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Salernitana, Matera, Atletico Roma: società storiche tutte fallite, ma la FIGC resta a guardare

Una storica società del nostro calcio, la Salernitana, non è stata iscritta alla prossima stagione. Stessa sorte per il Matera e l’Atletico Roma, terzo club della Capitale. Esempi di un sistema oramai al collasso.
A cura di Alessio Pediglieri
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Salernitana

Come già detto più di una volta, adesso arriva la certificazione ufficiale: il nostro è un calcio che non ce la fa più. Quando sono le basi a cedere, tutto l'edificio rischia di crollare per quanto alto e sfarzoso sia e se si guarda alle fondamenta del nostro calcio, cioè le serie minori, l'allarme è rosso fuoco. Le notizie che si rincorrono oramai da settimane sono sempre più critiche: le piccole società e l'intero universo del mondo professionistico della Lega pro stanno pian piano implodendo tanto che molte realtà si sono ritrovate costrette ad alzare bandiera bianca in vista della prossima stagione cui bisogna iscriversi in queste ore dando garanzie ferree secondo le regole federali. Ultima, fresca e gravissima notizia l'esclusione ufficiale della Salernitana: i granata sono fuori dal calcio professionistico per la prima volta dal 1919. Nell'ultimo giorno utile per risolvere i problemi finanziari della società, il patron Lombardi non è riuscito a compiere il miracolo e la Covisoc non ha ratificato l'iscrizione per la stagione 2011-2012.

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FALLIMENTI E DEBITI – E' l'ultimo esempio delle piccole realtà che spariscono, spesso nell'anonimato, ma a volte anche con qualche eco rimbombante, come è accaduto in precedenza per l'Atletico Roma, il terzo club professionistico della capitale. Dopo aver fallito, ai playoff, il traguardo della serie B ora sta pensando di trasferirsi a Pomezia o Tivoli, ma i debiti sono ingenti e alcuni giocatori hanno cambiali garantite sino al 2013. Non solo, anche la Salernitana se la sta passando malissimo ed attualmente è nelle mani del sindaco De Luca, o il Foggia del dopo-addio di Zeman (che se ne è andato a Pescara) che ora rischia di dover dire addio al campionato. In Lega Pro, per quest'anno è stato fissato un limite di 76 club, ma il presidente Macalli ha chiaramente ben definito il grave problema di trovare altrettanti club in regola per parteciparvi e sta puntando ad una riforma vera che significa tagli per arrivare a 60 club nel giro di tre anni.

IL SINDACATO CALCIATORI NON CI STA – Una scelta radicale e radicata nella difficoltà delle piccole società di poter resistere davanti a costi sempre più alti e ricavi poveri, eppure oltre gli altri problemi, c'è da affrontare un altro ostacolo: il sindacato calciatori che non vuole scendere a 60 società. I motivi restano oscuri, di certo non propriamente logici e così appare sempre più decisivo l'intervento del presidente Giancarlo Abete: lui è stato un importante presidente della Lega di Serie C, ha varato riforme fondamentali e conosce bene quel mondo ma adesso sembra aver altro cui pensare come la decisione sullo scudetto 2006.
Lo scorso anno sono state cancellate 20 società, sulle 90 aventi diritto e dopo tre anni dal passaggio dalla serie C alla Lega Pro,  il fallimento è totale su tutti i fronti. Durante la stagione appena conclusa molte delle 85 società iscritte hanno mostrato difficoltà economiche crescenti.

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UNA CRISI TIRA L'ALTRA – Le crisi si sono succedute. L’esito dei campionati (per numerosi club affidato alle decisioni della Giustizia sportiva) è stato comunque falsato. Si è giocato su troppi impianti fatiscenti, spesso a porte chiuse. Lo scorso anno sarebbe occorsa più lungimiranza. Già allora bisognava tagliare drasticamente il format. Limitarlo a un numero di club tale da consentire i controlli e le certificazioni che stanno alla base di un risultato sportivo basato su seri presupposti di lealtà sportiva. A luglio 2010 si sarebbe dovuto trovare il coraggio di ricostruirla la C, tanto era malandata. Esattamente come è stato fatto, da e per tempo, in Inghilterra. Di trasformarla nel vivaio delle categorie superiori, nel collante per un contesto in crisi identitaria e invece Macalli prima e Abete adesso non sembrano avere il coraggio di ribaltare una situazione drammatica.

SALERNITANA, MATERA: STESSA FINE – Tra tanti club che spariscono, c'è anche il Matera che saluta il palcoscenico del calcio che conta dopo appena una stagione. La Seconda divisione è ormai soltanto un dolce ricordo, in assenza della fidejussione pari a 300 mila euro, il presidente del sodalizio biancazzurro, Tommaso Perniola, ha dovuto suo malgrado alzare bandiera bianca. Esattamente dodici mesi fa, in città si festeggiavano i successi in Coppa Italia e dei playoff di serie D, in attesa della gran bella notizia del ripescaggio. Ora, invece, non resta nulla neanche del dignitosissimo campionato in Seconda divisione in cui la truppa di Adriano Cadregari non ha sfigurato raggiungendo la permanenza con largo anticipo e ‘rischiando' di conquistare un posto nei playoff. Tutto lavoro inutile. "Siamo fuori dal calcio in senso assoluto. Purtroppo sono venute meno le garanzie indispensabili per perfezionare la fidejussione".

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L'ELENCO DELLA VEERGOGNA – Riassumendo l'attuale situazione in Lega Pro, ci sono dunque club come l'Atletico Roma, il Foggia, il Brindisi, il Gela che sono messi, al momento, davvero malissimo, impegnati in una corsa contro il tempo, ma il rischio reale di dover dire addio al calcio professionistico è sempre più evidente. Il consiglio direttivo ha ratificato l'iscrizione ai campionati di 70 società tra Prima e Seconda Divisione, mentre sono sotto indagine e non sanno se potranno iscriversi perché non hanno presentato la documentazione completa Atletico Roma, Como, Foggia, Gela, Lucchese, Ravenna in Prima Divisione; Alma Juventus Fano, Brindisi, Cavese, Cosenza, Ebolitana, Matera, Montichiari, Sanremese e Catanzaro in Seconda Divisione. Non hanno presentato invece la domanda d'iscrizione, quattro società di seconda divisione: si tratta di Canavese, Crociati Noceto, Rodengo Saiano e Sangiovannese. Uno stillicidio che al momento vede questa situazione.Al campionato di Prima Divisione, parteciperanno Alessandria, Andria Bat, Barletta, Bassano Virtus, Benevento, Carrarese, Carpi, Cremonese, Feralpisalò, Foligno, Frosinone, Latina, Lumezzane, Pavia, Pergocrema, Piacenza, Pisa, Portogruaro Summaga, Reggiana, Siracusa, Sorrento, Spal, Spezia, Taranto, Trapani, Triestina, Tritium, Esperia Viareggio e Virtus Lanciano. Iscritte al campionato di Seconda Divisione Aprilia, Arzanese, Avellino, Aversa Normanna, Bellaria Igea Marina, Borgo a Buggiano, Cuneo, Nuovo Campobasso, Casale, Celano, Chieti, Fondi, Gavorrano, Giacomense, Giulianova, Isola Liri, L'Aquila, Lecco, Mantova, Melfi, Milazzo, Monza, Neapolis Mugnano, Paganese, Perugia, Poggibonsi, Prato, Pro Patria, Pro Vercelli, Renate, Sambonifacese, San Marino, Santarcangelo, Savona, Sudtirol, Ternana, Treviso, Valenzana, Vibonese, Vigor Lamezia e Virtus Entella.

Per la Covisoc e i vertici federali ci sarà da lavorare: l’ultima parola spetterà al Consiglio Federale del 18 luglio. In quella data avremo la diagnosi definitiva di un calcio italiano profondamente malato.

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