Roma, curva chiusa per razzismo? Il club deve risarcire il tifoso abbonato
Dopo la recente decisione di chiudere la Curva Nord dello stadio Olimpico di Roma, in seguito all'ennesimo caso di cori razzisti durante la partita con il Sassuolo, torna d'attualità un esposto di qualche mese fa fatto da un tifoso giallorosso che, nel 2013/14, non potè seguire la sua squadra del cuore a causa della chiusura della curva romanista: decisa dalla giustizia sportiva in seguito agli insulti discriminatori nei confronti del Napoli e dei suoi tifosi in Coppa Italia.
A distanza di mesi, il Tribunale di Roma ha così emesso la sua sentenza dando ragione all'abbonato del club di James Pallotta. Secondo il giudice Vincenzo Picaro, il club è infatti tenuto a risarcire gli abbonati che non hanno potuto seguire la partita da quel settore: una sentenza che tutela i diritti di quegli abbonati estranei ai cori di odio e discriminazione.
Il rimborso e le spese a carico della Roma
Come riportato dal sito "cassazione.net", il giudice ha evidenziato che la chiusura della curva non può essere imputabile al singolo abbonato; e poiché il club non è in grado di offrire quanto promesso (la visione della gara), il tifoso ha diritto ad un rimborso delle singole partite che non ha potuto seguire.
La clausola presente sul contratto di abbonamento, che solleva la società da ogni responsabilità in caso di squalifica del campo o di chiusura di un settore, è stata inoltre dichiarata fortemente a favore del club e ai danni dei tifosi. Dopo la decisione del giudice, il tifoso avrà dunque diritto al rimborso di 38,67 euro per le tre gare perse, a fronte di un costo dell'abbonamento di 245 euro. Il club giallorosso, invece, dovrà farsi carico quasi 4000 euro di spese processuali.