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Roma, De Rossi si scusa per gli insulti a Mandzukic: “Mi dispiace”

Il centrocampista giallorosso ha chiesto scusa allo juventino Mandzukic: “Mi dispiace per chi si è sentito offeso per quella frase. Il calcio nei novanta minuti livella un po’ tutti verso il basso, non è una giustificazione, ma ogni tanto capita in campo di dire qualche parola di troppo”.
A cura di Alessio Morra
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Daniele De Rossi chiede scusa a Mandzukic. Il centrocampista della Roma si è cosparso il capo di cenere in un’intervista rilasciata a ‘Le Iene Show’: “Sono stato beccato dalle telecamere mentre dicevo una frase che, insomma, potevo evitare di dire. Mi dispiace per chi si è sentito offeso da quella frase. Non è la prima volta che si dicono questo frasi e ogni tanto capita in campo…Posso dire che se ne dicono tante di parole e che in campo se ne dicono di peggio e che il calcio in quei novanta minuti livella un po’ tutti verso il basso, ma questa non è una giustificazione”. Capitan Futuro nel corso della partita Juventus-Roma rivolgendosi all’attaccante croato aveva detto: “Stai muto, zingaro di m….”. Al termine del match con i bianconeri il tecnico Luciano Spalletti, creando ulteriori polemiche, aveva consigliato a De Rossi di parlare con la mano davanti alla bocca, come fa Cassano: “Dobbiamo evitare di dirle o, come ha detto il mister, copriamo la bocca. Se Cassano mi ha insegnato a parlare con la mano davanti? Cassano è cintura nera di mano davanti”.

A De Rossi ha tirato le orecchie anche l’amico Gigi Buffon, compagno di tantissime battaglie in nazionale. Il capitano della Juventus, a margine del Premio ‘Brera’ assegnato al miglior sportivo dell’anno, ha dichiarato: “De Rossi deve chiedere scusa a Mandzukic. Ogni tanto in campo noi giocatori commettiamo degli errori. Capita che si dicano cose sbagliate, però quando hai la telecamera addosso che registra tutto allora è chiaro che devi chiedere scusa”. Il giudice sportivo ieri ha deciso di non sanzionare il centrocampista giallorosso. La prova televisiva non è stata applicata per quegli insulti razzisti, perché nessuno degli ufficiali di gara ha sentito la frase. E anche se uno degli arbitri avesse sentito quella frase il Giudice Sportivo avrebbe potuto decidere se quella frase poteva essere definita ‘espressione discriminatoria’, perché codice alla mano si parla di applicabilità: “limitatamente ai fatti di condotta violenta o gravemente antisportiva o concernenti l’uso di espressione blasfema, non visti dall’arbitro, che di conseguenza non ha potuto prendere decisioni al riguardo”.

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