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Salvate il soldato Insigne, ma per quest’Italia può bastare?

L’Italia ha un problema di atteggiamento. Il modulo non aiuta, ma giocano tutti peggio che nei club. Rinunciare a Insigne non si può, ma potrebbe essere ormai troppo tardi.
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Sventurata Italia. Senza idee, senza carattere, senza squadra. Un gruppo spaesato e l’alibi troppo debole dell’arbitraggio portano verso Milano con troppi dubbi. “Speriamo ci lascino fare quel che han concesso agli svedesi” dice Ventura. Ed è questo il problema. Ma non riguarda l’arbitro come il ct intende.

Italia senza carattere e senza idee

La Svezia provocherà anche, ma gioca come squadra, corre, occupa il campo con dinamismo e un’idea. L'Italia invece a quelle provocazioni cede senza quella reazione uguale e contraria che ad ogni azione dovrebbe sempre seguire. Cede senza opporre carattere, senza mostrare un'idea purchessia.

La Svezia propone un calcio magari semplice, fisico con un Forsberg non ingiustamente considerato il pericolo scandinavo numero 1. Ma lineare, identirario. L’Italia invece non si è desta. L’Italia si addormenta sulla sua stessa inconsistenza, sulle ossessioni e sulle sue paure. Il 3-5-2 di fatto imposto e non cercato dal ct permette almeno un primo tempo disciplinato, ma non può bastare se in fase di costruzione gli azzurri si rivelano incapaci di costruire una trama collettiva che sia anche lontanamente identificabile come manovra offensiva.

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Mancano la regia e il dinamismo davanti

Verratti, evidentemente, non è il regista che dentro un contesto così scollegato riesca a ricucire, a unire, a disegnare quelle trame che a Parigi con interpreti e approcci diversi gli devono apparire naturali. L'ingenuità che porta all'ammonizione e alla squalifica è solo un ulteriore indizio che contribuisce a fare una prova. Belotti-Immobile, pur nello scenario di un modulo che naturalmente allunga la squadra, rimangono statici e vicini come non si vedeva da troppo rempo. Eppure si conoscono e sanno come integrarsi, e questo ci porta alla vera questione, al vero limite di questa nazionale.

Che differenze rispetto all'Europeo

All’Europeo, con la stessa difesa, e con Eder e Pellè davanti, l’Italia è diventata la prima nazionale a non concedere nemmeno un tiro per un intero tempo nella fase finale della manifestazione. Dopo un anno e mezzo, quella fame, quella voglia di andare su ogni pallone si è completamente persa. L’Italia è un gruppo di singoli sciolti, di individui che pensano e giocano per sé, di solisti che non diventano orchestra. Con questo atteggiamento, nemmeno il 5-5-5 di Oronzo Canà avrebbe cambiato lo scenario.

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L'Italia s'è persa

Quel feeling che non si è mai creato fra Ventura e la squadra rende inutile anche il passaggio al modulo voluto dai senatori nella famosa riunione, simbolo di una squadra senza ventura. All’avventura, cantava De André, i cowboys vanno da soli così si perdono raramente.

Gli azzurri, nell’autunno del nostro sconforto vanno da soli perché si sono già persi, annientati come singoli e come collettivo, e non sanno tornare. Non ci resta che affidarsi a Insigne, miglior talento del nostro attuale calcio, per evitare una sconfitta dalle conseguenze forse anche peggiori dello 0-1 contro la Corea del Nord, partita che comunque l’Italia gioca praticamente in dieci.

Non essere al Mondiale per la prima volta dal 1958, condizionati allora come oggi da una guida tecnica troppo testardamente fedele alla linea e non disposta a sacrificare la teoria in nome delle caratteristiche empiriche dei singoli, si trasformerebbe in un fallimento di progetto, di prospettive, di movimento dalle conseguenze difficilmente prevedibili. Time isrunning out, purtroppo. Insigne ora potrebbenon bastare.

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