Roma, la capolista si riscopre anche macchina da gol
La vetta è stata mantenuta e difesa dagli attacchi di Inter, Napoli e Fiorentina. La decima giornata di campionato ha registrato il mezzo passo falso della Lazio che pareggia a Bergamo dopo essere stata in vantaggio e l'addio – oramai definitivo dopo solo un terzo della stagione – della Juventus, scivolata a Sassuolo per opera di Sansone. Così la Roma ha mantenuto il primato solitario con due lunghezze dalle inseguitrici e lo ha fatto imponendosi senza alcun problema all'Olimpico a suon di gol contro l'Udinese ridimensionata dopo soli 4 minuti quando Pjanic per primo ha gonfiato la rete friulana per il definitivo 3-0 al 90′.
L'ennesima conferma che la Roma c'è, eccome. La squadra di Garcia si è rigenerata cammin facendo dopo un avvio stentato e claudicante. I giallorossi hanno trovato l'assetto giusto in mezzo al campo, hanno registrato la difesa e ottimizzato in attacco le bocche da fuoco che si sono ritrovati a disposizione, Facendo anche di necessità vitù viste le numerose e importanti assenze: da Castan e Maicon in difesa a Strootman, Keita e Totti a centrocampo fino a Dzeko in avanti. Tutti uomini su cui Garcia aveva costruito la struttura e di cui si è dovuto privare puntando su alternative che si sono dimostrate valide.
E' questa la forza motrice della nuova Roma: il gruppo. Un gruppo che gioca e segna più di tutti, con 25 reti in 10 giornate e il miglior attacco del campionato malgrado non vi sia un vero e proprio goleador. Che sarà il valore aggiunto da qui in avanti perché se è vero che Dzeko è un bomber da 20 reti stagionali è pur vero che l'ex City ha segnato la miseria di una sola rete. Il che fa capire benissimo il potenziale ancora inespresso e i margini di miglioramento che i capitolini hanno.
Tanto che sarà decisiva la prossima sfida, contro l'Inter, utile per sdoganare definitivamente i giallorossi per la corsa al tricolore. Una parola che finalmente a Roma non si pronuncia, pensando solamente a giocare e a vincere. Altro aspetto che denota la maturità di un gruppo che alla terza stagione può dare concreti frutti al tecnico francese che ha modellato una realtà dove finalmente la chiesa è tornata al centro del villaggio. Questa volta se per restarci o no lo deciderà anche l'Inter di Mancini.