Salvate il soldato Insigne. Che spreco lasciarlo in panchina
Non c'è (molto) posto per Lorenzo Insigne in quest'Italia senza qualità. Gli azzurri di Antonio Conte sono arrivati all'Europeo senza un faro tecnico di riferimento, con molti giocatori pronti a gettare il cuore oltre l'ostacolo ma senza un vero leader al quale appoggiarsi per costruire la manovra e affidare le chiavi del gioco. Con la scelta di lasciare a casa gli ‘americani' Andrea Pirlo e Sebastian Giovinco e con l'infortunio dell'ultimo istante di Marco Verratti, in Francia è andata l'Italia dei Giaccherini e degli Sturaro. Una scelta ben precisa da parte di un allenatore che ha preferito il carattere ai piedi buoni, la coesione del collettivo all'intuito del singolo.
Portando con sé una rosa che ha scatenato polemiche e scarse condivisioni da parte dell'opinione pubblica, puntando su un undici titolare che il ct ha oramai deciso essere il proprio nucleo di riferimento. Dove non c'è spazio per Lorenzo Insigne, il folletto del Napoli che, dati alla mano è l'unico portatore sano di ingegno, tecnica e fantasia. Ma che non rientra tra le prime scelte di Conte. E contro l'Irlanda s'è visto solo per un quarto d'ora, al posto di Immobile.
Sorpresa Italia
Tutto condivisibile. I risultati iniziali hanno smentito gli scettici, hanno dato ragione a Conte e alle sue scelte. Due vittorie contro Belgio e Svezia, la qualificazione agli ottavi in tasca con un turno d'anticipo, zero gol subiti, una difesa di ferro e un gruppo con l'autostima sempre più crescente. E la possibilità di giocarsi la terza gara in scioltezza senza l'ansia del risultato o della prestazione, giocandosi la carta del turn-over, della rivoluzione tra titolari e riserve. Un lusso che altre nazionali, ancora sul fil di lana per la qualificazione non hanno potuto o non potranno effettuare.
La Nazionale mediocre ‘voluta' da Conte
In tutto questa positività c'è però anche la nota stonata di Insigne. Nelle toto formazioni della vigilia, il partenopeo non è mai stato preso in considerazione né dal ct né dagli addetti ai lavori come se quest'Italia non avesse necessità delle sue indubbie qualità tecniche. Quasi che la Nazionale con il numero 10 sulle spalle di Thiago Motta sia oramai un segno di fabbrica ben preciso e un segnale chiaro: classe operaia in paradiso, il resto in fabbrica. Un po' per costrizione, certo, perché una nazionale così modesta tecnicamente non si vedeva da decenni, ma un po' anche per convincimento dell'ex allenatore bianconero.
Lorenzo il Magnifico ma non in Azzurro
Eppure proprio di un giocatore come Insigne, questa nazionale avrebbe bisogno come l'aria. Un giocatore che è cresciuto attraverso la gestione Mazzarri prima e Benitez poi, dove veniva sfiancato e snaturato con un lavoro di copertura che lo allontanava dal suo estro. Ed è maturato con il lavoro di Maurizio Sarri, dove si è ritagliato spazi importanti all'interno di un Napoli da mille e una notte nel segno di Higuain, diventandone, soprattutto all'inizio, la spalla ideale. E' vero, anche sotto il Vesuvio ha vissuto momenti di difficoltà nel dimostrare di valere una maglia da titolare ma Lorenzo il Magnifico, i colpi da campione li ha mostrati e li potrebbe mettere a disposizione anche dell'Italia.
Troppo per quest'Italia
Solo se Conte glielo permettesse, come contro l'Irlanda quando è subentrato nella ripresa (palo pieno), Lorenzo potrebbe essere Magnifico anche in Nazionale. Contro i ‘green' sembrava la partita perfetta per Insigne dove l'assenza di pressioni, la possibilità di far riposare i titolari e le motivazioni di un giocatore che scalpita dietro le quinte pur rispettando consegne e gradi, avrebbe fatto la differenza. E consegnare al ct la consapevolezza di avere un ulteriore jolly da giocarsi nel momento del bisogno. Ma forse è proprio questo che Conte non vuole: che si infranga il sogno nato al debutto contro il Belgio, dove l'Italia mediocre ha saputo imbrigliare la migliore del ranking e che si è saputa ripetere con la Svezia di Re Zatlan. Forse Insigne non è stato dimenticato da Conte. Forse Insigne fa paura prima che agli avversari, allo stesso ct.
Il ‘soldatino' Insigne
A fine gara Insigne continua il profilo basso, senza andare contro le scelte del ct, accettando la panchina, i 20 minuti di partita, un ruolo da comprimario: "Sono a disposizione del ct, se sono qui è grazie a lui e alle sue scelte. Non è importante chi entra in campo e cambia la partita, è importante la mentalità del gruppo. Loro fisicamente erano il doppio di noi, il campo era pessimo e non siamo abituati a giocare un calcio da palla lunga e pedalare".