Sacchi e gli oriundi: “C’erano già nel ’34. Conte ha il mio appoggio”

"Troppi calciatori stranieri e di colore nei nostri vivai". Per quella frase, che tendeva a sottolineare solo la crisi nello sviluppo, nella crescita dei talenti e la gestione del calcio italiano, Arrigo Sacchi venne tacciato d'essere razzista, vecchio, fuori dal mondo. Oggi che la convocazione degli ‘oriundi' in Nazionale (contro la Bulgaria ci ha salvato uno di loro, Eder) ha sollevato le obiezioni da parte di chi (Roberto Mancini in testa) predica una maggiore italianità degli Azzurri, l'ex commissario tecnico offre una riflessione che fa da spartiacque: "Gli oriundi c'erano già nel 1934 (anno della vittoria del primo titolo iridato della Nazionale di Pozzo) ed hanno partecipato anche al Mondiale – ha ammesso a Radio Crc -. Se un calciatore ha il piacere di giocare per l'Italia e lo fa con entusiasmo, perché negargli questa gioia?".
L'occasione per ribadire è il libro ‘Calcio totale' scritto dall'ex allenatore del Milan che, anche in qualità di ex coordinatore della selezioni giovanili azzurre, ha sottolineato come i talenti non manchino. "Siamo vice campioni d'Europa – ha aggiunto Sacchi – e questo significa che, al di là degli spagnoli, abbiamo il miglior parco di giovani calciatori del ‘vecchio continente'. Però, qui da noi si pensa anzitutto al risultato e non come vi si arriva. Manca pazienza". Ed è così che sceglie di schierarsi dalla parte di Antonio Conte per il lavoro che l'ex juventino sta svolgendo al timone della Nazionale, finito nel mirino della critica (oltre per la bufera scoppiata sul caso Marchisio) per aver convocato i ‘connazionali col trattino'… ovvero, l'italo-argentino Vazquez del Palermo e l'italo-brasiliano Eder della Sampdoria. "Noi italiani ci distruggiamo in polemiche – ha concluso Sacchi – ma per me Conte resta uno dei più bravi tecnici che abbiamo in Italia".