa sia successo nei primi mesi di stagione quando, arrivato alla Sampdoria, poi è stato esonerato "per giusta causa" dopo 12 partite (e 16 punti in classifica) non sta certo zitto. L'Uomo Ragno non rinnega quanto fatto a Genova né la bontà o meno delle proprie scelte e decisioni, ma si sofferma a sottolineare come sua stato anche vittima degli eventi, di una disinformazione che lo ha fatto passare per ciò che non è mai stato: un tecnico che non ha rispettato i patti e quanto concordato con la presidenza.
Intervenendo alla trasmissione radiofonica Rai "Radio Anch'io", l'ex tecnico della Sampdoria ritorna su ciò che è accaduto nei mesi passati sotto la Lanterna: "Non sono mai stato accettato da una parte della tifoseria sin da subito. Il presidente Ferrero mi faceva vedere i messaggi di chi non mi voleva ma avevamo accordi precisi: rivalutare i giovani e stare nella parte sinistra della classifica. Quando sono stato allontanato stavo compiendo il mio dovere centrando queste richieste. Poi, auguro a Ferrero di diventare quello che ancora oggi non è: un vero presidente di calcio, ma ci vuole pazienza ed esperienza, lui è in questo ambiente solo da un anno".
Zenga noin ci sta a passare come capro espiatorio proprio ora che la Sampdoria con Montella è ai margini della retrocessione: "Non spero che la Samp retroceda e ritengo che non potrà andare in B perché alla fine riuscirà a risalire. Ma non ditemi che mi hanno cacciato perché volevano un calcio più spettacolare o perché avevo idee contrarie a quelle societarie. Se mi chiedi di crescere i giovani è evidente che dico no a Cassano che giovane non è. Poi quando Antonio è arrivato non ci sono stati problemi, ha lavorato è entrato in forma e l'ho schierato in campo. Il mio lo stavo facendo".
ANche dal punto di vista mercato, Zenga rivendica la buona riuscita delle trattative su Soriano ed Eder per tenerli in blucerchiato: "Negli ultimi giorni di agosto non ero in vacanza come altri miei colleghi al mare. Ero insieme alla dirigenza e a Osti per lavorare sui due giocatori. Almeno uno dei due doveva partire in estate ma io ho fatto il mio e sono rimasti. Bravura? Fortuna? Non lo so ma fatto sta che riuscii a motivarli e a restare a Genova, almeno fino a dicembre".